L’iconica Boiler House di Peter Doig è in asta da Christie’s nella Evening Sale di arte contemporanea e del dopoguerra del 22 ottobre a Londra. Realizzata nel 1993, fa parte della serie della Concrete Cabins, ed è stimata 13 milioni di sterline.
Durante gli anni Novanta Peter Doig dipinse cinque raffigurazioni su larga scala dell’abbandonata Unité d’Habitation di Le Corbusier a Briey-en-Forêt, nel nord della Francia, dando così vita al suo ciclo tematico più vasto e distintivo. Boiler House si distingue dal resto della serie, mettendo in luce l’edificio che Corbusier progettò come luogo adibito alla caldaia a carbone.
Il capolavoro, incluso nella retrospettiva della Tate Britain nel 2008, mostra geometrie angolari dell’edificio che si disperdono nella boscaglia, rendendo la superficie dell’opera di Doig quasi fuori fuoco, come se si guardasse indietro nel tempo. Intrecciandosi a riferimenti storico – artistici, che spaziano da Cézanne, Bonnard e Munch, passando per Mondrian e Richter, celebra il tema della memoria che si trova nell’essenza dell’opera di Doig.
Boiler House sarà visibile dall’1 al 5 ottobre al Rockfeller Center di New York, prima di essere esposto dal 9 ottobre nelle gallerie di King Street a Londra durante la settimana del Frieze London fino all’asta del 22 ottobre in livestreaming a Parigi e Londra.
Boiler House si trova al centro dei lavori di Doig, perché il dipinto è pieno di energia psicologica che offre allo spettatore una visione come se fosse egli stesso presente nel bosco, immerso nella natura selvatica – ha commentato Katharine Arnold, co-responsabile dell’asta sull’arte del dopoguerra e contemporanea. E’ un’immagine molto forte che parla del concetto di memoria e di come ci si possa sentire spiazzati e non radicati, un’idea complessa che Doig ha perseguito lungo tutta la sua carriera”
Peter Doig aveva già dipinto quattro grandi visioni dell’Unité d’Habitation prima di Boiler House, incluse Concrete Cabin (1991-92, Leicester Museum and Art Gallery), Concrete Cabin West Side, 1993 (National Gallery of Ireland) e Cabin Essence (1993-94). Boiler House è diversa da tutte queste opere per varie ragioni: nonostante abbia le stesse pennellate complesse e una mise-en-scène d’atmosfera simile a quelle della serie, l’edificio mostra un risalto di maggior livello.
L’architettura stessa è largamente coperta dal fogliame – lo spettatore non riesce a percepire i contorni della struttura; nonostante ciò, risalta fuori dalla foresta con il suo grande splendore. Gli alberi rivelano la sua forma, dividendo la composizione in ritmici segmenti verticali.
Sia la texture che le tonalità di colore sono più chiare, dando spazio a colori più sfumati ed eterei, illuminati dalla luce del sole che ricopre l’edificio di un bagliore quasi metallico. Doig visitò per la prima volta la Unité d’Habitation a Briey nel 1991, come parte di un gruppo d’artisti, designers e architetti conosciuti come La Premiére Rue.
Insieme il gruppo discusse di ristrutturare i primi tre piani del palazzo, abbandonato all’incirca vent’anni prima. Costruita nel 1950, la Unité d’Habitation fu una delle molte strutture che spuntarono in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, proponendo un modello di sogno utopistico basato sul vivere comune e democratico, che contenesse una rete interna di abitazioni individuali.
L’intero progetto comunque fallì con la rovina socio-economica del dopoguerra, lasciando il fantasioso progetto di Le Corbusier abbandonato nella natura. A ogni modo, per Doig l’Unité fu una delle varie soluzioni proposte per migliorare la società durante il risveglio del conflitto globale.