Per la sua impresa più celebre e contrastata, il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, la Brambilla lavorò a Santa Maria delle Grazie a Milano dal 1978 al 1999
“Si sa che quando si è in prima linea si sarà colpiti per primi. Io però mi ero assunta quell’impegno e andai avanti, cercando di non prestare attenzione alle polemiche”. Così ricordava la sua impresa più celebre, il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, Pinin Brambilla Barcilon, morta ieri all’età di 95 anni. Un intervento che sarebbe superficiale definire contrastato, risultato inevitabile, viste le condizioni in cui versava il capolavoro di Leonardo quando fu affidato alle sue cure. E lei accettò la sfida dell’impresa impossibile, lavorando nel refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano dal 1978 al 1999.
Nata a Monza nel 1925, Giuseppina Brambilla – questo il nome all’anagrafe – ha segnato pagine storiche per il mondo del restauro in Italia. E anche oltre confine, se è vero che nel corso degli anni ha ricevuto incarichi di consulenza da parte di grandi musei internazionali. Dal Louvre di Parigi al MNAC di Barcellona. Membro del Comitato dell’ICC dell’International Council of Museums dal 1970 al 1990, nel 2005 fondò il Centro per la Conservazione e il Restauro La Venaria Reale, polo di formazione universitaria e di ricerca nel settore del restauro, che diresse fino al 2012.
Difficile elencare i grandi artisti dei quali si è occupata nella sua lunga carriera. Da Giotto a Masolino da Panicale, da Filippino Lippi a Piero della Francesca, da Lorenzo Lotto ad Andrea Mantegna, da Caravaggio a Tiziano e Tiepolo. Il Louvre chiamò la Brambilla a far parte del comitato internazionale di esperti per il restauro d i un altro capolavoro di Leonardo, Sant’Anna, la Vergine e il Bambino, e nel 2019 fu invitata a far parte del comitato per la commemorazione del cinquecentesimo anniversario della morte del vinciano.