Non si può che condividere quanto afferma Arturo Russo di Nac, Numismatica ars classica, a proposito delle medaglie papali: se fossero inglesi, francesi o austro-ungariche varrebbero il triplo
Tuttavia, quando sul mercato arrivano collezioni importanti, come quella di Paolo Del Bello, dispersa proprio da Nac, i realizzi sono di tutto rispetto. Per una volta ci si dimentica che le medaglie un tempo popolarissime, al presente rappresentano una delle categorie più neglette della numismatica.
Certo, la collezione Paolo del Bello è considerata una delle migliori ad essere proposta in asta pubblica, ma i prezzi spuntati sono fuor di dubbio importanti. E’ questo il caso di due medaglie del cesenate Barbara Chiaramonti, Pio VII, entrambe battute in 33 esemplari, nell’ordine pesanti 37,10 e 43,43 grammi d’oro. Unite dal realizzo: 17.000 euro, erano partite da 7.000 in un caso e 12.000 euro nell’altro. Sono rispettivamente riferite all’anno XXI e XXIII di pontificato. La prima fa memoria della visita dell’imperatore d’Austria Francesco I, raffigurato con la moglie sul rovescio nell’atto di essere ricevuta in Vaticano dal Pontefice, L’altra, opera raffinata di Giuseppe Cervara, ricorda l’ampliamento del Museo Vaticano.
Per cambiare di proprietà la medaglia dell’anno II, quindi il 1732, Clemente XII, che celebra l’istituzione del porto franco di Ancona, mostrato in una spettacolare veduta panoramica al rovescio, si è dovuta “accontentare” di 14.000 euro, mille euro meno della stima. E sì che intorno questo conio hanno lavorato Ermenegildo e Ottone Hamerani.
E’ andata meglio ad un’altra medaglia portuale, quella del 1761 di Clemente XIII per i lavori di potenziamento del porto di Civitavecchia, passata dalla stima di 8.000 all’assegnazione di 10.000 euro.
Piuttosto contesa, tra le medaglia di Pio XII, quella modellata nel 1944 da Aurelio Mistruzzi, un virtuoso del bulino e proprio per questo nominato incisore pontificio a vita, per la difesa della città di Roma e pesante 66,23 grammi di biondo metallo. Considerate una delle medaglie più rare (dieci gli esemplari prodotti) della serie pontificia del novecento venne emessa in ritardo rispetto alla tradizionale data a causa degli eventi bellici in corso (lo studioso Franco Bartolotti assicura che la coniazione cominciò nell’ottobre 1944 e terminò nel marzo 1945).
Spettacolare il rovescio che vuole ricordare l’opera svolta dal Papa per tenere lontana la Città Eterna dagli sconti bellici e lenire le sofferenze della popolazione. La Santa Sede di adoperò molto affinché ai cittadini non venissero a mancare beni di prima necessità e furono incentivate le opere degli istituti assistenziali facenti capo ad essa. Roma venne dichiara “Città aperta” dopo continue pressioni del pontefice sugli eserciti belligeranti e questo permise, anche se non del tutto, di risparmiarla da molte afflizioni. Entrata in sala con una stima di 18.000 la medaglia con l’Angelo in primo piano che tiene la croce nella sinistra e nella destra uno scudo sul quale è inciso lo stemma di Pio XII, a destra la basilica di San Pietro, a sinistra la colonna Traiana e il palazzo Senatorio in Campidoglio, ne è uscita dopo che l’acquirente aveva staccato un assegno di 24.000 euro.