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La chat come opera d’arte. Iginio De Luca a Roma

Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario

Roma diventa schermo reale di screenshots virtuali, discussioni tra l’artista Iginio De Luca e il curatore Claudio Libero Pisano con il progetto “Sta scrivendo…”

Iginio De Luca irrompe nel quotidiano attraverso blitz d’arte che non possono semplicemente essere paragonati a delle performances, quanto alla volontà di scompaginare le rigide trame del quotidiano, ciò che procede per inerzia senza avanzare o arretrare. Iginio De Luca è l’artista del corto circuito verbo visuale che si traduce in azione e che trasforma in alterità uno dei gesti quotidiani ormai divenuti nostro modus operandi: comunicare attraverso whatsapp. “Sta scrivendo…” è, infatti, il titolo della nuova azione d’arte urbana realizzata dall’artista che porta sulla scena pubblica il privato di una chat costruita su discorsi e scambi di idee con il curatore Claudio Libero Pisano in merito ad una mostra del 2017 presentata insieme ad Albumarte. Un progetto che pone in discussione il concetto di privacy ma anche quello di epifania progettuale e complicità tra artista e curatore. Gli screenshots – diventati nell’idea comune prova da archiviare – sono stati trasformati in manifesti e affissi in vari luoghi di Roma dallo stesso De Luca, al quale abbiamo posto alcune domande sull’intera genesi di “Sta scrivendo…”…

 

Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario

Hai invaso Roma di opere manifesto, traslazione materica di screenshots di whatsapp. Raccontaci la genesi di questa tua nuova operazione…
Preparando “Riso Amaro”, nel 2017 a Roma, presso lo spazio indipendente Albumarte, ho spontaneamente avviato un dialogo serrato e costante con il curatore Claudio Libero Pisano. Uno scambio quotidiano veloce e istantaneo, ma non per questo superficiale, d’idee, valutazioni e pensieri che progressivamente allestivano concettualmente la mostra. Un sesto senso mi diceva che qualcosa avrei tratto da quelle decine di messaggi inviati e ricevuti, una materia viva e preziosa che si autogenerava nel confronto di sinergie e diversità. Negli anni questo contenuto professionale e intimo è diventato un progetto autonomo, svincolato in parte dalla mostra stessa, un pretesto confidenziale e profondo per accedere al mondo spesso snob ed elitario dell’arte contemporanea. Nel tempo della sospensione e delle clausure, ho deciso di fare qualcosa di concreto, imprimere una svolta fisica a eventi online galleggianti nell’etere.Ho stampato e affisso per tutta Roma le 25 schermate di questa conversazione senza nessuna correzione, compresi gli errori ortografici, mostrando quanto accade prima che una mostra si possa vedere, e quanto le relazioni tra curatore e artista siano decisive. Il manifesto verticale, accolto negli spazi deputati alle affissioni pubbliche, ha confinato casualmente con i contenuti degli altri manifesti, mischiandosi visivamente con la vita sociale e commerciale della città: dalle pubblicità dei grandi magazzini alle promozioni cinematografiche, dalle ordinanze comunali alle programmazioni teatrali. “Sta scrivendo” non è solo il codice linguistico di whatsapp, è l’incipit di una comunicazione, è il bisogno di relazione in una dimensioneumana e poetica. Aprire alla collettività e alla pubblica visione una conversazione privata, vuol dire favorire la conoscenza dell’arte contemporanea senza filtri né pregiudizi e limitazioni.

 

Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario

“Sta scrivendo…” è il titolo di questo lavoro e fa riferimento alla scritta che appare nella chat durante una discussione. È tutto un divenire, un’attesa. Cosa stiamo davvero scrivendo in questo momento storico?
“Sta scrivendo” simboleggia pienamente Il nostro presente, un’apnea prolungata che congela lo spazio, marca le distanze fisiche e affettive aggiornando i contorni stranianti delle nostre esistenze, uguali e diverse. È il momento della sottrazione, dello smarrimento e dell’assenza a cui non sappiamo dare un nome, un suono, un’entità. Le pandemie politiche e sociali oltre che sanitarie, impongono nuovi codici relazionali, precarietà e incertezza sono gli smottamenti biografiche stiamo democraticamente vivendo. “Tempo” è la parola più usata da marzo scorso; questo tempo ci offre una possibilità di guardare al futuro, per capire come troveremo le modalità giuste per tornare a dire e fare quello che ci corrisponde. Per questo, nel tempo delle virtualità, ho indossato il giubbotto catarifrangente e, armato di carta, colla e pennello, sono sceso per le strade di Roma scrivendo la mia visibilità. Resta un nodo intorno al quale dobbiamo interrogarci, anche puntando su nuovi dispositivi di fruizione. Prendiamoci tempo, come chi scrive.

 

Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario

L’affissione delle opere, come un puzzle privato, ha preso posto nel bel mezzo della città, in un periodo in cui i concetti di ‘fuori e dentro’ sono mutati ed instabili. Che tipo di percezione ti aspetti da chi leggerà le chat?
Come scrive Elena Nonnis a proposito di quest’azione: “È come girare per Roma e ascoltare di sfuggita le frasi dei passanti, entrando per un momento nella vita degli altri, rubarne un incomprensibile frammento e seguitare per la propria strada con un po’ di curiosità”. È una percezione dilazionata e parziale quella dello spettatore di fronte al manifesto, voyeur, suo malgrado, di una chat privata che viola un’intimità domestica, di una privacy personale che irrompe direttamente nel backstage dell’arte contemporanea. Sono messaggi mancanti, parziali, apparentemente incomprensibili, frammenti di un discorso a tappe che segnano una mappa urbana, intima e poetica. Chi si aspetta di leggere slogan, annunci e sconti, rimarrà deluso da un’assenza di appigli, di punti di riferimento, smarrito senza poter collocare una scrittura, un linguaggio codificato. L’azione agisce sulla sorpresa, lavora sul contrasto, sugli ossimori, inceppando i meccanismi della comunicazione, contaminando luoghi pubblici d’inserti privati, informazioni di massa con riflessioni soggettive e settoriali. Compromettere una diffusione globale, disertare le aspettative commerciali, spaesare un territorio collettivo, insomma per chi osserva, slittamenti di senso e salvezze dall’ovvio.

Come è avvenuta la scelta di cosa stampare e cosa, invece, tralasciare? Hai seguito un filo conduttore oppure hai lasciato fare al caso?
Il primo manifesto è datato 22 febbraio 2017, l’ultimo 15 giugno dello stesso anno, il giorno dopo l’inaugurazione. Nell’arco di questi mesi ho selezionato 25 conversazioni cercandone il senso logico e consequenziale. Ho conservato quasi tutto senza censure o ritocchi, nella versione originale ironica, cruda e diretta. L’affissione adotta un criterio progressivo, l’itinerario parte da piazza del Mattatoio a Testaccio (uno dei pochi quartieri popolari di Roma) seguendo una successione temporale e insieme spaziale. Ho cercato di coprire la toponomastica della città seguendo un criterio di vicinanza dei manifesti con i luoghi che in qualche modo hanno una relazione, positiva e, a volte, negativa con tutto quanto ci riguarda e ci appartiene. I musei, i ministeri, i luoghi della politica sono parte del nostro mondo. Ma spesso, malgrado tutto, riusciamo a risultare trasparenti. Io intanto sto scrivendo, segno che la vita prosegue.

 

Iginio De Luca, Sta Scrivendo... a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario
Iginio De Luca, Sta Scrivendo… a cura di Claudio Libero Pisano, courtesy Albumarte Dicembre 2020 © Luis do Rosario

“Sta scrivendo…” ed i manifesti affissi nella capitale hanno plurima valenza, Iginio De Luca permette al passante od all’osservatore di entrare, ex ante, in un discorso privato, una conversazione che è stata percorso maieutico generante una mostra e che, a distanza di tempo, esplora nuovamente l’idea primigenia attraverso la pubblica affissione, la creazione di una memoria condivisa e collettiva che, se da un lato, ripesca nei fatti dell’arte romani, dall’altro apre a nuove riflessioni, a sorprendenti conoscenze ed a metaforiche significazioni. Alla realtà del virtuale, Iginio De Luca ha contrapposto la stampa del reale nel reale, della materia che toglie dall’olblio la dimensione della chat, sovrapponendo l’intuizione artistica ad una espressività, ad un idioma che, talvolta, abbiamo perimetrato secondo un gradiente di banalità mediale. Forse non tutto quello che vorticosamente e velocemente scambiamo attraverso whatsapp è destinato ad esser dimenticato, probabilmente in quel “Sta scrivendo…” è racchiusa l’attesa di un desiderio, di un inizio o di una fine. “Sta scrivendo…” sui manifesti di Iginio De Luca e sui nostri schermi è un blitz del nostro tempo, del nostro vivere.

Azzurra Immediato

https://www.iginiodeluca.com/

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