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È morta a Milano Lea Vergine. L’altra metà dell’arte

Lea Vergine ed Enzo Mari Lea Vergine ed Enzo Mari
Lea Vergine ed Enzo Mari
Lea Vergine ed Enzo Mari

Lea Vergine è morta a 82 anni solo un giorno dopo la morte del suo compagno di una vita, l’architetto e designer Enzo Mari, scomparso proprio ieri a 88 anni

“Sono convinta che uno dei risultati della modernità è il divorzio tra ciò che sei e ciò che appari”. Queste parole sagge e anche un po’ disilluse, tratte da un’imperdibile intervista rilasciata a La Repubblica, introducono con efficacia alla personalità di Lea Vergine, la grandissima critica d’arte scomparsa oggi a Milano. Inopinatamente, solo un giorno dopo la morte del suo compagno di una vita, l’architetto e designer Enzo Mari, morto proprio ieri a 88 anni. Per puro dovere di cronaca, entrambi erano positivi al Covid19, ma per entrambi – contrariamente a quanto si legge spesso in questo momento – non è stata questa la causa della morte.

Era più giovane di sei anni, Lea Vergine, che era nata a Napoli nel 1936. Un personaggio che ha avuto un ruolo centrale nelle vicende artistiche italiane del secondo dopoguerra: mettendosi a capofila – con modi del tutto privi della retorica che troppo spesso caratterizza questi temi – della valorizzazione dell’arte al femminile. Grazie al suo fondamentale saggio L’altra metà dell’avanguardia. 1910-1940, pubblicato da Mazzotta nel 1980. E lei non apprezzava la congerie di filiazioni “politically correct” a cui il suo studio aveva dato la stura negli anni a seguire.

Un personaggio che meriterà diversi approfondimenti che troverete anche su ArtsLife. Ora ci limitiamo a sintetizzarne la vicenda, bene riassunta da un pensiero che bene ne disegnava l’approccio: “L’arte non è faccenda di persone perbene”. Perché Lea Vergine raramente si è occupata di temi o movimenti di moda, o già percorsi dalla critica e men che meno dal mercato. È stata fra le prime in Italia a occuparsi seriamente del ruolo del corpo nell’espressione creativa, fin dalla sua prima pubblicazione, “Il corpo come linguaggio. Body art e storie simili”, uscito per Prearo editore nel 1974. Affrontando sistematicamente i rapporti dell’arte con la società e la politica: con il libro che le ha dato maggiore popolarità, “L’arte in trincea. Lessico delle tendenze artistiche 1960-1990”, pubblicato da Skira nel 1996. Dopo Germano Celant, questo cinico 2020 si porta via un altro pilastro dell’analisi creativa del nostro Paese…

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