Il primo anno, al cinema il nuovo film del regista di Ippocrate e Il medico di campagna. Coming of age e critica al sistema scolastico
– What you do, and what you say
Has a lot to do in how you live today
What you want, what you make,
Everybody knows it’s only what you take
This World Today Is A Mess cantava Donna Hightower nel 1972 – You say yes, they say no Everybody’s talking everywhere you go – ed è con le parole di questa canzone che si apre (e si chiude) Il primo anno (Première année), il nuovo film di Thomas Lilti. Sintesi perfetta e potente di un film di formazione amaro ma girato con tocco leggero che non cede mai la mano al pessimismo.
Dopo Ippocrate (2014) e Il medico di campagna (2016), con Il primo anno il regista francese torna a raccontare una storia legata al mondo della medicina, questa volta però concentrandosi sull’ambiente universitario e sulle pressioni che investono gli studenti; una critica non troppo velata al sistema che forma (o dovrebbe) i giovani medici.
Il test di ammissione alla facoltà di medicina diventa così Lilti un pretesto per parlare del sistema scolastico, delle pressioni e delle aspettative a cui vanno incontro i giovani (e ingenui) aspiranti medici di Parigi. Un sistema che non è in grado né di aiutarli né di valorizzarli: una giungla brutale dove il test di ammissione diventa un calvario in grado di determinare intere esistenze, e – talvolta – di spezzarle.
In questo senso, stavolta, la medicina non è un pretesto ma piuttosto il contesto che permette allo spettatore di capire gli obiettivi (e le ansie) dei personaggi, mettendo così in scena una storia che parla del sistema competitivo in cui si è organizzata la nostra società. Questo sistema funziona davvero?, si chiede l’autore, per mostrare la disparità che è alla base del sistema di istruzione.
Il primo anno è un coming of age che racconta (anche) dell’amicizia tra due ragazzi, Benjamin, che appena uscito dal liceo scopre il mondo della facoltà di medicina (con le sue regole e le sue dinamiche) attraverso i consigli di Antoine, un ripetente che brucia dal desiderio di diventare medico. Benjamin ancora non ha ben chiari i suoi obiettivi, le sue passioni e le sue motivazioni, mentre Antoine è disposto a sacrificare tutto per passare il test e diventare un medico. Benjamin sembra però capire meglio i meccanismi del sistema e si adatta meglio, brillando di più, Antoine arranca, e en presto i ruoli si invertono… L’amicizia diventa competizione, la pressione diventa eccessiva, la frustrazione avenza e qualcosa si rompe.
I due amici si sostengono a vicenda, si spalleggiano, vivono insieme un’esperienza totalizzante, ma la concorrenza distrugge tutto. Non c’è tempo per chi rimane indietro.
Thomas Lilti dirige la vicenda con mano leggera, non cade mai nel melodramma, empatizza con i suoi personaggi e con il pubblico, virando di tanto in tanto verso qualche suggestione “pop” per stemperare la tensione. Il ritmo è svelto e lo sguardo lucido, disincantato, ma mai cinico. Il regista guarda al buono, senza edulcorazioni: per vincere alcune gare non serve arrivare primi.