Building Gallery di Milano tinge d’oro la sua vetrina. Ogni mese, per un anno, si susseguono le opere di 12 artisti che, con pratiche e modalità differenti, sono chiamati a proporre la loro lettura sul più nobile dei metalli. Primo appuntamento dal 12 gennaio al 10 febbraio 2021 con Paolo Canevari.
Come l’acqua e il buio anche l’oro, una volta fuso, cambia la sua forma a seconda di ciò che lo ospita. E di chi lo utilizza. Il più nobile dei metalli si piega agli interventi di 12 artisti, che con pratiche e modalità differenti ne padroneggiano i seducenti scintillii. Gli esiti sono proposti in mostra da BUILDINGBOX, che ha Milano propone La forma dell’oro, progetto espositivo annuale curato da Melania Rossi. Ogni mesi, per 12 mesi, 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dalla vetrina di via Monte di Pietà 23 sono visibili le varie installazzioni. Un eterogeneo susseguirsi di variazioni su un tema, l’oro, che nel corso della storia ha continuato ad aggiornare il suo rapporto con l’arte.
Ad aprire la mostra dal 12 gennaio al 10 febbraio 2021 è Paolo Canevari (Roma, 1963) che presenta una serie di Golden Works, opere appartenenti al ciclo Monumenti della Memoria. Proprio questo percorso, iniziato tra il 2011 e il 2012, evidenzia il concentrato di storia e suggestioni contenuto nel prezioso colore. I Monumenti della Memoria sono monocromi oro, la cui silhouette ricorda quella delle antiche pale d’altare in cui però non viene rappresentata nessuna vicenda di santi. La storia, dunque, e la sua negazione. Nulla, se non il lieve riflesso dell’immagine del visitatore, si scorge nella profondità dell’oro.
In questo modo Canevari intende sfuggire all’inquinamento visivo, quotidiano, dettato dall’inflazione dell’immagine, dilagante in modo incontrollabile. L’oro si prende la forma, la linea, il contenuto. Sulla silenziosa superficie dorata non c’è nulla oltre le esperienze e i sogni che scegliamo di proiettarci. Nell’assenza dell’immagine l’artista vuole rievocare il perduto spiriro delle cose.
L’oro nella storia dell’arte
Nella tradizione rappresentativa, l’oro è definito da una polifonia di metafore che vanno dal divino al demoniaco, dallo spirituale al materiale, dalla perfezione alla corruzione, dal sacro al profano. Definito “carne degli dei” dagli gli antichi egizi, oggetto simbolo della discordia nel mito greco, l’oro diviene nell’interpretazione cristiana sia emblema della manifestazione divina, sia incarnazione della vanità terrena e dei vizi umani. Lo spettro della sua potenza simbolica è tale da arrivare persino ad alludere all’assenza, alla negazione dello spazio-tempo e della gravità.
I pittori d’epoca medievale e del primo Rinascimento se ne servivano per rappresentare ciò che eccede la realtà materiale e supera l’uomo. L’aura mistica propria di tecniche antiche quali il fondo oro, il lustro e la doratura rappresentano l’imprescindibile punto di partenza per tutti gli artisti che ancora oggi scelgono di inserire questo elemento nella loro prassi artistica. Anche l’arte contemporanea non ha sapuro resistere al suo fascino. Le opere e i lavori site-specific degli artisti selezionati da Melania Rossi (in oro vero o falso, oppure in bronzo, ottone, plastica, ceramica, vetro, carta) richiamano inevitabilmente la tradizione storico-artistica, portando al contempo la personale ricerca di ogni autore.