C’è stato un tempo in cui la Posta era considerata uno dei pochi veicoli pubblicitari attraverso buste, cartoline e francobolli
Famoso, in questo caso, il francobollo da 60 centesimi, sopraprezzo previsto nel 1924 per le veloci spedizioni espresso, che nella parte superiore mostrava il volto di re Vittorio Emanuele III e, sotto, la pubblicità dei Baci Perugina con i due innamorati appassionatamente avvinghiati. Un’immagine, questa ultima, ritenuta del tutto sconveniente accoppiata con quella del sovrano. Una sorta di lesa maestà. E il francobollo non arrivò mai agli sportelli della posta. In compenso approdò agli album dei collezionisti.
Anni prima, e precisamente nel 1876, la ditta Gasparri & C., attiva a Napoli, Roma e Milano brevettò delle particolari buste stracolme di tasselli – dodici per la precisione, otto sul fronte, i quattro restanti al rovescio- contenenti altrettanti messaggi pubblicitari. Poiché al momento della bollatura sembra emettessero leggero sibilo, vennero soprannominate “buste lette parlanti”. Le quali, proprio per essere coperte di pubblicità, permettevano agli acquirenti di usufruire di un prezzo conveniente: a 15 cent. quella affrancata per 20 cent., a 5 cent. due buste affrancate ciascuna per 5 cent.
Siccome anche allora valeva l’antico e sempre valido adagio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, il francobollo applicato veniva normalmente colpito da tagli di rasoio per impedirne il distacco e l’uso su altre corrispondenze non tappezzate di annunci. All’incirca 50 tipi, o “serie”, differenti a seconda della località di destinazione le buste parlanti distribuite a partire dall’aprile 1877. Si esaurirono alla fine dell’anno seguente, forse abbandonate a causa dello scarso successo o dalla difficoltà di trovare inserzionisti.
Una di queste buste pubblicitarie affrancata per 30 centesimi (un francobollo da 20 cent ed uno da 10 cent) impostata a Napoli il 24 marzo 1877 e diretta in Belgio, è proposta in asta FimSam (www.filsam.com), che celebra il 25° di attività, in calendario a San Marino dal 23 al 24 gennaio. Stima: 12.500 euro.
La stessa vendita propone altri due reperti postal-pubblicitari. Si tratta di cartoline pubblicitarie affrancate col 20 cent di Umberto I perforato “C.C.”, rispettivamente partite da Roma l’8 novembre 1889 e da Bologna il 13 giugno 1990. Nell’ordine la loro stima è stata fissata in 1.500 e 2.000 euro. Ma anche una busta lettera postale con pubblicità delle Lampade italiane mandata il 15 settembre 1923, per espresso, da Mondovì a Firenze e valutata 1.250 euro.
La copertina della vendita è riservata ad un gioiello postale della Sicilia: una lettera da Messina, il 23 gennaio 1860, a Genova, dove arrivò a bordo di un piroscafo postale francese. E’ affrancata con cinque esemplari dell’unica emissione postale siciliana, che presentano valori nominali da 1 grana verde, il 5 grana vermiglio chiaro, il 10 grana azzurro cupo e il 50 grana lacca bruno, tutti bollati con l’annullo a forma di cavallo, così da non deturpare il volto del sovrano. Per concorrere all’acquisto bisogna disporre almeno di 30.000 euro.