Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto nel mese di gennaio 2021 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
Secondo un recente articolo della Rivista Studio, Francis Bacon (Dublino 1909 – Madrid 1992) è l’artista più rappresentativo del nostro tempo: a un 2020 conclusosi con record d’asta e prestigiose mostre (quella di Parigi al Centre Pompidou e di Roma nel Chiostro del Bramante), fa seguito un inizio 2021 con nuove esposizioni e top lot.
“Per quanto riguarda il mio ultimo trittico … non potevo dipingere Agamennone, Clitemnestra o Cassandra, come una semplice pittura storica … Ho cercato di creare un’immagine dell’effetto che si produceva dentro di me.”
Francis Bacon, Homage to Bacon, Tate 2008
La pandemia ha sconvolto i meccanismi del mercato dell’arte, mettendo in crisi fiere, gallerie e i tradizionali asset della compravendita: essendosi trovate a fine marzo a cancellare o posticipare appuntamenti (con un numero di cessioni ridotto del 64,9% rispetto alla primavera del 2019 e un conseguente crollo del fatturato complessivo pari al 72,1%), le case d’asta hanno adottato differenti strategie. Tra le più importanti, si riportano Sotheby’s e Christie’s: hanno puntato entrambe necessariamente sull’online, estendendo la platea dei possibili interessati e prolungando l’orario di vendita sino alla fascia notturna, e adottando per quanto fosse possibile una modalità mista.
La resilienza di Sotheby’s è stata premiata a giugno, con l’aggiudicazione del top lot 2020, ovvero il Trittico dell’Orestea (1981) di Francis Bacon, artista cardine della pittura novecentesca europea e presenza oramai fissa nelle aste nazionali e internazionali. Gli acquirenti, a suon di squilli telefonici e di click sul display, hanno traslato la concitazione delle vendite fisiche in un euforico ping pong digitale di offerte, raggiungendo la cifra record di 86,6 milioni di dollari. Precedentemente collocato nel museo del collezionista norvegese Hans Rasmus Astrup, il dipinto si rivela una delle composizioni baconiane più esplicative: il pittore, ispiratosi all’omonima tragedia di Eschilo, reinterpreta un’atmosfera antica in chiave moderna, creando un’icona pungente della precarietà umana. Le tele, tanto dinamiche quanto frammentate, riducono l’immagine dell’uomo a un gomitolo di forze e colori.
L’Orestea non è l’unico trittico baconiano ad aver sconvolto lo scenario pubblico. In primo luogo, Three studies of Lucian Freud (1969): da una stima iniziale di 60 milioni di dollari, è stato battuto nel 2013 da Christie’s a 142 milioni di dollari. La vendita della composizione ha spodestato dal podio delle opere più costose della storia una delle quattro versioni de L’Urlo di Munch (1863 – 1944), la cui cessione ammontava “soltanto” a 119,9 milioni di dollari. Di grandezza spropositata (due metri d’altezza per uno e mezzo di larghezza), il triplice è un omaggio al nipote del fondatore della psicoanalisi, collega e amico intimo di Bacon. Il pittore è colto in una gabbia geometrica su uno sfondo giallo canarino, le pareti si contraggono, si spostano, le sedie si chinano o si sollevano di poco, gli abiti si accartocciano come fogli di carta in fiamme. In secondo luogo, su Travel365, viene stesa una lista dei lotti più costosi al mondo del 2021 e in tredicesima posizione si colloca il Trittico 1976, acquistato nel 2008 dal magnate russo Roman Abramovich. L’opera ha raggiunto una stima di 86 milioni di dollari.
Oltre alle aste, anche il grande pubblico, fra musei e gallerie, avrà l’occasione di ammirare le opere e i trittici dell’artista irlandese. Dal 30 gennaio è stata infatti inaugurata alla Royal Academy of Art di Londra la mostra Francis Bacon: Man and Beast. 45 opere ‒ dagli esordi negli anni Trenta fino alla maturità degli anni Novanta ‒ che trovano nel punto di incontro fra l’essere umano e l’animale una panoramica visiva che evidenzia l’incredibile attualità della poetica baconiana. Dai trittici della centauromachia alle composizioni della corrida, l’esposizione si concluderà il 18 aprile 2021.
Perciò, il revival del trittico continua e non stupisce. Forse è proprio la vicinanza di Bacon al sentire contemporaneo a spiegare la crescita della sua importanza – e coerentemente delle sue quotazioni: l’autore, devastato dagli orrori della Seconda guerra mondiale e assediato dagli effetti estranianti del dopoguerra, rinuncia a un’idea di immagine come ritratto fedele della realtà. Lasciando tale compito al cinema e alla fotografia, l’artista cerca più che uno scatto un effetto devastante, che trova la sua maggior esplicazione nel trittico. Da ritratto tripartito e sacro in età medievale, a scenografia mutante e deformata dell’innominabile attuale. Con le sue figure, prigioniere di quinte senza sbocchi, il trittico esprime a oltre vent’anni dalla morte del suo artefice il resoconto perfetto della vita al tempo della pandemia. Quasi una cronaca espressionista del nostro quotidiano, o almeno del quotidiano di molti di noi.