In Costa Azzurra l’ultima cappella decorata da un grande artista si trova a Saint-Paul-de-Vence ed è stata dipinta da Jean-Michel Folon. Questa si aggiunge ad altri esempi famosi, come quella decorata da Picasso a Vallauris, da Matisse a Vence, da Cocteau a Villefrance-sur-mer.
Legato alla vocazione della Confraternita dei Penitenti Bianchi, che qui operarono per tre secoli, Jean-Michel Folon scelse il tema del dono per la sua ultima opera: “Come i Penitenti bianchi si occupavano degli altri, io voglio creare delle mani aperte come simbolo dello spirito del dono, acqua per bere, frutti per mangiare e l’arcobaleno per sognare”. A questa Cappella del 17esimo secolo Folon dedicò tutte le sue residue energie, ispirandosi allo spirito del luogo e trascrivendolo con estrema precisione sui disegni e gli acquerelli.
L’esecuzione del progetto richiese l’intervento di un’equipe per riprodurre nei minimi dettagli il disegno immaginato dall’artista prima di morire. Utilizzando la tecnica di Ravenna, un atelier milanese ha realizzato il luminoso mosaico in smalto, oro e argento che permette ai riflessi della luce di rendere l’opera viva e vibrante. L’altare è formato da una scultura in bronzo patinato, s’intitola Qui, mentre un’altra scultura La source (la sorgente), posta al centro e realizzata in marmo rosa del Portogallo, è divenuta l’acquasantiera. La cappella decorata da Folon, con la sua intensità espressiva e poetica, rimane l’emozionante testamento spirituale dell’artista belga, scomparso a Monaco nel 2005.
“Non è un lavoro che ho scelto, ma un lavoro per cui sono stato scelto dal destino sulla fine del mio cammino, che continuo secondo le mie ricerche, poiché la Cappella mi dà l’occasione di fissarle riunendole tutte”: così scriveva Matisse della sua difficile opera presso i Domenicani di Vence. La Cappella venne dipinta per amicizia nei confronti di Suor Jacques Marie, ovvero la sua ex infermiera e modella Monique Bourgeois che, divenuta suora domenicana, gli chiese di progettarla. Venne inaugurata il 25 giugno del 1951 e rimane il suo testamento spirituale, quello che l’artista considerava “nonostante le imperfezioni, il mio capolavoro“.
Ciò che più emoziona è la bellezza dei volumi, la limpida geometria dello spazio, il bianco semplice e puro a cui fanno da contrasto il giallo limone, il verde vivo, il blu oltremare, i colori della creazione. Tutto è armonia, maestosa semplicità, i visitatori si sentono, come diceva lo stesso artista, “purificati e liberati dai loro pesi”. (Cappella del Rosario-Vence- av. Henri Matisse 466). Un’intera sala dei Musei Vaticani, la Sala Matisse, è dedicata ai cartoni preparatori della Cappella di Vence, unica produzione sacra dell’artista francese.
Poeta, drammaturgo, scrittore, disegnatore, regista, attore, il vitalissimo ed eclettico Jean Cocteau (1889-1963) lasciò in Costa Azzurra, oltre alla decorazione della Salle de mariage di Menton e la Villa “tatuata” Santo Sospir a Saint-Jean-Cap-Ferrat, la ristrutturazione della piccola cappella romanica dedicata a San Pietro di Villefranche sur-mer. Dal 5 giugno del 1956 ne affrescò le pareti interne ed esterne. Il suo segno stilizzato e colorato si nota già nella facciata rossa, gialla e bianca, con forme geometriche curvilinee alternate che danno l’impressione di essere state scolpite nella pietra. Il decoro murale ricopre interamente la superficie interna e venne eseguito prevalentemente con la tecnica del carboncino, a cui furono successivamente aggiunte sfumature di rosa pallido, giallo e azzurro.
Dal ‘48 al ’55 Pablo Picasso si stabilì a Vallauris, a Villa Galloise, assieme alla compagna Francoise Gilot. Il suo arrivo coincise con un rilancio dell’attività ceramica in declino e diede nuovo impulso alla creatività dei vari atelier. Seguendo il suo esempio, arrivarono a Vallauris pittori e scultori, tra cui Cocteau, Matisse, Chagall, Lèger, Reverdy, Branner, Pignon, Verdet. Nell’atelier Madura, di Suzanne e George Ramié, Picasso eseguì un gran numero di ceramiche, di cui ancora oggi l’atelier conserva l’esclusiva. Ma la sua attività, che si concretizzò in una sorprendente serie di opere, non si limitò solo a questo.
Divenuto cittadino d’onore nel 1949, all’età di 70 anni l’artista decise di decorare la Cappella del piccolo castello rinascimentale dei Lascaris per farne un tempio della pace. La Guerra è raffigurata su un carro antico seguita da un corteo di nere sagome, fermate dalla Giustizia; la Pace è simbolicamente costituita da un gruppo che richiama la musica, la danza, la fecondità. Particolare piuttosto ignoto: l’affresco fu esposto in Italia prima di essere steso sul posto nel 1954. Dopo Guernica (1937) e il Massacro in Corea (1951), l’affresco di Vallauris costituisce l’ultimo manifesto politico di Picasso.