Nell’epoca del digitale, strano pensare che sia possibile fotografare senza utilizzare una macchina fotografica. Nel video di Arte in italiano, la curiosa storia di Patrick Bailly-Maître-Grand, che si è riappropriato delle tecniche originali della fotografia come la dagherrotipia o l’uso dello stroboscopio.
Patrick Bailly-Maître-Grand ha esposto nel mondo intero, e le sue opere fanno parte, tra le altre, delle collezioni permanenti del MoMa di New York, del Centre Pompidou di Parigi e del Victoria Museum di Melbourne. Nato nel 1945 a Parigi, dopo una laurea in fisica e alcuni anni dedicati alla pittura, dagli anni ’80 si consacra interamente alla fotografia. Non a quella a cui siamo abituati a pensare però.
L’artista si è infatti riappropriato delle tecniche storiche della fotografia, producendo opere che oscillano tra rigore scientifico e poesia plastica, assumendo le sembianze di un alchimista. La sua produzione va dalla dagherrotipia, che si ottiene applicando elettroliticamente uno strato d’argento su una lastra di rame, alla tecnica a luce stroboscopica, generata da una lampadina che si accende ad un intervallo di tempo prestabilito e ravvicinato.