di Giorgia Ligasacchi e Massimo Vecchia, Art department di Negri-Clementi Studio Legale
Premessa
In ART&LAW n. 3 del 2019 ci siamo lasciati con una riflessione sulle dieci best practices che il collezionista consapevole dovrebbe tenere a mente per proteggere, valorizzare e, in generale, gestire al meglio la propria collezione d’arte. Tra queste, l’ultimo punto faceva riferimento alle nuove tecnologie e ai software specializzati quali strumenti di supporto al mondo dell’arte, utili e necessari a sviluppare e migliorare i servizi di gestione patrimoniale oltre che a risolvere le criticità tipiche di questo settore che da sempre affliggono il mercato e preoccupano i suoi professionisti.
Quello dell’arte è, infatti, un mercato spesso caratterizzato da scarsa trasparenza, asimmetrie informative, mancanza di standard per la determinazione dei prezzi – causata, specificamente, dalla peculiarità dei beni intermediati da cui il collezionista beneficia primariamente del dividendo estetico –, potenziale manipolazione degli stessi, a cui si aggiungono legislazioni e regolamentazioni fiscali non armonizzate a livello internazionale; fattori che insieme purtroppo influiscono negativamente sulle performance del settore, inficiandone la reputazione e lo stesso funzionamento, e conseguentemente sulla possibilità di accrescere la gamma di investitori interessati a compravendere opere d’arte e beni da collezione.
Sfide a cui il mondo dell’arte, specialmente in un periodo di incertezza economica e instabilità politica a livello globale in cui ci troviamo, deve velocemente e sistematicamente provare a porre rimedio.
Per far fronte a queste sfide, oltre agli strumenti finanziari, arriva in soccorso la tecnologia, in grado per sua natura di offrire soluzioni efficaci e concrete in termini prima di tutto di tracciabilità, trasparenza e autenticità e allo stesso tempo di implementare anche servizi più verticali legati alla logistica, alle assicurazioni, ai dati e analytics, alla educazione e alla scoperta di nuovi artisti. A confermarcelo è l’Art&Finanace Report 2020 di Deloitte e ArtTactic (3 giugno 2020) dedicato all’analisi del mercato dell’arte e dei beni da collezione – redatto prima della diffusione della pandemia da Covid-19 – con un approfondimento specifico sul ruolo delle nuove tecnologie e in particolare sulle start up ad alto contenuto innovativo e tecnologico (cd. ArtTech). Si pensi che l’80% delle ArtTech di seconda generazione, ovvero quelle nate dopo il 2018, si è focalizzata sull’utilizzo della tecnologia blockchain, riflettendo sia un importante e cruciale bisogno da parte dei collezionisti di raccogliere e condividere informazioni sia una buona premessa per accrescere la fiducia degli investitori ad acquistare in modo consapevole e sicuro le proprie opere d’arte.
Tecnologia e arte sono due mondi apparentemente lontani ma in realtà uniti fin dalla stessa origine della parola; dal greco “tékhne-logìa” letteralmente “trattato sistematico su un’arte”. La tecnologia ha una razionalità strumentale e mira a un obiettivo calcolando i rischi; l’arte, al contrario, ha una razionalità mediata da sentimenti e passioni e difficilmente si prefigge un fine unico ed esclusivo. Diversi i linguaggi e le modalità e proprio per questo dal loro incontro-scontro può nascere un rapporto estremamente positivo e vantaggioso. La tecnologia si presenta come una valida alleata dell’arte, aiutandola a essere più innovativa ed efficiente.
Oggi, l’applicazione e gli utilizzi delle nuove tecnologie al mondo dell’arte sono molteplici e implicati in diversi campi d’interesse: dalla creazione (Intelligenza Artificiale, digital art) alla compravendita online fino al mondo dei servizi legati alle opere d’arte e ai collectibles. In merito a quest’ultimo, sempre più spesso assistiamo alla nascita di nuovi software innovativi, creati e pensati per semplificare la gestione delle collezioni d’arte – siano esse pubbliche o private –, valorizzare il patrimonio artistico e rendere più snello ed economicamente vantaggioso il lavoro dei professionisti del settore. Tra queste, una ha attirato la nostra attenzione per la sua capacità unica di far dialogare il mondo IT con quello dell’arte: si tratta di SpeakART (https://www.speakart.it).
Il caso SpeakART: l’ArtTech che dà voce all’opera d’arte
“Non posso credere, che nel 2016 non ci sia un modo per legare un certificato di autenticità all’opera d’arte!”, da quella frase e da numerosi sforzi e infinite notti insonni, è nata SpeakART, la start up innovativa di Angelica Maritan, Ingegnere Ambientale che ha lasciato il mondo del petrolio e del real estate per dedicarsi alla sua più grande passione, l’arte.
SpeakART aiuta a portare ordine ed efficienza nel mondo dell’arte e del suo collezionismo. È “rivoluzionario, facile e versatile”, lo descrive così la sua fondatrice, “Rivoluzionario, perché è un prodotto a oggi unico al mondo, l’unico che crea un’impronta digitale riconoscendo l’opera nel tempo. Facile perché è un software che la maggior parte degli utenti riesce a usare senza bisogno di training. Versatile perché è ottimizzato trasversalmente per chiunque con l’arte ci lavori o la collezioni. E, inoltre, riesce a essere pianamente customizzabile e a dialogare per erogare servizi anche a software già esistenti.”
A livello tecnico SpeakART è una software house – anche se Angelica Maritan preferisce pensarla come una vera e propria società di servizi digitali per l’arte – in grado di catalogare e gestire in modo facile e intuitivo intere collezioni, mettendo a disposizione veloci strumenti di ricerca con tutte le caratteristiche che servono per descrivere e schedare un’opera, un’ampia sezione dove allegare immagini e documenti attestanti la sua storia, come ad esempio il certificato di autenticità o l’expertise, quello di libera circolazione o il condition report, senza dover interagire fisicamente sull’opera, il tutto in modo ordinato e strutturato. Permette a chi lavora con le opere d’arte, a chi le colleziona, le movimenta o le esamina, di ottimizzare tempi e costi di lavorazione, disponendo di uno strumento semplice da utilizzare e disponibile ovunque ci si trovi. È possibile, infatti, accedere al proprio profilo da pc, smartphone e tablet ed è un sistema platform indipendent in grado di interagire con software esistenti, applicare all’opera QR code, RFID, GPS, lavorare con immagini UV e IR.
SpeakART però va oltre al semplice ‘gestionale’, consentendo all’opera d’arte diparlare da solagrazie alla creazione della sua personale e unica impronta digitale o identità digitale (cd. Digital Identity Matrix for Art – DIMA). Sarà lei stessa a comunicare se ha subito un danno durante un trasporto o una sostituzione, e questo è possibile grazie a un algoritmo che permette di individuare univocamente l’opera e di controllare il suo stato in momenti diversi mettendo a confronto due immagini, lo scatto al tempo zero con uno più recente. L’output è esteso, semplice e chiaro, quattro diverse fotografie dell’opera dove vengono segnalati eventuali delta intercorsi nel lasso di tempo considerato tra il primo e il secondo scatto, tramite ben quattro metodi diversi di confronto.
È sicuramente questo il fiore all’occhiello di SpeakART, “dove risiede il cuore della nostra tecnologia e lo rende unico sul mercato delle ArtTech.”
Il grado di attendibilità del software è ‘spaventosamente’ alto. Quello che può limitarlo è uno scatto di scarsa qualità processato, dunque il fattore umano. Sebbene la componente umana, specialmente in questo settore, rimane fondamentale e imprescindibile, le nuove tecnologie sono in grado di riconoscere differenze al decimo di millimetro, cosa molto difficile per un tecnico dal momento che non avrà mai la possibilità di confrontare i due stadi dell’opera contemporaneamente, SpeakART è come se lo facesse. La percentuale di errore su DIMA da protocollo si attesta attorno al 1-1,5%. Per fare un paragone l’occhio umano sembra avere una percentuale di possibilità di errore che si attesta attorno al 20-25%.
Angelica viene da una famiglia di imprenditori e sa bene cosa significhi ottimizzare i tempi e i costi. Ha creato questo software non come esercizio stilistico ma proprio con questa logica, pensando alla sostanza delle criticità tipiche del settore e creando una solida base per risolverle. A suo avviso un servizio digitale che non porta benefici economici è da ritenersi inutile, per questo ha studiato che l’ottimizzazione di tempo e risorse per i collezionisti e gli operatori del settore potrebbe stimarsi attorno al 20% se il software venisse utilizzato in modo sistematico e regolare.
SpeakART per sua stessa configurazione si presenta come una risorsa utile per tutti gli operatori del mondo dell’arte, che si tratti di collezionisti o musei, case d’asta o gallerie, art expert, registrar o restauratori, artisti o ancora compagnie assicurative. È uno strumento trasversale e le collezioni catalogate posso essere pubbliche o private, intese sia come personali che corporate art collection. Le logiche di utilizzo del mezzo cambiano, ma è il mezzo stesso ad adattarsi al cliente in maniera immediata e sartoriale.
Il collezionista, potendo monitorare a portata di click la propria collezione, potrà gestire in assoluta serenità e sicurezza le proprie opere, specialmente nel caso in cui vengano prestate. Per gliartisti saràuna vera e propria rivoluzione perché nessuno avrà più dubbi sull’autenticità delle loro opere, che saranno a tutti gli effetti infalsificabili. Il mondo delleassicurazionie deibroker potrà addirittura richiederlo come standard procedurale ogni volta che le opere vengono movimentate o esposte, e chissà magari abbassando il premio assicurativo, visto il potenziale grande beneficio.
I musei e il settore degli eventi espositivi temporanei che si doteranno di SpeakART forniranno un valido supporto a restauratori e registrar, a curatori e tecnici, i quali potranno condividere le informazioni e agire secondo il proprio specifico campo sulle opere catalogate, senza necessità di riscrivere ogni volta dati già presenti nel database. Così anche per glispecialisti del mondo dell’arte e, in particolare, per il comparto del trasporto e della logistica, che offriranno ai propri clienti maggiori certezze in termini di riconoscimento dei danni e di compilazione documentale. Infine, in ambito di mercato dell’arte a beneficiarne sono lecase d’asta e le gallerie che garantiscono ai propri clienti opere d’arte certificate e ben organizzate, riuscendo a gestire tutti i flussi di beni in modo semplice e all’avanguardia, visite digitali delle collezioni in vendita ed estrazioni di dati semplici e veloci. Senza contare i beneficiintangibles come il ritorno a livello di immagine e di marketing che possono sfruttare durante la loro attività.
Conclusioni
Uno degli insegnamenti che abbiamo appreso da questa difficile situazione di emergenza sanitaria e di crisi economica che ci ha costretti al lockdown globale, è sicuramente l’importanza e l’urgenza di pianificare, valorizzare e gestire al meglio il proprio patrimonio (anche artistico), attività che possono e devono essere sviluppate e integrate dalla tecnologia e dal digitale.
Lo sguardo con cui iniziamo il nuovo anno è e deve essere rivolto in avanti, abbiamo tutti una gran voglia di ricominciare e riprendere a svolgere il nostro lavoro al meglio. Guardare avanti significa applicare le nuove tecnologie a un know-how stabile e sedimentato senza cancellare il passato, ma rendendolo più facilmente fruibile. “La tecnologia non dovrà mai sostituirsi all’uomo ma aiutarlo a ridurre i tempi di lavoro e i costi di produzione per permettergli di dedicarsi ad attività più ‘alte’ e raffinate”, sottolinea Maritan.
Mondo dell’arte e IT; l’emergenza Covid-19 ha certamente accelerato una tendenza che era già in corso da tempo, attirando i riflettori sulle numerose ArtTech e sulla necessità di digitalizzare in maniera razionale e funzionale tutto il settore. Sebbene sia ancora presto per prevedere come e con quale pervasività questa pandemia impatterà su tutte le attività, comprese quelle relative al mondo dell’arte, l’augurio che ci facciamo, è che la ripartenza coincida con l’inizio di un processo virtuoso e organizzato che porti davvero un cambiamento per una buona e reale gestione del patrimonio artistico supportato dal digitale.