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Novità in libreria: da Genovesino agli studi di Everett Fahy

Genovesino

GenovesinoDa Genovesino agli studi di Everett Fahy sul Rinascimento italiano. Le novità di gennaio in libreria alla scoperta dei percorsi dell’arte italiana, tra grandi maestri e zone d’ombra

Genovesino e l’importanza delle incisioni come modelli per la pittura rinascimentale e barocca, gli studi di Everett Fahy sul Rinascimento italiano per la prima volta raccolti in una pubblicazione esaustiva, queste alcune delle notitvà di gennaio in libreria con Officina Libraria alla scoperta dei grandi maestri e delle zone d’ombra dell’arte italiana.

Genovesino e le carte stampate. Derivazioni dalle incisioni nella pittura italiana del Seicento di Francesco Ceretti. Dando seguito agli studi promossi nelle recenti mostre monografiche di Cremona (Museo Civico «Ala Ponzone») e Piacenza (Palazzo Galli), questo volume intende approfondire il particolare rapporto che lega il Genovesino (al secolo Luigi Miradori) all’infinito repertorio di stampe nordiche e mediterranee dalle quali l’artista trasse costanti modelli per il proprio catalogo. Il libro si configura così come un’indagine sistematica che prende le mosse dal vivace contesto genovese – luogo della prima e ancora oscura formazione dell’artista. Ne nascono una serie di iflessioni affatto scontate sulle pratiche operative e di bottega dei pittori, non solo per quanto riguarda il caso specifico del Genovesino.

In questo ambito vengono presentati anche due quadri inediti dell’artista, la cui genesi iconografica risale puntualmente ad altrettante celebri incisioni: si tratta di una Circoncisione, riemersa sul mercato antiquario genovese, e di un Martirio di San Bartolomeo, transitato quasi trent’anni or sono a Vienna con un errato riferimento a Francesco Cairo.

Il volume prosegue abbandonando il panorama cremonese per ampliare il raggio della ricerca verso i diversi centri artistici italiani e fornire un primo sguardo d’insieme sull’impiego di prototipi a stampa nella pittura del Seicento. Ciò che emerge è per certi aspetti sorprendente: dalla Terraferma veneta al Ducato milanese, dai territori emiliani al Granducato di Toscana al Regno di Napoli, l’utilizzo e lo studio delle fonti incisorie costituisce una pratica ampiamente diffusa e documentata, coinvolgendo indistintamente importanti maestri del realismo e affermati protagonisti del classicismo e del barocco.

The Network of Cassinese Arts in Renaissance Italy a cura di Alessandro Nova, Giancarla Periti. Dalla fine del Quattrocento alla metà del Cinquecento viene realizzato un incredibile corpus di opere di architettura, scultura e pittura per ornare i monasteri della Congregazione cassinese dell’Ordine di san Benedetto. La congregazione era stata fondata dall’abate Ludovico Barbo, dell’abbazia di Santa Giustina a Padova, e ad essa aderirono altri giovani umanisti di nobili famiglie veneziane come Antonio Correr e Gabriele Condulmer.

I Cassinesi commissionarono opere ai maggiori artisi del momento, supportando la creazione di immagini e architetture dal carattere sperimentale: dalla Madonna sistina di Raffaello a Piacenza al Mosè/Zeus Ammone di Andrea Riccio, dalla chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia di Palladio al superbo coro dei Santi Severino e Sossio a Napoli.

Tuttavia la circolazione delle opere più sofisticate e dell’architettura più innovativa costituiva solo una parte dell’impegno dei monaci nell’arte: erano anche i custodi di un antico patrimonio monumentale e di immagini votive popolari, e assicurarono la sopravvivenza di antichi edifici e manufatti magari di valore estetico minore, ma che offrirono l’opportunità agli artisti rinascimentali di confrontarsi con una serie di opere d’arte che sarebbero state poi alla base della reinvenzione di un’arte e un’architettura cristiane riformate.

 

Everett Fahy. Studi sulla Pittura Toscana del Rinascimento a cura di Andrea De Marchi ed Elisabetta Sambo. Everett Fahy (1941 – 2018), storico dell’arte e studioso del Rinascimento italiano fra i più acuti della sua generazione, è stato direttore della Frick Collection di New York (1973 – 1986), poi chairman del Department of European Paintings del Metropolitan Museum of Art (1986 – 2009). I suoi scritti – di importanza fondante per gli studi sulla pittura toscana dalla fine del Trecento agli inizi del Cinquecento – sono apparsi su riviste o volumi talvolta di difficile accessibilità: la selezione compiuta in questa occasione li rende consultabili pressoché nella loro completezza.

Un lavoro che si apre col saggio su Piero di Cosimo del 1965 e si chiude coi contributi per la mostra fiorentina dedicata nel 2015 allo stesso pittore. Fra questi due estremi, Fahy ha approfondito le ricerche sia su artisti noti e amati dalla critica (Beato Angelico, Botticelli, Ghirlandaio e Michelangelo), sia su personalità meno note, come Lorenzo di Niccolò, Spinello Aretino, il Maestro delle Tavole Campana e il Maestro dell’Epifania di Fiesole. La riscoperta della Scuola quella lucchese, per esempio, si deve ai suoi studi pionieristici.

Nel primo dei due volumi di cui è composta la pubblicazione sono stati ordinati i testi secondo l’epoca della loro pubblicazione, per rispecchiare l’evoluzione del pensiero e dello stile dell’autore. Nel secondo volume le immagini sono presentate come un atlante unitario e, seguendo un filo diacronico, ricostruiscono visivamente quasi due secoli di pittura toscana.

 

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