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Il 2020 di Bertolami Fine Art. Il commento di Giuseppe Bertolami

Giuseppe Bertolami (Foto: Lorenzo Vanzetti)

Alla fine di questo 2020 così particolare, scandito dalle aperture e dalle chiusure dovute alla pandemia di Covid-19, abbiamo chiesto ad alcune case d’asta di raccontarci come è andato il loro anno, quali trend sono emersi e quali strategie attivate sono state un successo

Qui un approfondimento sul 2020 delle principali maison italiane. Di seguito il commento più dettagliato di Giuseppe Bertolami, l’Amministratore Unico e General Manager di Bertolami Fine Art

È opinione largamente diffusa che, per le generazioni nate dopo la Seconda Guerra Mondiale, il 2020 sia stato l’anno peggiore di sempre. A nostre spese abbiamo però anche imparato che le epocali catastrofi almeno un merito lo hanno: quello di mobilitare le risorse intellettuali e organizzative, se non quelle statali – come sta purtroppo accadendo nel nostro paese – almeno quelle individuali.

Come molte aziende del pianeta, Bertolami Fine Art ha reagito alle limitazioni imposte dalle misure di contenimento della pandemia avviando una fase di cambiamento e nuova progettualità. Avendo chiuso da poco la turbolenta stagione delle aste 2020, è ancora troppo presto per fornire dei numeri, numeri che però stiamo raccogliendo e che analizzeremo prossimamente con la consueta attenzione. Dal punto di vista delle dinamiche economiche in campo, il momento è troppo delicato e interessante per evadere con superficialità la fase della riflessione sui risultati annuali che ci vede periodicamente impegnati in un lavoro di trasparente collaborazione con gli analisti di settore. Rimandando pertanto a gennaio l’appuntamento con il report 2020, non ci sottrarremo a qualche anticipazione sulle dominanti rilevate nel corso dell’annus horribilis, un anno che esce di scena lasciando dietro di sé parecchie macerie, uno scenario di grande incertezza sulla capacità della nostra nazione di approfittare delle opportunità create da una storica crisi, ma anche la certezza che quelle opportunità esistano.

L’accelerazione tecnologica

Ce lo siamo detti e stradetti: le misure di contenimento della pandemia hanno spinto l’acceleratore sullo zoppicante processo di digitalizzazione del paese. Le aziende già fortemente digitalizzate hanno retto meglio l’urto della crisi e il loro esempio ha convinto gli scettici e i pigri che l’appuntamento con la modernizzazione non si poteva più rimandare. È andata così anche nel piccolo mondo delle case d’asta italiane, un settore nell’ambito del quale Bertolami Fine Art ha agito sin dal suo esordio ponendosi come obiettivo primario quello dell’innovazione tecnologica. Chi ci segue sa che la nostra azienda è stata una delle prime, se non la prima, ad affiancare aste con battitore elettronico alle tradizionali aste battute in sala e che di quello strumento ha oramai una approfondita esperienza. Nel corso della nostra pluriennale esperienza con le vendite elettroniche avevamo però acquisito un dato che sino all’arrivo della pandemia sembrava rivestito dell’autorevolezza del dogma: le vendite a distanza (e quindi tutto il settore dell’e-commerce, e-auctions comprese) funziona benissimo in tutte le aree del collezionismo che intercettano un mercato internazionale, ma sono armi spuntate nei settori in cui ci si affaccia prevalentemente sul mercato interno, quindi arte antica e arte moderna e contemporanea, visto che noi trattiamo prevalentemente arte italiana e che gli italiani, soprattutto i pre millennials, si sono sempre mostrati riottosi ad accettare l’idea dell’acquisto di arte a distanza. Il dogma ha cominciato a cedere durante il lockdown, quando la restrizione della mobilità fisica ha messo tutti nelle condizioni di confrontarsi con l’e-commerce e, più in generale, con l’uso del digitale come abilità necessaria allo svolgimento di una vita normale. Per avvicinare la clientela italiana alla nuova realtà, Bertolami Fine Art ha affiancato alle aste battute solo elettronicamente e alle tradizionali floor auctions un terzo tipo di vendita, la web auction. Nella web auction non c’è esposizione dei lotti (al massimo visibili per appuntamento) né possibilità di partecipare in sala, ma l’asta viene battuta fisicamente in diretta streaming e si può partecipare non solo on line ma anche via telefono e tramite offerta scritta. Questo format di compromesso piace moltissimo e sta andando per la maggiore in tutti i nostri comparti (arti visuali e decorative, civiltà antiche, luxury e collectibles, per un totale di ben 24 dipartimenti).

TITO COME CESARE. AUREO CONIATO SOTTO VESPASIANO – 72/73 D.C.
Sul fronte uno splendido ritratto di Tito e sul retro l’immagine della Giudea sconfitta: una moneta di grande rarità e importanza storica, finissimo stile e in perfetto stato di conservazione. Non sorprende che nell’asta di numismatica recentemente battuta a Londra da Bertolami Fine Art sia passata di mano per 56.450 euro partendo da una base di 11.000

Verso l’inversione del rapporto tra clientela straniera e italiana

La specializzazione in nicchie del mercato collezionistico di grande respiro internazionale, come la numismatica, la glittica, e l’archeologia, ha messo Bertolami Fine Art nella necessità di aprire una sede a Londra già a partire dal 2015. La clientela che partecipa alle nostre aste londinesi è prevalentemente straniera. Il nuovo corso sta però dimostrando che vi è un mercato straniero da intercettare anche nei comparti in cui sinora ci siamo rivolti soprattutto a una clientela italiana. Il meccanismo è semplice: l’organizzazione di una vendita a distanza costa meno di una vendita tradizionale. Le risorse finanziarie liberate vengono investite in massicce campagne di comunicazione verso i mercati stranieri, che stanno rispondendo benissimo, anche perché sono mediamente più ricchi e dinamici di quello italiano. Nell’ultima asta di Old Masters, un tipo di vendita che da noi è sempre stata appannaggio di una clientela italiana piuttosto fidelizzata, abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che i partecipanti erano al 60% di nazionalità straniera, un sorpasso storico e molto significativo.

Nuovi sbocchi per la merce di qualità media

L’ampliamento del nostro mercato straniero – diretta conseguenza, come abbiamo visto, dell’accelerazione della digitalizzazione degli incanti – porta con sé anche un’altra interessante opportunità. All’estero vi è infatti un’ottima possibilità di collocazione di quella massa di opere e oggetti d’arte di qualità media, e spesso di produzione non italiana, affluiti nel nostro paese durante gli anni del boom economico. Parliamo di cose distanti dal gusto attuale e di cui gli italiani si vogliono sbarazzare non intercettando però alcun tipo di domanda interna. Tuttavia ciò che non viene richiesto dal mercato nazionale può funzionare benissimo altrove, anzi, le ultime aste dimostrano che, ai fini della collocazione commerciale degli oggetti d’arte di qualità media, i mercati stranieri si candidano ad essere sbocchi preziosi.

Rivalutazione dell’arte come investimento

A corollario di queste prime considerazioni sulle tendenze del nuovo corso, va aggiunto che in un momento di grande incertezza sul futuro economico del paese, gli italiani che dispongono di capitali (la ricchezza privata rimane la grande risorsa della nostra nazione) cercano forme diversificate di investimento. Notiamo come in questo contesto stia riprendendo quota l’opzione dell’arte e dei collectibles di pregio come investimento, un’opportunità che gli operatori italiani del mercato dell’arte dovranno saper cogliere con grande professionalità.

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