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Da Basquiat agli affreschi veneziani. L’arte tra palla e canestro, il basket e la creazione artistica

Jeff Koons Jeff Koons
Jeff Koons
Jeff Koons

Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto nel mese di gennaio 2021 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.

“Un capolavoro!” – “Un’opera d’arte” – “Il coach ha disegnato lo schema perfetto!”. Esiste un legame più profondo tra arte e pallacanestro, oltre al linguaggio giornalistico?

In occasione della nuova stagione, le squadre della NBA (National Basketball Association) hanno presentato le maglie “city edition” che si distinguono in quanto vengono utilizzate meno frequentemente e presentano un design unico. La peculiarità delle city edition viene espressa attraverso forme e colori che raccontano l’identità della comunità di appartenenza delle franchigie (il termine con cui gli addetti ai lavori chiamano le squadre). Per la stagione 2020-2021, i giocatori dei Brooklyn Nets indossano una maglia city edition ispirata alle opere dello street artist Jean-Michele Basquiat (1960 – 1988), nativo proprio di Brooklyn. La divisa riprende, su fondo nero, una serie di elementi grafici (colori e simboli) dell’arte di Basquiat, tra cui compare anche la corona, elemento ricorrente nelle opere dell’artista e simbolo che richiama il nome della contea dove i Nets giocano le partite, chiamata appunto “Kings County”. La franchigia non è nuova a omaggi artistici: per due stagioni (2018-19 e 2019-20) la divisa city edition era stata dedicata al rapper The Notorious B.I.G. (1972 – 1997), anche lui nato a Brooklyn. Tra le due stagioni sono stati apportati alcuni cambiamenti: nella stagione 2018-19 la maglia presentava ai bordi una componente multicolore che richiamava il rapper; mentre l’anno successivo il richiamo a Notorious B.I.G. era la scritta “BED-STUY”, il nome del quartiere di Brooklyn in cui era nato il cantante (Bedford–Stuyvesant).

Rimanendo negli Stati Uniti, nelle città in cui hanno sede le franchigie NBA, sono presenti diversi murales che dimostrano l’attaccamento delle comunità verso la propria squadra. Questo aspetto si è manifestato con ancora più forza a gennaio 2020 dopo la scomparsa dell’ex-giocatore dei Los Angeles Lakers Kobe Bryant, a causa di un incidente in elicottero. In questo caso la street art è stata una delle modalità più utilizzate per rendere omaggio al campione non solo nella città di Los Angeles, ma in diverse parti del mondo. I legami con l’arte, soprattutto con la street art, non sono finiti qui: in giro per il globo alcuni campetti pubblici sono diventati delle vere e proprie tele in cui le linee del campo e i canestri sono diventati parte di un’unica opera d’arte. Questa tipologia di iniziative spesso rientra in piani di riqualificazione dei quartieri.

Da sinistra a destra le maglie city edition dei Brooklyn Nets delle stagioni rispettivamente 2018-19; 2019-20; 2020-21
Da sinistra a destra le maglie city edition dei Brooklyn Nets delle stagioni rispettivamente 2018-19; 2019-20; 2020-21

Possiamo trovare un rapporto tra arte e pallacanestro anche nel mondo delle aste. A maggio 2020 la casa d’aste Sotheby’s ha aggiudicato un paio di scarpe Nike Air Jordan alla “modica” cifra di 560.000 dollari, stabilendo un nuovo record per la vendita di un paio di scarpe all’asta (il precedente era di 460.000 dollari). Una cifra importante anche confrontandola con un’altra asta di Sotheby’s tenutasi a giugno: il terzo lotto più caro di quell’incanto è stato “Composizione con Sughero” di Burri, battuto parimerito con un taglio di Fontana per 552.500 euro.

Il modello di scarpe Air Jordan battute all'asta da Sotheby's a maggio 2020
Il modello di scarpe Air Jordan battute all’asta da Sotheby’s a maggio 2020

Le Air Jordan vendute non erano (ovviamente) delle sneaker qualunque: le scarpe sono appartenute a Michael Jordan, uno dei cestisti più iconici di sempre del mondo del basket. Queste sono state calzate dalla leggenda NBA nella sua prima stagione nella lega americana. I motivi di questo successo sono da individuare in diversi fattori. In primis le scarpe sono state utilizzate e firmate dallo stesso Micheal Jordan; in seconda battuta nel 2020 si è celebrato il 35° anniversario dal lancio di questo modello, ormai diventato un’icona assieme al giocatore. Un terzo fattore è che le scarpe venivano dalla raccolta di un collezionista di sneakers rinomato, Jordan Geller. Infine l’asta è coincisa con la trasmissione dell’ultima puntata di The Last Dance, serie tv che racconta l’ultimo titolo vinto in NBA da Jordan nel 1998 con i Chicago Bulls insieme a molti retroscena della sua carriera.

Alcuni campetti artistici; in senso orario da sinistra: Alessandria (ITA) disegnato da GUE; New York (USA) disegnato da KAWS; Parigi (FRA) disegnato da III-Studio
Alcuni campetti artistici; in senso orario da sinistra: Alessandria (ITA) disegnato da GUE; New York (USA) disegnato da KAWS; Parigi (FRA) disegnato da III-Studio

Dopo aver parlato di divise, campetti, tabelloni e scarpe, un altro tassello sul rapporto tra arte e pallacanestro è quello architettonico: il palazzetto è la struttura che contiene il campo da gioco e gli spalti. Per trovare un esempio di questa unione è sufficiente rimanere nei confini italiani, nello specifico a Venezia alla Scuola Nuova di Santa Maria della Misericordia. Già sede sin dalla metà del XIX secolo delle attività ginniche della locale società Reyer, tra il 1941 e il 1974 l’edificio ha ospitato le partite della sezione cestistica della stessa, che in quegli anni ha partecipato alla massima serie italiana, dove milita tutt’ora da protagonista. Attualmente gioca a Mestre nel palazzetto più funzionale, capiente e adatto. Il complesso originale fu costruito tra il 1534 e il 1583 secondo un progetto probabilmente di Jacopo Sansovino (1486 – 1570) e ha ospitato fino all’800 una confraternita di frati. L’edificio è diviso in due piani dove al primo venivano ospitate le funzioni religiose, mentre al secondo vi è un ampio spazio che fungeva da salone. Quest’ultimo divenne la palestra. Alle pareti sono presenti alcuni affreschi della scuola di Paolo Veronese (1528 – 1588), che hanno risentito dell’uso improprio dello spazio, ma che sono stati restaurati recentemente. Nel corso degli anni lo spazio è entrato nella memoria degli appassionati di basket che ricordano “La Misericordia” come la: “palestra più bella del mondo”, riconoscendole un fascino unico che nessun altro palazzetto evocava.

Anche una palla è diventata un’opera d’arte e chi se non Jeff Koons (1955) poteva proporre tale provocazione? Negli anni ’80 nella serie Equilibrium, i palloni da basket erano un elemento ricorrente.

fotografia scattata alla "Misericordia" di Venezia
Fotografia scattata alla “Misericordia” di Venezia

Dopo aver chiuso questo cerchio, provate a immaginare ogni elemento di un campo da basket legato all’arte (quelli che abbiamo visto)… datevi qualche secondo e definite meglio le forme… Vediamo un’opera d’arte totale!

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