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Esilio e appartenenza nelle fotografie di Jitka Hanzlová. La personale a Milano

Jitka Hanzlová, WATER, 2013 – 2019 Human Light, Untitled, 2018 (Landscape stripes) Original c-print 40,5 × 30,5 cm

La fotografa ceca Jitka Hanzlová (1958) torna per la quarta volta da Raffaella Cortese con Architectures of Life, che riunisce alcune serie fotografiche realizzate dall’artista tra gli anni Novanta e il primo decennio del nuovo millennio. Animali, persone, architetture, natura vengono fissati in istantanee che rivelano tutta la poeticità e l’intimità del suo lavoro. La mostra è visitabile sino al 24 aprile 2021.

Le due sedi della Galleria Raffaella Cortese, in via Stradella 1 e 4, ospitano la quarta personale della fotografa ceca Jitka Hanzlová. Architectures of Life espone ventotto immagini scattate dalla Hanzlová negli ultimi trent’anni, dal 1990 al 2019, in cui cattura persone, paesaggi, architetture, animali che rimandano al pensiero intimo della fotografa. Come apparizioni silenziose, i suoi scatti un po’ malinconici ci ricordano della presenza dell’uomo attraverso la sua assenza, come in Untitled, 2002 (Living Room), con un sofà che, colpito dai raggi del sole, trattiene le tracce del passaggio di qualcuno, come segni che rimandano ad altre cose, o in Untitled, 1995 (Bus) con un bus senza passeggeri, vuoto e pieno solo dei sedili. Non a caso, quest’ultima immagine appartiene alla serie Bewohner (1994-96), che in tedesco significa abitante, riferendosi non solo alle persone, ma anche agli animali e alle cose.

Gli scatti di Jitka Hanzlová sono ritratti, vissuti e analizzati da un punto di vista spesso verticale, che inglobano il contesto e lo elevano a elemento significante dell’immagine. Il paesaggio e il contesto si fanno personaggi, al pari delle figure, capaci di raccontarci della vita di chi ritrae e di parlarci della totalità a cui apparteniamo. Individualità e universalità, uomo e natura. Architectures of Life, sono le architetture sottese alla nostra vita e che appartengono al regno della Natura. In questo senso forse la fotografia più significativa è Untitled, 2010 (Haniel), in cui un anfiteatro vuoto sepolto dalla neve e dal ghiaccio ci ricorda di quanto la ciclicità della vita sia legata a quella della natura.

Jitka Hanzlová, HIER, 1997 – 1998, 2002 – 2010 Untitled, 2010 (Haniel) Original c-print 40,5 × 30,5 cm

Prima di tutto questo c’è però l’identità di esiliata vissuta da Jitka Hanzlová tra il 1982 e gli anni Novanta, con la caduta del muro di Berlino (1989). Negli anni Ottanta la Repubblica Federale Cecoslovava, come era allora conosciuta, stava lottando sotto un regime comunista che divenne più repressivo dal 1968 in poi, a seguito del tragico fallimento del “socialismo dal volto umano” rappresentato dal presidente Alexander Dubček. Nonostante la lontananza da casa e dalla famiglia, gli anni di esilio furono cruciali per la sua evoluzione come persona e come artista. I primi lavori in cui si identifica veramente sono quelli che ha iniziato a creare nel 1990, quando è stata in grado di tornare nel suo villaggio natale di Rokytník, della cui serie in mostra è presente Untitled, 1990 (Cooperlake). Vissuti nel villaggio tedesco di Essen, gli anni da esiliata hanno fatto sì che il distacco dalla lingua madre la conducessero a eleggere come lingua franca la fotografia, con cui iniziò a “parlare” della sua cultura natale, creando immagini della comunità che funzionano per lei come ri-incontro e riconoscimento.

Le serie fotografiche di Jitka Hanzlová sono intime e personalissime riflessioni sulla vita, in cui è centrale il tema dell’esilio, che lei ha vissuto e che ritrae con immagini di grande sofferenza. Ad esempio in Brixton, le donne afro-caraibiche che fotografa, stanno vivendo un esilio economico, oltre che identitario, vivendo in un quartiere londinese povero e socialmente svantaggiato. I loro volti sono il segno indelebile dello sradicamento, della perdita delle radici, ben espresso dai loro sguardi che trasmetto un senso di profonda tristezza, disperazione, alienazione e rassegnazione.

Jitka Hanzlová, BRIXTON, 2002 Untitled, 2002 (Renata) Original c-print 40,5 × 30,5 cm

Jitka Hanzlová ha attraversato contesti, identità e culture alla ricerca del significato di appartenenza che sta al centro delle sue immagini. Tra le serie più recenti a cui ha lavorato, There is Something I Don’t Know (2007-2012) riflette sul fattore tempo, sulle tracce lasciate dagli esseri umani nella storia. Così come nella pittura rinascimentale i ritratti richiedevano lunghi tempi di posa, così la Hanzlová lavora in due tempi, entrambi decisivi: quello in cui si presenta davanti al soggetto e quello “in studio”, in cui va alla ricerca dell’istante, del “tra” – come lo definisce la fotografa – che deve essere in grado di riassumere il tempo, il contesto e l’individuo. Le fotografie di Jitka Hanzlová sono ponti verso il passato, che fanno da base per il futuro.

Jitka Hanzlová, BEWOHNER, 1994 – 1996 Untitled, 1995 (Bus) Original c-print 40,5 × 30,5 cm
Jitka Hanzlová, HORSE, 2007 – 2014 Untitled, 2007 (Filly) Original c-print 29,7 × 21,2 cm

Informazioni

Galleria Raffaella Cortese
Via Stradella 1 e 4, Milano

Jitka Hanzlová – Architectures of Life
Fino al 24 aprile 2021

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