Print Friendly and PDF

Venezia e lo Studio Glass americano. Alle Stanze del Vetro, la storia di come Murano ha influenzato l’America, e viceversa

1_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese 1_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese
1_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese
1_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese

Ha aperto il 6 settembre negli spazi de Le Stanze del Vetro, nell’isola veneziana di San Giorgio, la mostra Venezia e lo Studio Glass Americano, a cura di Tina Oldknow e William Warmus. Oltre 150 pezzi di arte e design vetrario, creati da artisti americani e veneziani, testimoniano lo straordinario incontro delle due culture. Fino al 10 gennaio 2021.

Sono vasi, sculture, installazioni in vetro, lampadari. Provengono dall’Europa e dagli Stati Uniti, e sono stati realizzati da 60 artisti diversi, dagli anni Sessanta ad oggi. Attraverso 155 pezzi, selezionati da Tina Oldknow e William Warmus, già curatori della sezione dedicata al vetro moderno e contemporaneo del Corning Museum of Glass di New York, la mostra Venezia e lo Studio Glass americano è la prima a esaminare con attenzione l’influenza che le tecniche tradizionali e l’estetica del vetro di Murano hanno avuto sul movimento dello Studio Glass americano, a partire dalla seconda metà del Novecento.

Laguna Murano Chandelier di Dale Chihuly. Ph. Enrico Fiorese
Laguna Murano Chandelier di Dale Chihuly. Ph. Enrico Fiorese

Lo scopo del movimento, nato in America nel 1962, era quello di sottrarre il vetro dalla produzione industriale nella quale era stato relegato, per farlo diventare un materiale a servizio dell’arte contemporanea, da esplorare negli studi d’artista. Non era facile, nell’America di quegli anni, sperimentare con il vetro, il cui utilizzo era appannaggio pressoché esclusivo delle grosse fabbriche, richiedendo per la sua lavorazione fornaci ad altissime temperature e solide competenze tecniche. Ecco allora che molti artisti statunitensi cominciarono a guardare all’Europa, e a Venezia in particolare. Non fu certo, questo sottolinea la curatrice Tina Oldknow un fenomeno di emulazione dettato da questioni di moda o di lucro, come accadde ad esempio con il vetro façon de Venise (in stile veneziano), prodotto in tutta l’Europa continentale e in Gran Bretagna dal Cinquecento al Settecento. 

Quella dello Studio Glass non è nemmeno la storia unidirezionale di un insegnamento impartito dai maestri muranesi agli artisti americani, quanto piuttosto l’esempio di un’influenza reciproca, di condivisione e di contaminazione di due culture distanti. Con la sua grande curiosità e voglia di sperimentare con questa materia ritrovata, l’America porta a Murano un’energia che non c’era, e l’immaginario statunitense commenta il Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini Luca Massimo Barbero contribuisce a rivitalizzare quello che è stile un po’ stanco. La mostra esamina infatti il bagaglio di competenze e stilemi che cambiarono per sempre la storia del vetro negli Stati Uniti, ma anche il modo in cui gli artisti americani, assieme a grandi maestri veneziani come Lino Tagliapietra e Pino Signoretto, seppero rinnovare un linguaggio storico artigianale, realizzando magnifiche opere d’arte.

4_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese
4_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese

Tra i pezzi più significativi della mostra spicca Laguna Murano Chandelier, lampadario in vetro realizzato nel 1996 da Dale Chihuly assieme a Lino Tagliapietra e Pino Signoretto. Acquistato da un privato americano, il capolavoro ispirato alla laguna veneziana non era mai uscito dagli U.S.A.

Con il suo excursus cronologico, l’esposizione ha il pregio di porre l’attenzione sulla grande versatilità e sulla varietà di stili che ha caratterizzato, fino ai giorni nostri, la produzione del vetro veneziano in America: dai “pionieri” come Dale Chihuly, Benjamin Moore e Richard Marquis (che andarono a Venezia per apprendere le tecniche tradizionali, e in seguito invitarono i maestri vetrai negli Stati Uniti per insegnare), si passa ad artisti come Dante Marioni, Nancy Callan e James Mongrain, che seppero rielaborare l’eredità della tradizione muranese in modi molto diversi e personali, per creare nuovi vasi, oggetti e installazioni.

2_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese
2_Venezia e lo Studio Glass Americano, Installation view. Ph. Enrico Fiorese

 

Artisti come William Morris, Martin Blank, Flora Mace e Joey Kirkpatrick furono inoltre capaci di portare le tradizionali decorazioni in ambiti nuovi, specializzandosi nella realizzazione di sculture in vetro. Le opere degli artisti Josiah McElheny, Katherine Gray e Norwood Viviano testimoniano infine la capacità di una nuova generazione di artisti di portare il vetro veneziano in territori più concettuali che formali, continuando ancora oggi a mettere in discussione i tradizionali confini dell’arte vetraria.

La mostra fa parte della quarta edizione di The Venice Glass Week, il festival internazionale dedicato all’arte vetraria, che si tiene a Venezia, Murano e Mestre dal 5 al 13 settembre 2020. Il titolo dell’edizione,  #TheHeartOfGlass, pone l’accento sulla produzione del vetro per contribuire a sostenere una ripartenza del settore in primis a Murano, provato da mesi di chiusura a causa del Covid-19.

LE STANZE DEL VETRO, Sala Carnelutti, Fondazione Giorgio Cini

Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

6 settembre 2020 – 10 gennaio 2021

ORARI: 10 – 19, chiuso il mercoledì.

www.lestanzedelvetro.org

Commenta con Facebook