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LA BUSSOLA DI AGO Sanremo Covid Edition

Amadeus Amadeus
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Ha senso un Festival di Sanremo senza pubblico? Meglio rinviare, come sono saltati in tutto il mondo i festival del cinema, le fiere e le biennali d’arte, le manifestazioni sportive e tutte le stagioni liriche, concertistiche e teatrali

– …Pensa che esperienza straordinaria avrebbe potuto essere. A potermela permettere, io avrei aderito immediatamente: una nave in mezzo al mare, isolata dal resto del mondo in una bolla di assoluta sicurezza, con a bordo artisti, staff tecnico, giornalisti, giurie e pubblico, tutti quotidianamente controllati e tamponati, dove allestire le cinque serate del Festival di Sanremo 2021. “La nave dei folli”. Un’idea geniale, irripetibile. Un sogno per scrittori come Cortázar, o per registi come Altman… Il fatto è che in Italia non abbiamo nessun Cortázar e nessun Altman (immagina che capolavoro sarebbe stato, diretto da un eventuale “Altman italiano”, un film sugli ultimi anni di vita di Franco Califano, in giro per show e spettacolini nei teatrini e nelle piazze dei piccoli centri. Una cosa che neppure Fellini…)

– Ma non pensi che Sanremo, inteso naturalmente come “Festival della Canzone Italiana”, avrebbe senso solo sul palcoscenico del Teatro Ariston, con tutto il baraccone che ne deriva dentro e fuori?

– Non c’è dubbio. Ma c’è una pandemia in corso e bisogna adeguarsi. Quella della nave sarebbe stata l’unica ipotesi percorribile per mantenere il senso di una manifestazione che, come il Palio di Siena, ha bisogno di quel calore e di quella “sugna” garantiti solo dalla presenza di un pubblico in carne, ossa e pelle. Sanremo non è una semplice rassegna canora, né un varietà di fascia serale girato in uno studio televisivo dove il pubblico reagisce a comando, magari preregistrato e trasmesso in differita. No. Senza la diretta, che impietosamente restituisce stecche, gaffes, tempi vuoti, litigi, imbarazzi e finti tentativi di suicidio (e nel dirlo, quanta nostalgia per Pippo Baudo!…), tanto meglio saltare e rinviare, come sono saltati in tutto il mondo i festival del cinema, le fiere e le biennali d’arte, le manifestazioni sportive e tutte le stagioni liriche, concertistiche e teatrali… E i Palii di Siena di luglio e di agosto.

– Ma per la Rai sarebbe una pugnalata alla schiena. Con la pubblicità raccolta nella settimana del Festival, Viale Mazzini ci campa un’intera annata… Rifiuti categoricamente l’ipotesi di un’edizione blindata nell’Ariston, rigorosamente senza pubblico e nel totale rispetto delle norme imposte da Speranza e Franceschini?

– Categoricamente. Poi, ovvio che se si farà lo stesso non me ne perdo un minuto, come vedrei ugualmente un Palio di Siena corso in una Piazza del Campo deserta, magari un cavallo alla volta, conteggiato col cronometro… Ecco, il paragone mi pare calzante: ma sarebbe tutt’altro. Un happening, addirittura un'”installazione situazionista”, forse. Ma non un Palio vero.

– Insomma, secondo te non c’è soluzione.

– Lo dicono pure Al Bano e Riccardo Muti. Tanto meno quell’idea macabra dei figuranti pagati! Il solo suggerimento sensato di cui ho letto in queste ore viene da un tale dell’Ospedale di Genova, che propone di invitare a far da pubblico i circa 1500 operatori sanitari vaccinati finora, come premio per l’impegno e il lavoro svolto nell’emergenza dei mesi passati. Praticamente azzerato il rischio dei contagi.

– Ma Franceschini non transige: c’è un decreto che impedisce spettacoli con la presenza del pubblico in tutti i teatri italiani, Ariston compreso. Anche per non scatenare le ire di attori, registi, musicisti fermi da ottobre, e sostenuti in massa dal loro affezionatissimo pubblico.

– Ah ah ah, quelli non aspettano altro che si faccia Sanremo, anche con un solo spettatore in sala, per scendere sul piede di guerra. Ne fanno una questione di “passione”, di “amore per la cultura”… e se ne fottono del virus. Continuano a sbraitare che i teatri e i cinema “sono luoghi sicuri” (ma in base a cosa? da dove la prendono tutta questa certezza? Mezza orchestra e mezzo coro della Scala si sono beccati il Coronavirus, tra ottobre e dicembre), senza considerare che per andarci, a teatro o al cinema, devi uscire di casa, infilarti nel traffico, con il rischio che se per la strada ti capita un incidente e ti fai male, ti devono portare in ospedale in un periodo di piena emergenza come quello che stiamo vivendo… Questa è gente che vive tra le nuvole. “Perché i supermercati sì e i teatri no?” Vorrei vedere! Se non si mangia, non si campa. Mentre ti do questa notizia: senza commedie e senza sinfonie non è mai morto nessuno. Per qualche mese puoi anche vederteli sullo schermo della smart tv i tuoi concerti e i tuoi film. E tu sai quanto anche io non vivo praticamente di musica, cinema e tutto il resto. Al momento mi devo accontentare, e tacendo goder.

– Insomma, Sanremo sì o Sanremo no?

– Non approvo Amadeus quando minaccia di mollare tutto. Il Festival non è roba sua. Però lo capisco. Sarebbe come costringere un’orchestra a suonare Wagner o Rossini con la sordina su tutti gli strumenti. Perciò Sanremo, a mio avviso, quest’anno dovrebbe serenamente saltare, e non abbassarsi, come accadrà, al rango di manifestazione canora televisiva trascurabile da chiunque non si occupi di musica leggera come il sottoscritto, che ha sempre guardato il Festival per motivi del tutto estranei alla musica, come un contradaiolo che segue il Palio non certo perché si interessa di cavalli. Insomma, Sanremo Covid Edition anche no, grazie. Oppure si tornasse all’idea meravigliosa della nave! Finché la barca va…

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