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Dal calo dei ricavi alla richiesta di fallimento: UTET Grandi Opere è giunta al capolinea

Utet Editori dal 1791

Utet Grandi Opere è fallita. A darne l’annuncio il linguista Raffele Simone con un post su Facebook. La storica casa editrice di dizionari ed enciclopedie fondata a Torino nel 1791 dai fratelli Pomba è stata dichiarata fallita, già dal 15 ottobre. Fortunatamente, fuori da questo destino è invece la Utet Libri, di proprietà del gruppo DeAgostini, la quale aveva rilevato anche la Utet Grandi Opere nel 2002, cedendola undici anni dopo alla società FMR Art’è di proprietà di Cose Belle d’Italia.

Il gruppo Utet Grandi Opere della più antica casa editrice italiana che da oltre duecento anni pubblica opere di cultura e di divulgazione, spaziando dalla letteratura al diritto, dalla medicina all’architettura, dalle scienze naturali a quelle tecniche, è giunta al capolinea. Già a fine marzo 2020 la proprietà aveva fatto richiesta di fallimento. A pesare sulla decisione il radicale calo dei ricavi: basti confrontare quelli del 2016, 13,1 milioni, ai 5 milioni del 2018. Questa riduzione dei ricavi è stata causata dal ridimensionamento della rete commerciale che si è ridotta a circa la metà nel 2019, con soli trenta punti vendita. A peggiorare la situazione già precaria la decisione delle banche di ridimensionare le linee di credito e infine, colpo finale, il Covid.

La storia di Utet
La casa editrice nasce a Torino nel 1791 dall’attività dei librai Fratelli Pomba. È il figlio di Giovanni, Giuseppe Pomba (1795 – 1876) a trasformare la piccola bottega familiare in un’impresa editoriale e tipografica e a fondare la UTET – Unione Tipografico-Editrice Torinese – nel 1854. Sin da subito l’indirizzo editoriale è chiaro: opere enciclopediche, le “grandi opere”, appunto. A cavallo tra gli anni ‘80 e ’90, la casa editrice attraversa un periodo di forte espansione, tanto da permettersi di acquistare nel 1995 Garzanti Editrice. Nel 2002 la Utet viene acquisita dal Gruppo De Agostini Editore, mentre il gruppo Utet Grandi Opere nel 2014 fa parte di Cose Belle d’Italia, fino ad oggi, che ne dichiara il fallimento.

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