Durante la partecipazione a una trasmissione sportiva in videochat, oltre alla sua passione per la Roma, Carlo Verdone ha spiegato perché non vuole che il suo nuovo film esca in streaming. E ha parlato dei suoi progetti, tra i quali spiccano una mostra a Roma e un nuovo libro autobiografico
Potremmo definire “a tutto campo” l’intervento di Carlo Verdone, ospite di una diretta della pagina facebook “Febbre da Roma”. E non solo per i riferimenti calcistici del blog dedicato alla squadra del cuore del grande attore e regista romano. Ma anche perché, con la disponibilità che lo contraddistingue, non ha esitato a rispondere alle domande dei conduttori e dei suoi fans. Offrendo spunti interessanti circa i suoi progetti futuri e non solo.
Perché non voglio che il mio nuovo film esca in streaming
Si parte, ovviamente, dal cinema. Il nuovo film “Si vive una volta sola” – con Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Max Tortora – doveva essere proiettato nelle sale italiane il 26 febbraio 2020. Rinviato il debutto a causa dell’emergenza sanitaria che ha investito il nostro paese durante la prima ondata del Covid-19, il film è stato nuovamente bloccato a causa del dpcm del 24 ottobre, che ha stabilito la chiusura di cinema e teatri a causa della cosiddetta seconda ondata del virus.
Fino ad ora abbiamo fatto delle previsioni ma non ha funzionato perché ci troviamo in una situazione notevolmente peggiorata, in tutto il mondo. Come facciamo a dare una previsione dell’uscita del film?
L’attore manifesta poi tutta l’angoscia che ormai tutti conosciamo nel leggere i bollettini della Protezione Civile, il numero impressionante di morti soprattutto tra gli anziani. Dopo questa doverosa premessa, spiega il motivo per il quale fin da febbraio ha evitato di far uscire il film in streaming:
Io e il produttore De Laurentiis vorremmo assolutamente uscire in sala perché questo film va visto al cinema. Del resto sono usciti talmente tanti dei mie film, sia durante il lockdown che in occasione del mio compleanno (il 17 novembre ha compiuto 70 anni n.d.r ), una ‘imbarcata di Verdone’ quasi imbarazzante. Vorrei un po’ distaccarmi da questa cosa. far vedere il film sul grande schermo e non ritornare in televisione. Un film che, scusate la presunzione, credo sia venuto molto bene con un gruppo di attori fantastico, quindi mi piacerebbe farlo vedere in sala. Poi certo, se la situazione dovesse continuare così – speriamo di no con tutti gli scongiuri – forse uno si troverà costretto. Però speriamo nel periodo primaverile
La mostra a Roma
La mostra dal Madre di Napoli a Roma
In mezzo alle discussioni prettamente calcistiche c’è spazio anche per parlare di un suo lato inedito, il Verdone fotografo che ha debuttato questa estate al Madre di Napoli con il suo progetto “Nuvole e Colori” (ne abbiamo parlato QUI):
Non mi ritengo un artista fotografico, questo lo dovrà decidere il pubblico che vedrà un altro aspetto di Carlo Verdone più intimo, forse più spirituale
La principale caratteristica di queste fotografie è quella di avere come soggetto l’immateriale che ci spinge a portare gli occhi al cielo:
La fotocamera è puntata sempre in alto. Il cielo, le nuvole, i colori, gli sfondi. Non c’è mai traccia di umano nelle mie fotografie. Forse è anche una reazione al lavoro che faccio, circondato da tanti attori, sempre in interno, di ruvidi parole. Invece quelle fotografie sono proprio un inno al silenzio, sono in qualche modo preghiere senza parole. Spero di far vedere questa mostra fotografica a Roma quando si riapriranno i musei, anche se non so ancora dove, stabiliremo poi il luogo espositivo più adatto
Verdone aggiunge poi che sono oltre vent’anni che si diletta a inseguire nuvole e tramonti in rigorosa solitudine e non era proprio nei suoi progetti quello di rendere pubblica questa sua passione. Fino a quando Elisabetta Sgarbi, che aveva letto di queste fotografie in una intervista, gli chiede di mostrarle qualche scatto. Questa sua dimensione contemplativa la colpisce a tal punto che decide di selezionarne alcune per una mostra inserita nell’ambito de La Milanesiana 2020.
La mia vena poetica, un po’ leopardiana
Con molta timidezza ho colto questo invito di allestire una mostra al Madre di Napoli, un invito che mi ha fatto molto contento però ero anche molto impaurito dal giudizio dei critici e dei fotografi professionisti ma devo dire la verità ,sono piaciute. Hanno scoperto più che altro un altro aspetto che si intravede in qualche film ma non è mai evidente nell’ambito del genere brillante dei miei film. Questa vena un po’ malinconica, un po’ leopardiana, un po’ mistica. Credo che alcune di queste fotografie siano davvero interessanti ma dovrete essere poi voi a dirmelo
La ricerca della luce
Come tutti i grandi artisti, si tratti di pittori, fotografi e… registi, trapela dalle sue parole l’immancabile ricerca della luce, dell’attimo fuggente:
Aspettare il momento giusto, l’ispirazione in un momento di sensibilità particolare e soprattutto ci vuole una rapidità di esecuzione notevole perché il sole è tutto. Soprattutto verso il tramonto che il momento che più mi interessa. Determinate illuminazioni e ombre durano una frazione di secondo
Il prossimo libro autobiografico
Insomma, quello che si definisce un artista a tutto tondo. “Se dovessi pensare solo al cinema diventerai pazzo“. Carlo Verdone del resto è sempre rimasto al di fuori di certi meccanismi mondani dello star system. In una recente intervista a Vanity Fair aveva anche manifestato una certa stanchezza nei rituali superficiali di cene, feste e vernissage vari, stilando la lista delle “cose che non mi va più di fare“. Una ricerca introspettiva evidenziata anche dalla prossima uscita del suo libro:
Una settimana fa ho consegnato l’ultimo capitolo del mio libro che si chiamerà ‘La carezza del ricordo‘ e uscirà il 17 febbraio per Bompiani. L’ho consegnato, stanno facendo le prove di impaginazione e speriamo che vi piaccia come è piaciuto ‘La casa sopra i portici’. È ancora un libro autobiografico e credo che sarà l’ultimo. Penso di aver raccontato ormai davvero tanto di tutto quello che ho vissuto, delle emozioni…
Immancabile arriva la battuta: “Ho raccontato quello che potevo raccontare. Poi ci sarebbe da raccontare anche quello che non potevo raccontare ma quello lasciamo perdere per rispetto perché avrebbe fatto molto ridere ma sarebbero state anche delle cose orrende quindi lasciamo perdere“, afferma col solito sorriso sornione tra le risate generali.
Totti è la Fontana di Trevi
Non poteva neanche mancare la contaminazione tra calcio e arte. Uno dei conduttori della trasmissione gli chiede – in relazione alla sua partecipazione ad una puntata di Alberto Angela dedicata alle celebri fontane di Roma – a quali personaggi della storia calcistica dell’As Roma accosterebbe le più belle e geniali della Città Eterna:
Francesco Totti è la Fontana di Trevi. La Fontana delle Tre Cannelle è Giacomino Losi perché è una fontanella piccola. Poi la Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona è bellissima, ci mettiamo Giuseppe Giannini e Daniele De Rossi