Casarsa della Delizia, Pordenone. Sono tornate alla luce, grazie ad un accurato restauro, 19 opere fra disegni a china e a tecnica mista e dipinti a tempera e a olio, eseguiti da Pier Paolo Pasolini (1922-1975).
«Per molti anni anche se in modo saltuario Pasolini è stato attratto dall’idea di diventare pittore, unendo magari strettamente l’attività pittorica a quella poetica…Cominciò a dipingere a Casarsa nell’estate del 1941: quadri dipinti a olio e con l’acquaragia secondo le antiche ricette della pittura impressionista che si ispiravano al mondo friulano…Come un vero vedutista usciva di casa con il cavalletto e la cassetta dei colori legati alla canna della bicicletta e si inoltrava nei campi che circondano il paese».
Questa è l’introduzione scritta dallo scrittore e cugino Nico Naldini nel 1991 al catalogo di una mostra di disegni e dipinti di Pasolini allestita a Vienna. Questi preziosi lavori, acquistati dalla Provincia di Pordenone, sono stati sottoposti a un attento intervento di pulizia e restauro, presso uno studio di restauro friulano, grazie al fruttuoso sostegno del Bando riservato al Restauro delle opere d’arte della Fondazione Friuli.
Di straordinario interesse i due grandi cartoni dipinti sui due versi – Giovani con strumenti musicali, Pantera e Due giovani – rintracciati fortunosamente nell’atelier dell’amico pittore sanvitese Federico De Rocco. La presidente del Centro Studi Pasolini Flavia Leonarduzzi ha espresso la volontà di realizzare nella sala dell’Academiuta di lenga furlana una vera e propria Pinacoteca dove esporre le opere pittoriche di Pier Paolo Pasolini accanto a un insieme di quadri di artisti friulani, amici e collaboratori di Pasolini negli anni quaranta: Giuseppe Zigaina, Federico De Rocco, Virgilio Tramontin, Anzil e Renzo Tubaro.
Poeta, scrittore, regista, drammaturgo e anche pittore. Culturalmente versatile, Pasolini, attento osservatore dell’evoluzione sociale italiana dal secondo dopoguerra agli anni settanta, soggiornò innumerevoli volte – soprattutto nella stagione estiva – nel borgo friulano materno che descrive come «… vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana».
Negli anni del liceo, coltivò la passione della lettura, acquistando numerosi volumi nelle bancarelle di libri usati sotto il portico della Libreria Nanni in Piazza Maggiore a Bologna.
Iscrittosi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, Pier Paolo approfondì nuovi interessi culturali quali la filologia romanza e l’estetica delle arti figurative, insegnata al tempo dall’affermato critico d’arte Roberto Longhi.
Sostenuto dalla valutazione positiva espressa da Francesco Arcangeli riguardo a i suoi quadri, chiese di svolgere una tesi di laurea sulla pittura italiana contemporanea con Roberto Longhi, di cui però abbozzerà solamente i primi capitoli, per poi rinunciarvi e passare a una tesi sulla poesia di Pascoli.
Successivamente si dedicò all’arte figurativa, mettendo a punto piccoli bozzetti di figure dal sapore pascoliano e idilliaco; in seguito, tentò diverse prove artistiche influenzate dai paesaggi di De Pisis.