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ISIT. Il magazine che supera i confini dell’editoria raccontato dai suoi fondatori

© ISIT Magazine

Abbiamo intervistato Federica Di Pietrantonio e Andrea Frosolini, per farci raccontare come è nato il loro progetto ISIT, un magazine che si declina in una forma fisica ISIT.OFFLINE e in una virtuale, ISIT.ONLINE.

– Come e quando è nato ISIT?
L’idea di collaborare è nata nel tardo 2018. Abbiamo quindi deciso di creare una piattaforma articolata su due livelli, cartaceo (il magazine vero e proprio) e web. L’obiettivo è stato sin da subito quello di creare uno spazio di connessione tra le varie figure del mondo dell’arte, ossia artisti, curatori, critici, scrittori, illustratori, graphic designer, fotografi.

– Come scegliete i vostri collaboratori? E in che modo loro partecipano al progetto di ISIT?
Ogni anno, verso il mese di maggio, apriamo le iscrizioni per l’open call che dura circa tre, quattro mesi, ad artisti di tutto il mondo. Dopo la selezione diamo ai collaboratori altri tre o quattro mesi per sviluppare e lavorare al progetto. Ai partecipanti chiediamo di presentare il portfolio dei propri lavori accompagnato da uno statement che sia rappresentativo della loro ricerca.
L’open call che abbiamo lanciato nasce da una necessità: quella di aprire un bando libero a tutte le figure del mondo dell’arte. Oltre ai collaboratori selezionati dalle open call, ci sono poi quelli che scegliamo per affinità, vicinanza o apprezzamento del lavoro e che vengono dunque invitati personalmente a sviluppare un progetto per il magazine. Il tutto confluisce all’interno di un prodotto finale che ha le sue radici proprio in questo incontro tra ricerche eterogenee.
Per quanto riguarda lo sviluppo del progetto vero e proprio, è di prioritaria importanza per noi garantire ai partecipanti uno spazio all’interno del quale operare in totale libertà, con l’unico vincolo del formato (sia cartaceo che web). Questo perché la nostra idea curatoriale è quella di offrire al collaboratore uno spazio vuoto – fisico o digitale –all’interno del quale esprimere liberamente la propria ricerca.

– E tutta questa libera creatività a che risultati porta nel magazine?
Il fatto di intervenire con il nostro gusto solo nella selezione dei collaboratori trasforma il progetto finale in un prodotto talmente eterogeneo, composito e stratificato da rendere difficile la decodifica dello stile del singolo. Ciò che risulta interessante è il confronto che si viene a creare tra i diversi progetti, anche su uno stesso tema, affrontato in modo del tutto personale tra artisti di generazioni lontane. Da parte nostra l’intenzione è sicuramente quella di non prendersi troppo sul serio: diamo la stessa importanza a reference culturali assodate e ad altre mainstream. È una scelta consapevole che porta a dare agli elementi una lettura orizzontale e paritaria.

© ISIT Magazine

– Nel 2019 avete pubblicato la prima edizione del magazine. Sono emerse affinità o differenze rispetto al secondo numero che è uscito proprio in questi giorni?
Come abbiamo anticipato prima, il processo di selezione e la creazione del progetto vero e proprio avvengono nell’arco di un anno. Per questo il magazine è annuale ed è il riflesso di tutte le tematiche che emergono durante l’anno, raccolte secondo la sensibilità di ognuno dei nostri collaboratori. Pur lasciando loro carta bianca, ci sono quindi degli argomenti che risultano emergere: nel primo numero una serie di lavori hanno affrontato il tema queer ed LGBT. Quest’anno invece sono emerse le tematiche del virtuale, delle nuove tecnologie e il loro rapporto con la cultura della sorveglianza, dell’intelligenza artificiale e del revenge porn. Oltre a questa differenza di contenuto tra i due numeri, cambia anche la forma: il primo numero è stato pensato come una risma di fogli, senza numerazione, cosicché il lettore possa rimescolare le carte come vuole; il numero di quest’anno è rilegato e mette in questione il classico e meccanico gesto dello sfogliare. Il magazine, diventa un oggetto di interazione tra più persone contemporaneamente attraverso un layout di testi orientati in diverse direzioni. L’intento è quello di cercare ogni anno un nuovo modo di raccontare la narratività mettendo in discussione la forma stessa del magazine, a partire dall’idea che il magazine o il libro in formato cartaceo o web hanno una forma di lettura standardizzata da sinistra a destra o tramite lo scrolling passivo.

– Qualche anticipazione sul nuovo numero?
Per il numero di quest’anno la risposta alla call è stata maggiore: ci saranno una quarantina di progetti – rispetto ai quindici dell’anno scorso-, di singoli autori o collettivi. Un approccio interessante presente nel secondo numero è il progetto della curatrice Alessandra Iolè, che ha partecipato considerando le sue pagine online e fisiche come un microspazio espositivo a disposizione degli artisti Irene Fenara e Guido Segni. Un altro spunto interessante è offerto dal progetto di Dario Moalli che ha fatto una ricerca dei trending tweet relativi a momenti storici scoprendoli totalmente stranianti rispetto agli eventi in questione. Così facendo ha dato un apporto critico e curatoriale che in uno spazio fisico non avrebbe potuto avere luogo. Inoltre, quest’anno il team si allarga e coinvolge anche Alessandra Cecchini – artista e docente – che partecipa al magazine con un suo progetto in cui prende in esame immagini sugli animali domestici create da algoritmi.

– Perché ISIT?
ISIT è la traduzione della domanda “È?” Diamo importanza al prefisso ISIT e anteponendolo ad altre parole – come nel caso del merchandising o del blog – ne mettiamo in discussione il loro stesso significato. Il desiderio iniziale è stato quello di creare una piattaforma, di collaborare e far collaborare le persone, con anche l’obiettivo di mettere in questione l’editoria. Essendoci inseriti in un contesto che non è il nostro abbiamo deciso di ribaltarlo, sia nella teoria sia nella pratica: ad esempio abbiamo scelto il blu come colore che, senza implicazioni simboliche, si sostituisce al bianco delle pagine, ed insieme al layout si discosta da un magazine ‘tradizionale’.

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