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Prima italiana. Politica, società e cultura dell’Africa contemporanea in mostra a Milano

Richard Mudariki, Art Fair Booth, 2019
Richard Mudariki, Art Fair Booth, 2019

Cinque racconti differenti dallo Zimbabwe al Sudafrica in mostra per la prima volta in Italia per riflettere sulla situazione politica, sociale e culturale dell’Africa contemporanea. Osart Gallery torna ad approfondire il panorama artistico africano con la collettiva African Characters, dal 10 settembre all’8 novembre 2020 presso la sede della galleria in Corso Plebisciti 12 a Milano.

Kate Gottgens, Kuzdanai-Violet Hwami, Neo Matloga, Richard Mudariki e Gareth Nyandoro sono i protagonisti della collettiva dedicata al panorama artistico africano da Osart Gallery, uno spaccato di umanità che riflette, attraverso i cinque racconti differenti degli artisti, la situazione politica, sociale e culturale dell’Africa contemporanea. I lavori selezionati, in mostra per la prima volta in Italia, ritraggono scene di vita quotidiana ambientate tra Zimbabwe e Sudafrica. Gli oli su tela di Kate Gottgens (1965, Durban, Sudafrica) descrivono la quotidianità della classe media sudafricana. I personaggi che ritrae si presentano come figure malinconiche all’interno di contesti abitualmente di divertimento: a bordo di una piscina, nel bel mezzo di una gita fuori porta o sulla spiaggia. Giocando sullo stridente effetto del paradosso, e a prescindere dai luoghi, ciò che interessa all’artista è evidenziare le illusioni e le ambiguità di una società abbandonata a se stessa. Scene offuscate e confuse, soggetti sfumati come spettri e un senso generale di tristezza suscitano empatia tra l’osservatore e il modo di sentire dell’artista, messo a nudo sulla tela.

Kate Gottgens, Court Shoes, 2017
Kate Gottgens, Court Shoes, 2017

Di origini zimbabwese, Kuzdanai-Violet Hwami (1993, Zimbabwe) è una delle giovani donne che ha vissuto sulla propria pelle la kuDiaspora, il fenomeno di chi cerca una nuova vita al di fuori del luogo d’origine. Questo si riflette con una forte connotazione nostalgica nella propria produzione artistica: molte delle sue opere nascono infatti dalla rilettura di fotografie sue e di familiari, e rappresentano un percorso di ricerca delle proprie radici, fatto di memoria e appartenenza che rivelano un profondo legame con la terra natia. Violet dipinge se stessa nei panni di una ragazzina che sembra mettersi in posa per una fotografia; in piedi, tiene tra le mani due galline pronte alla vendita, mostrandole allo spettatore.

I personaggi di Neo Matloga (1993, Limpopo, Sudafrica) sono rappresentati con carboncino e inchiostro mentre ballano, mangiano e chiacchierano. Interessato alle relazioni umane e in particolare al contesto domestico-familiare il lavoro di Neo indaga diversi livelli di intimità. La caratterizzazione dei personaggi è peculiare, i visi e i volti, così come mani e braccia, sono fatti di ritagli di giornale e l’assenza di colore, a favore dell’utilizzo di colori neutri come il nero, il grigio e il bianco, lascia spazio all’immaginazione.

Gareth Nyandoro, Butchery now open, 2019

La pittura acrilica di Richard Mudariki (1985, Seke, Zimbabwe) è invece connotata da un forte messaggio universale. I suoi dipinti semi-realistici evidenziano diversi temi socio-politici africani e globali come la caduta del presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, la crisi dell’acqua a Cape Town e la volatilità della politica nell’era della Brexit. Con l’acrilico su tela Art Fair Booth (2019), Mudariki si riferisce ad una delle dinamiche tipiche del mercato dell’arte: la partecipazione di una galleria ad una fiera. La presenza di una cassa ATM all’interno dello stand ci rimanda simbolicamente al lato commerciale che una fiera specialistica come quella riprodotta prevede, e in generale alla struttura economica su cui si basa il mercato dell’arte. In Richard le ironiche citazioni dalla storia dell’arte europea sono unite a colori brillanti, grandi campiture piatte e prospettive irregolari.

African Character installation view
African Character installation view

Si sofferma sull’interazione umana all’interno del tessuto urbano l’arte di Gareth Nyandoro (1982, Zimbabwe). Con un processo simile al décollage -definito Kuchekacheka- l’artista incide e taglia il cartone fino ad ottenere dei veri e propri ritratti. Osservatore attento del comportamento umano, Gareth si interroga sulla street life di Harare e non solo. Descrive i suoi personaggi, spesso immersi nelle occupazioni quotidiane, attraverso l’uso dell’inchiostro e tramite l’utilizzo di plastiche applicate alla tela come in Jedza welders (2019).

 

African Characters
10 settembre – 8 novembre 2020

Catalogo bilingue con testo critico di Nicolas Ballario

Osart Gallery | Corso Plebisciti 12, 20129 Milano
dal martedì al sabato, 10.00 – 13.00 / 14.30 – 19.00 (entrata libera)

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