Trionfano i giganti Giorgio de Chirico e Pablo Picasso nell’asta di Arte Moderna e Contemporanea di Wannenes a Milano
Prosegue il trend positivo del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea nella seconda metà del 2020 che nell’asta del 24 novembre ha totalizzato 1.052.767 euro con una percentuale di venduto per lotto del 77% e per valore del 142.1%, confermato da una partecipazione non solo italiana ma anche dagli Stati Uniti, Paesi Bassi, Svezia, Germania, Gran Bretagna Francia, Australia e Colombia.
Dopo il record d’asta realizzato da de Chirico a 15,890,400 dollari da Sotheby’s a New York a fine ottobre, anche nella vendita di Wannenes è stato protagonista. La versione anni Sessanta delle Muse inquietanti (lotto 149), uno dei quadri più iconici della metafisica e molto ricercato dal collezionismo internazionale, è stato aggiudicato nelle stime a 425.100 euro.
In quest’opera il Pictor Optimus replica il tema a lui caro in svariati esemplari, perché meglio di altri è capace di evocare quella magia silenziosa legata al sogno e al ricordo, che attraverso un linguaggio di stratificazioni simboliche si pone entro ed oltre la visione reale.
Una tecnica mista del 1972 di Pablo Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973), che ha come peculiarità di essere stata voracemente lavorata in entrambi i lati, essendo di fatto due opere distinte, dove l’artista si arrovella per cogliere il segno che lo renderà per sempre l’immortale gigante della modernità (lotto 157) è stata esitata a 200.100 euro. Ottimo esito per una delicata quanto inusuale tela del 1950 di Anton Zoran Music (Boccavizza 1909 – Venezia 2005) raffigurante “Cavalli che passano” (lotto 146) che è stata battuta a 56.250 euro.
Di rilievo tra i maestri italiani della prima parte del XX secolo emerge un’intesa versione della fine degli anni ’20 inizi degli anni ’30 de “La Vergine” di Adolfo Wildt (Milano 1868 – 1931), che dimostra che la scultura anche nel secolo della modernità può essere ancora un linguaggio capace di rendere tangibili le emozioni profonde dell’uomo. Compiuta nel 1924, la “Vergine” fu presentata nel 1925 alla Terza Biennale di Roma e qualche mese dopo all’Esposizione Internazionale d’Arti Decorative di Parigi dove, per la grazia del soggetto, inusitata per Wildt, l’opera ebbe grande fortuna di pubblico e di critica (lotto 148) battuta a 30.100 euro.
Un olio su cartoncino applicato su tela del 1929 di Filippo De Pisis (Ferrara 1896 – Milano 1956) che rappresenta -raro per l’artista ferrarese- “Il cervo” (lotto 145) è stato venduto a 16.350 euro, mentre “Parentesi” del 1982, un vinilico su tela grezza di Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014), che con grazia ed equilibrio riesce ad unire segno e colore, è stato battuto a 27.500 euro (lotto 155).
Una versione serigrafata di “Cambell’s Soup I: Black Bean” di Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York 1987) – insuperata icona della modernità colorata e irriverente della Pop Art americana anni ’60 – è stata infine aggiudicata a 18.750 euro (lotto 170) . Due fotografie del 1995 di Richard Avedon (New York 1923 – San Antonio 2004), intitolate “Mr. & Mrs. Comfort” (lotto 169) sono state esitate a 10.100 euro, e due scatti in bianco e nero di James Casebere (Lansing 1953), il primo, del 1990, intitolato “Beachfront longshot” (3/10), e il secondo, del 1995, che ritrae dei “Tunnels” (4/5) (lotti 121-122) sono stati entrambi venduti a 3.600 euro.