Una mostra con più di 70 opere, che testimonia la straordinaria originalità dello stile Liberty a Napoli nelle sue varie espressioni, tra dipinti, sculture, oggetti preziosi di oreficeria e della lavorazione delle pietre dure, ma anche grafica e manifesti pubblicitari. Artefice di questo progetto è la Galleria d’Italia dell’Istituto Bancario Intesa-Sanpaolo, che ha allestito nelle sale di Palazzo Zevallos-Stigliano del capoluogo campano, l’exihibit dal titolo, Napoli Liberty. N’aria ‘e primmavera, curata da Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca, fino al 24 gennaio 2021.
Alla pari di Parigi, Berlino e Londra, Napoli è stata la capitale della modernità e si distinse per la sua recezione allo stile nuovo, Liberty o Floreale, spaziando dalle arti maggiori alle arti applicate, con un successo ottenuto nelle occasioni delle Esposizioni Nazionali e Internazionali. Come nel resto d’Italia, anche nella città partenopea, lo stile Liberty o Floreale o Nuovo nacque tra l’ultimo scorcio dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, scandito da un appuntamento che ne conclamò la piena affermazione, l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa di Torino nel 1902. Fu in questa occasione che un negoziante inglese, Arthur Lanseby Liberty, riuscì ad imporre il suo nome al nuovo stile decorativo, avendo già avuto la proficua idea di mettere in vendita svariati prodotti in sontuosi magazzini, uno a Londra, l’altro a Parigi.
Diverse furono le definizioni del nuovo stile, alcune insolite, altre straordinarie. L’architetto e critico d’arte Alfredo Melani lo definì: “un’arte nuova, stile nuovo, stile moderno, stile Liberty, stile Floreale, in quanti modi questo movimento estetico è indicato!”, una vera ventata di giovinezza, proprio “n’ aria ‘e primmavera” come quella che soffiava nei popolarissimi versi di Marzo (1898), del poeta Salvatore Di Giacomo.
Il percorso espositivo accoglie il pubblico con una sala dedicata ai dipinti del soggiorno a Napoli dell’artista Felice Casorati (1883-1963). Egli realizzò almeno 38 tele, tra cui raffinate composizioni di figure che risentono delle influenze decorative e simboliste del periodo. In questi quadri non ci sono riferimenti alla realtà napoletana, l’artista non provò alcun interesse per l’ambiente circostante, nutrendo piuttosto indifferenza. Infatti, prevale una tormentata condizione esistenziale, come nell’opera Le vecchie, rappresentate col fardello “dei dolori e dei ricordi”. Mentre nel dipinto, Le ereditiere, sembra anticipare l’atmosfera sospesa e metafisica del Casorati più maturo. La tela più importante in esposizione è sicuramente Persone, in cui appare una intensa rappresentazione delle diverse età della vita, sul filo dei ricordi che assalgono i protagonisti. La suggestione decorativa di questi quadri dialoga con alcuni raffinati oggetti di arte realizzati a Napoli tra Ottocento e Novecento.
Uno spazio rilevante della mostra viene riservato alle arti applicate che, durante la stagione del Liberty, si integrarono con le arti maggiori in una prospettiva di produzione moderna della nuova era del consumo. Recepirono queste novità il Museo Artistico Industriale di Napoli e le attività della scuola-officina. La lezione di Filippo Palizzi (1818-1899), con i suoi esempi innovativi come la Fontana degli Aironi (1887), venne colta dalle generazioni successive e nei laboratori dell’Officina della ceramica e stipetteria, dove furono realizzati manufatti dalle linee moderne in tendenza con le istanze del Liberty. La tensione al rinnovamento incoraggiò molti giovani desiderosi di organizzare iniziative autogestite, come le “esposizioni giovanili”, con l’intenzione di sovvertire i modelli accademici. Artisti come Edgardo Curcio, Francesco Galante, Edoardo Pansini, Raffaele Uccella e Eugenio Viti, insieme agli scultori Costantino Barbella, Filippo Cifariello e Saverio Gatto, furono tra i protagonisti di una nuova stagione di avanguardia napoletana che vide, con le mostre tenute dal 1909 al 1913, il coinvolgimento di tutte le arti, l’architettura, le arti plastiche, decorative e applicate, seguendo un modello di progettazione indicato dai nuovi dettami modernisti.
Anche presso la Scuola d’arte di Sorrento la produzione dei mobili ad intarsio si aggiornò in maniera originale e moderna. In esposizione sono presenti due opere, Specchio da parete e Tavolino da centro, entrambe del 1905, di Almerico Gargiulo, un maestro intagliatore che lavorava il legno intarsiato seguendo linee tondeggianti, alla maniera di Carlo Bugatti.
Nella penultima sala della mostra, ad attirare l’attenzione del pubblico sono l’arte orafa in stile liberty. Trai i più famosi gioiellieri napoletani, Vincenzo Miranda, Vittorio Emanuele Centonze, Gaetano Jacoangeli e Alfredo Knight si distinsero per aver ottenuto premi di prestigio. Si possono ammirare, all’interno delle teche, oggetti di fantasia dalle infinite varianti, diademi, pendenti, spille, fibbie, fermagli, orecchini, collane, bracciali e anelli. Inoltre, sono visibili oggetti ottenuti con la lavorazione delle pietre dure, corallo, tartaruga, madreperla, spuma di lava, realizzate dalle maestranze della Scuola del Corallo di Torre del Greco. Gli artigiani realizzarono bottoni, bastoni, pettenesse e portagioie, completando il lavoro della materia con l’oro e l’argento, per esaltare la lucentezza della madreperla, le venature della tartaruga o le numerose qualità di corallo locale e giapponese. In questa sezione emerge il dipinto Seduzioni (1906), di Vincenzo Migliaro, immagine guida della mostra, il cui soggetto è una vetrina della gioielleria Jacoangeli, dove si scorge una figura femminile che lascia trapelare la sua intensa emotività davanti agli oggetti del desiderio.
La mostra si chiude con una sezione dedicata ai manifesti e alla grafica pubblicitaria a Napoli. I cartelloni affissi per le strade della città agli inizi del Novecento, dalle ditte Mele, Miccio e Cirio, furono lo specchio di una società borghese evoluta. Le imprese affidarono le locandine alle officine Arti Grafiche Ricordi di Milano o all’editore Bideri, ingaggiando artisti di livello internazionale come Pietro Scoppetta, Vincenzo Migliaro, Marcello Dudovich, Leonardo Cappiello e Leopoldo Meticovitz.
Protagonista assoluta della comunicazione pubblicitaria fu la figura femminile, sorridente e provocatoria, come nel manifesto per il giornale “Il Mattino”, ideato da Migliaro, con linee a coup de fouet che ricordano Alfons Mucha, oppure la donna come semplice interprete della vita quotidiana, con il suo abito di stoffa quadrettato messo in vendita dai Grandi Magazzini Mele. Un messaggio di seduzione correva sulle copertine dei periodici musicali del tempo, dalle Piedigrotta annuali al mensile satirico Ma chi è, fino alla pioneristica rivista di cinema L’Arte Muta, dove gli illustratori napoletani, da Golia a Eduardo Macchia, rivelarono un talento impareggiabile nell’aggiornamento alle linee dello stile Liberty.