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Il “Diario di quarantena” di Paolo Ventura: un lavoro inedito di sola e pura pittura

paolo venturaIl “Diario di quarantena” di Paolo Ventura. L’incursione di un affermato “fotografo” verso un mondo affine, quello della pittura

Durante il recente confinamento obbligatorio a casa (diciamolo almeno una volta in italiano senza usare l’inglese Lockdown), in un clima di inaspettata non operatività, con tempi dilatati e condizionati dall’emergenza sanitaria, oltre a prodigarsi in dirette Instagram, aste benefiche ed altri fenomeni social, qualche artista ha colto l’occasione per produrre nuove opere: o rappresentando l’inesplorata iconografia sulla tematica del nuovo virus – con i suoi derivati prudenziali come guanti, mascherine ed altri oggetti prepotentemente entrati nell’usanza e nel linguaggio cittadino quotidiano – oppure per sviluppare nuovi progetti inediti.

paolo ventura

Tra questi Paolo Ventura si è prodigato passando il suo tempo componendo un diario (quasi) quotidiano dipingendo gli elementi domestici nella sua casa di Anghiari, un piccolo borgo in provincia di Arezzo. Comprando dal tabaccaio del paese rotoli di carta da pacco in misura 100 x 140, l’artista, previa preparazione con un fondo di calce a gesso bianca e l’utilizzo di colori in acrilico, più veloci nell’asciugarsi sulla superficie, ha lasciato libera l’interpretazione artistica prendendo spunto dalla sua realtà domestica.

Spoglio di macchina fotografica ed impossibilitato a raggiungere lo studio, Ventura inizia a dipingere tutto ciò che vede intorno a sé. Ne è nato un lavoro di oltre 50 opere, calendarizzato giorno per giorno, intimo e suggestivo, nell’atmosfera di delicata intensità di una tipica casa di campagna.

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Utensili essenziali di tutti i giorni, necessari allo scorrere quieto del vivere, suppellettili in corso d’uso scelti a casaccio voltando lo sguardo, gli oggetti ritratti sembrano adagiati nel silenzio delle stanze, rappresentati con maestria in un clima statico e di piccole, lente azioni ad estensione del tempo dilatato.

La matita sul tavolo, il pettine, il bicchiere con dentro l’aspirina, la sigaretta fumante appoggiata alla finestra, la tazza rotta del tè, le scarpe eleganti in momentaneo abbandono, il ritratto di qualche vicino, angoli dell’abitazione leggermente in disordine, tutte opere, dal vago colore opaco, raccolte in un straordinario equilibrio narrativo.

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Per Ventura, affermato “fotografo”, è quasi una svolta, un lavoro inedito di sola – pura – pittura, e ne mantiene la suggestione, con eleganza stilistica e poetica, con toni a volte alienanti e surreali, caratteristica espressiva di tutto il suo precedente linguaggio artistico.

Non è quindi un’inversione di tecnica, piuttosto un’incursione verso un mondo affine, perché in tutto il suo lavoro pregresso, Ventura, per usando costantemente la fotografia come strumento finale, da sempre adorna e compone i suoi personaggi con sfondi di paesaggi e da lui stesso progettati, creati e dipinti con la classica tecnica pittorica, scenografie vere e proprie come quinte di palcoscenico. In altre opere, penso specialmente alla serie di Collage – 2017/2019, i cieli sono totalmente dipinti a mano sulla carta fotografica rendendo l’opera un unicum pittorico.

In quest’ultima ricerca pittorica, ma anche nelle sculture e nella costruzione di manichini, viene suggellata la totalità del fare artistico come un’attitudine complessiva, senza limiti di tecnica, che non conosce confini formali accademici e nemmeno di etichetta.

In corso alla mostra alla Weinstein Hammons Gallery di Minneapolis sono esposte molte di queste recenti pitture, altre saranno esposte nella mostra Carousel in programma a Torino da Camera Centro Italiano per la Fotografia dal 17 settembre p.v. curata da Walter Guadagnini.

Un’ampia selezione di questi dipinti sono sapientemente raccolti nel bel volume Quarantine Diary pubblicato da Danilo Montanari Editore. Ventura ci tiene a far sapere di essere proprio un bell’uomo!

 

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