Il dpcm del 3 novembre 2020, a causa dell’emergenza Covid, sospendeva le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura. Le gallerie, in quanto esercizi commerciali privati, continuano a restare aperte (nelle zone gialle e arancioni), fornendo al pubblico il loro regolare servizio. Abbiamo selezionato le 10 gallerie d’arte contemporanea più interessanti nella città di Roma.
Galleria Laocoonte/Galleria Apolloni – 900 Classico
Galleria Alessandra Bonomo – Tell me more
Una grande installazione al centro della sala, materializza il celebre Studiolo che compare nel San Girolamo di Antonello da Messina. Così il visitatore viene accolto nella prima sala della galleria Alessandra Bonomo (Via del Gesù, Roma). La mostra (inaugurata il 14 ottobre 2020) ospita due artiste, Sabina Mirri e Verde Edrev. Sabina Mirri (Roma) ha colto la sfida di rappresentare lo studiolo in forma monumentale e moderna.
Oltre allo studiolo, la Mirri occupa le pareti della galleria con la mostra “Gonna be a cult character”, collage in carta velina. Protagonista nell’allestimento dello studiolo è stato il celebre pittore e scultore Sandro Chia, che ha disposto tre acquerelli. Successivamente è toccato a Verde Edrev (Firenze, 1995) occupare lo spazio dello studiolo con i suoi dipinti. L’artista è stata invitata a ripensare l’installazione esponendo i propri intimi lavori ad acrilico su tela.
Gagosian – Katharina Grosse. Separatrix
Katharina Grosse presenta, nella sua prima personale a Roma (31 ottobre – 12 dicembre), nuovi dipinti ed opere su carta nella celebre galleria Gagosian (Via Francesco Crispi 16, Roma). In questa serie di lavori, Grosse recepisce gli eventi che accadono mentre dipinge, affidando gli spazi e le superfici al caso.
L’artista usa il gesto come un segno propulsivo della propria personale tecnica, utilizzando l’aerografo per spruzzare colore puro sia sulle opere su tela, carta e nelle sculture che su oggetti, stanze, edifici e persino interi paesaggi. Immaginando il foglio bianco come un rilievo topografico, l’artista sperimenta la tecnica del wet-on-wet (bagnato su bagnato) permettendo ai pigmenti di galleggiare e mescolarsi sulla superficie. A questa tecnica ha aggiunto acrilici diluiti sulla tela impostata in orizzontale e ha lasciato che il colore gocciolasse sul supporto.
Galleria Mucciaccia – “Massimo Giannoni, Materia e luce e Galleria Mucciaccia Collection” e Mucciaccia Contemporary – “Aftermodernism Chapter 2, Benjamin Edwards e Tom Sanford”
La Galleria Mucciaccia (Largo della Fontanella Borghese, 89) propone un percorso espositivo che attraversa tutto il Novecento per arrivare ai giorni nostri. Una selezione di più di 20 opere fondamentali per la storia dell’arte a livello italiano e internazionale dislocate fra il primo piano e la “International room” in cui si riconoscono, fra gli altri, i nomi di: Carla Accardi, Roberto Bernardi, Massimo Campigli, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Massimo Giannoni, Llewellyn Xavier, Cristiano Pintaldi, Piero Pizzi Cannella, Oliviero Rainaldi. A questa collezione si aggiungono i dipinti di Massimo Giannoni (Empoli, 1954), dislocati lungo le sale della galleria.
Di fronte alla prima sede, la galleria Mucciaccia Contemporary propone “Aftermodernism Chapter 2, Benjamin Edwards e Tom Sanford”, il secondo capitolo di un progetto espositivo iniziato nel 2019. Attraverso bi-personali a cadenza annuale, la galleria espone il racconto di artisti internazionali di diverse generazioni accomunati dalla ricerca di una nuova visione del mondo attuale.
Galleria La Nica – Ugur Gallen. The Downside
Realizzata in occasione della Rome Art Week 2019, la mostra continua ad essere esposta nella sede in Via dei Banchi Nuovi, dichiarando (a una settimana dall’uscita del nuovo dpcm di novembre che lascia aperte le gallerie d’arte nelle zone gialle e arancioni, considerate attività commerciali) un preciso intento sociale e politico. Superata l’incertezza di poter riaprire o meno, la Nica ripropone l’artista turco Ugur Gallen per inviare un messaggio agli abitanti e visitatori della Capitale. Le opere di Gallen (Niğde, Turchia, 1990) pongono l’attenzione su svariati temi caldi: la guerra, la povertà, l’inquinamento ambientale, la pandemia, la disuguaglianza. La Nica dunque, ha scelto Ugur Gallen non solo per sensibilizzare il proprio pubblico riguardo a certe tematiche, ma anche per sottolineare, con un messaggio forte rivolto alla comunità, che “il domani dipende da noi, dalle nostre scelte personali e collettive”.
Galleria Lombardi – Capogrossi, il segno in mutamento
In mostra alla Galleria Lombardi (Via di Monte Giordano, Roma) trenta disegni su carta di Giuseppe Capogrossi, uno dei grandi pittori italiani appartenente alla corrente della Scuola romana. Il disegno rappresenta per il Capogrossi precedente alle iconiche forchette degli anni ’50, l’opportunità di mettere su carta le idee che verranno poi sviluppate nei suoi quadri. Lo stesso disegno contiene il gene del suo inconfondibile linguaggio. Il pittore si nutre sia della cultura del passato, quella dei maestri del ‘300 e ‘400, che di quella attuale e prende come riferimenti la pittura di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, ma anche quella di Mondrian e Kandinsky (1945-50). Il prezioso nucleo di opere, datato tra gli anni 1930 e 1940, non è stato quasi mai mostrato prima e proviene dagli eredi di Capogrossi.
Galleria Russo – Margherita Sarfatti e l’arte in Italia fra le due guerre
In mostra alla Galleria Russo (via Alibert 20, Roma) “Margherita Sarfatti e l’arte in Italia tra le due guerre”. L’esposizione presenta i capolavori di Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Adolfo Wildt, Gino Severini, Achille Funi. La maggior parte dei lavori presentati nella rassegna proviene dalla leggendaria collezione di Margherita Grassini Sarfatti, sofisticata Peggy Guggenheim italiana, ma anche donna di potere capace di surclassare il ruolo di qualsiasi maschio dominante nell’Italia degli anni Venti.
Galleria T293 – Hangama Amiri – Bazaar, a Recollection of Home
A pochi giorni dall’inaugurazione della mostra, la Galleria T293 presenta l’artista afgano-canadese Hangama Amiri (Kabul, 1989). I suoi lavori indagano argomenti quali il femminismo, questioni geopolitiche e di genere. Dal 2001, dopo la caduta del regime talebano, nel Paese si verifica un cambiamento culturale e sociale significativo. Se prima le attività commerciali venivano gestite prevalentemente da uomini, ora si assiste alla comparsa di una consistente presenza femminile nelle attività di gioielleria, saloni di bellezza e boutique.
Per la sua prima mostra in Europa, Amiri ricostruisce, sotto forma di installazioni tessili, quegli ambienti commerciali riservati alle donne. L’artista inoltre inserisce rappresentazioni di oggetti vietati dalla cultura talebana (rossetti, stoffe lucenti, smalti per unghie) per affermare un senso di libertà e dignità che le donne afghane hanno acquistato per poter esprimere la loro sensualità.
Monitor gallery Roma – We Don’t Like Your House Either!
Questa esclamazione dà il titolo ad un progetto cui prendono parte gli artisti Patrick Angus, Gerry Bibby, Gina Folly, Henrik Olesen, Joanna Piotrowska, A.L. Steiner, Stan VanDerBeek. Più che i singoli autori, in mostra si svolge un discorso che attraversa i generi e le generazioni e che riguarda la risignificazione politica dello spazio abitativo. L’intento della mostra è di parlare dell’esperienza di confinamento domestico che ha accomunato tutti durante il periodo della pandemia da Covid19 dal punto di vista di coloro che non possono riconoscersi dentro i paradigmi della vita agiata. Gli svantaggiati, gli esclusi, gli oppressi, i malati, i migranti, gli esuli, gli outsider, i poeti, gli artisti.
Galleria Richter Fine Art – Due quadri e un tavolo
Luca Grechi (Grosseto, 1985), Caterina Silva (Roma, 1983) e Marta Mancini (Roma, 1981) sono gli artisti in esposizione presso la Galleria Richter Fine Art di Roma (Vicolo del Curato, 3). “Due quadri e un tavolo” è il titolo della mostra e la mostra stessa: i dipinti di Silva (Cry, 2019) e Mancini (Senza titolo, Febbraio, 2019) al piano superiore e il tavolo di Grechi (Senza tavolo, 2020) al piano inferiore. Tre opere connesse fra loro punto e basta. Eppure il titolo rivela subito una deviazione, una ambiguità, con la quale i tre artisti giocano. Superficie e tridimensionalità, esplicito e implicito.