Print Friendly and PDF

A Italo Calvino sarebbe piaciuto Rick and Morty

Rick and Morty + Calvino

Rick and Morty + Calvino

O almeno l’episodio 6 della quarta stagione, dove il taglio metanarrativo raggiunge un livello inedito per una serie animata. Tanto che, ci azzardiamo a immaginare, sarebbe potuto piacere a un maestro del metaracconto come Italo Calvino.

D’accordo, forse stiamo esagerando. Proviamo allora a pensare alla faccenda come a un gioco imprevisto, in cui due orbite sconosciute si incrociano all’improvviso. Si sfiorano appena, quel che basta per riconoscerle simili. Si tratta di un gioco e nulla più, perché le orbite non variano i loro percorsi e, probabilmente, Italo Calvino nemmeno avrebbe provato a vederlo Rick and Morty. Pensiamolo come un gioco, perché a volte – in realtà più spesso di quel che si crede – gli aspetti più complessi della vita si nascondono proprio nei linguaggi più leggeri e spensierati. Che poi è proprio quello che accade in ogni episodio della serie animata distribuita da Netflix. Scienza, comicità e un’ironica vena horror fanno da sfondo a mirabolanti avventure dove il tono grottesco non impedisce che i contenuti si sviluppino con l’acume e la profondità che contraddistingue la produzione.

Rick sputa, rutta ed è alcolizzato; ma è anche lo scienziato più geniale della storia. Ha inventato una tecnologia che consente di viaggiare per universi paralleli e mondi fantastici. In ogni avventura porta con sé Morty, il nipote non troppo sveglio che in qualche modo riesce però sempre ad assergli d’aiuto. Ma tralasciamo pure, anche se a malincuore, tutti i pregi che valorizzano la serie e dirigiamoci alla puntata di nostro interesse: La Morty-a infinita (S4:E6).

Rick e Morty
Rick e Morty

La vicenda prende avvio in medias res su uno strano treno, dove tutti hanno un unico interesse: raccontare storie inerenti a Rick. Già da qui appare pregevole la catena incalzante di racconti che si amplificano come ramificati capillari. Ogni espediente è utile ai diversi e folli personaggi che si presentano per raccontare la loro vicenda. Lo fanno senza sforzo, come se le storie si presentassero spontanee. Ecco che allora l’orbita di Rick and Morty sembra sfiorare la sala del palazzo del Kublai Khan, laddove Marco Polo si sforza di inventare storie inesistenti di Città Invisibili. Il treno, come il palazzo del Khan, è un luogo mentale dove le vicende prendono gradualmente sostanza fino a riempirlo. Ma se nel romanzo di Calvino il palazzo rimane sospeso nella sua ineffabilità, il treno di Rick and Morty assume con l’avanzare della puntata sfumature più approfondite.

Non è un treno reale ma un dispositivo di storie. Letteralmente un dispositivo letterario letterale che letteralmente ci contiene come metafore.

 

Rick

Qui ha inizio il metaracconto che forse Calvino avrebbe apprezzato. Rick e Morty si ritrovano infatti intrappolati in questo perverso generatore di storie. Per uscirne è necessario stopparne il motore, posto alla fine della locomotiva. Ma per raggiungerlo devono stare al gioco: sono costretti a inventarsi storie per procedere nei vagoni, proprio come fossero blocchi narrativi necessari per costruire la vicenda e giungere alla sua conclusione.

Non possiamo proprio trattenerci da pensare a Se una notte d’inverno un viaggiatore (un viaggiatore! Proprio come Rick e Morty in questo episodio). Nel libro pubblicato nel 1979, Calvino descrive i tentativi di un Lettore, protagonista della vicenda, di completare un romanzo – chiamato appunto Se una notte d’inverno un viaggiatore. Per varie ragioni questo Lettore è costretto a interrompere la sua lettura e intraprenderne sempre una nuova. Legge quindi dieci brani che corrispondono a dieci incipit di romanzi interrotti. Allo stesso modo i protagonisti della serie animata si trovano imprigionati in un simile destino letterario.

Rick e Morty mentre cercano di interrompere il viaggio del treno
Rick e Morty mentre cercano di interrompere il viaggio del treno

A un certo punto dell’episodio – subito dopo l’esplosione di una bombola che rappresenta la continuità narrativa, indizio che ci introduce al carattere riflessivo dell’episodio – Rick scopre nei documenti di costruzione del treno la struttura circolare dello stesso, il quale rispecchia le strategie formali attraverso cui la puntata stessa si è generata.

Per spiegare questa bizzarra svolta possiamo affidarci ai fondamenti della metaletteratura, dove l’architettura narrativa diventa il principale protagonista della vicenda. Se è vero che la metariflessione è in parte sempre stata presente nella letteratura come nell’arte, dall’altra Calvino l’ha condotta verso vette inesplorate. Attraverso le sue storie lo scrittore induce il lettore a comprendere l’apparato concettuale che  regge la vicenda. Ma ancora di più: senza queste qualità strutturali lo scorrere della vicenda non avrebbe la stessa forza e in certi casi nemmeno esisterebbe.

Anche Rick and Morty, come Calvino, prova allora a ragionare sul sistema con cui le sue storie si sviluppano. L’episodio diventa dunque una riflessione sull’impalcatura narrativa della serie e sulle possibilità contenutistiche con cui questa può essere colmata. Controllori omicidi, poliziotti ambigui e intermezzi musicali sono solo alcuni degli espedienti attraverso cui la storia si dirama e si perde, conducendo di volta in volta a realtà narrative autonome. Universi ulteriori e dimensioni impensabili acquisiscono dignità artistica perché inseriti in un rompicapo narrativo che ne legittima la follia. Lo sforzo tecnico che precede i racconti dona loro sostanza. Del resto, quel che conta veramente non è la storia, ma come questa viene raccontata.

Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

In tale ottica ampliata, dove la forma acquisisce un’importanza centrale, il valore filosofico dell’ordine ne esce rafforzato. Comprendere le scelte strutturali significa afferrare la natura intima del racconto, la quale precede addirittura la sua sostanza. Applicare il nostro pensiero alla decodifica dell’intelaiatura dell’oggetto di indagine – che sia un romanzo, una serie tv o il mondo stesso – diventa passo imprescindibile per sondarne le possibilità e comprenderne i segreti meccanismi.

Possiamo intendere le due opere come un gioco combinatorio, un fine esercizio stilistico che si fa serio, se non drammatico, nel momento in cui finisce per denunciare l’impossibilità di giungere a una definitiva conoscenza del mondo. Se l’arte è infatti utile a decifrare la realtà e le possibilità attraverso cui questa può essere raccontata sono infinite, qual è la strada migliore da seguire? Forse la verità risiede ovunque o forse da nessuna parte. Il sospetto che ogni cosa sia un’illusione, niente più che una storia ben congegnata, a volte non sembra poi così assurdo.

Sicuramente non lo è sembrato a Rick e Morty, che dopo aver sconfitto Story Lord, il segreto conducente del treno genera narrazioni – ricorrendo tra l’altro a Gesù Cristo, ovvero il protagonista della più grande storia mai raccontata (storia che è religione, religione che tenta di dare struttura e senso a un mondo senza spiegazione) – scoprono di essere semplicemente all’interno di un magico trenino giocattolo acquistato da Morty in un mercato intergalattico.

Il viaggio dell’esistenza si riduce dunque a poco più di un gioco, un inganno perfetto che non necessita di alcuna destinazione.

Commenta con Facebook