Ieri alle 21.00 è andato in onda il secondo episodio della nuova serie firmata Gucci. Le puntate sono sette e sono dirette dal regista Gus Van Sant. Ve ne avevo anticipato qui https://artslife.com/2020/11/07/gus-van-sant-gucci/
L’estetica eccentrica e vintage di Gucci ha raggiunto con il primo episodio, in soli 19 minuti un pubblico globale enorme, le cifre parlano chiaro, oltre 384mila visualizzazione su YouTube e 235mila su IGTV.
Gucci con la serie “Overture of something that never ended” sembra sconvolgere i classici canali di presentazione della moda, le canoniche sfilate stagionali sulle passerelle seguite da editoriali e spot pubblicitari.
Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci dal 2015, vuole andare verso un nuovo modo di comunicare fatto di condivisione, tempistiche e codici linguistici nuovi. Un’intenzione che aveva già dichiarato nel suo manifesto “Appunti dal silenzio” a maggio 2020.
Episodio 1: At Home.
A casa. Il titolo del primo episodio, è anche l’ambiente che tutti noi stiamo vivendo di più in questo periodo, un luogo intimo e quotidiano, quello in cui la protagonista Silvia Calderoni si sveglia. Il suo look però è decisamente poco comune, fatto di pizzi, tacchi dorati e paillettes color pastello. Silvia svolge la sua routine tra coinquilini griffati che suonano dei pezzi di Jamison Baken, la voce del filosofo Paul B Preciado che esce dalla tv e un ragazzo che gira in bicicletta per l’appartamento con la nuova borsa Jackie a tracolla.
Ieri sera è andato in onda il secondo episodio: At the Cafè. Fino al 22 novembre verrà svelato ogni giorno un nuovo episodio.
Le riprese proseguono con Silvia al bar del quartiere mentre svolge gesti che appaiono ordinari come bersi un caffè ma contornati da dialoghi folli, che ci riportano ai discorsi di Michele che insisteva nel voler “omaggiare la bellezza che fiorisce di forma in forma”, e da persone ancora più assurde, come la coppia nuda seduta al bancone.
Una delle prime comparse è proprio un’amica di Silvia, interpretata da Arlo Parks, una cantautrice di Londra.
“Ma io che ci sto a fare in questa dimensione?” è la domanda che si pone una cliente del bar ma la vera domanda che viene da farsi è “Ma io che sto guardando?”
Guccifest è sicuramente qualcosa di più efficace delle innumerevoli altre offerte digitali rilasciate dai marchi di moda durante la pandemia, di cui la maggior parte non è riuscita a lasciare un segno.
Alessandro Michele ha portato il brand al centro della conversazione culturale parlando di amore e identità. Lo scopo è trasportarci nella sua estetica allontanandosi però da un racconto e da uno storytelling. L’intenzione è un manifesto scritto, dichiarato e appeso: “Non potrei mai dimenticare il modo in cui tu mi dici qualsiasi cosa senza dire nulla”. Il risultato è qualcosa ancora troppo vicino ad un lungo spot commerciale.
Per vedere l’episodio 3: At the Post Office ( in onda stasera alle 23.30) e per rivedere i primi due ecco il link https://www.youtube.com/c/gucci