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Banksy. La “Bambina con l’hula hoop” staccata dal muro e venduta a un collezionista

La bambina con l'hula hoop La bambina con l'hula hoop courtesy Banksy
La bambina con l'hula hoop
La bambina con l’hula hoop courtesy Banksy

Un triste rituale che si ripete. Ancora una volta, un’opera dell’artista di Bristol viene letteralmente “staccata” dal suo contesto e ricollocata nell’ultimo posto dove dovrebbe stare. Nel salotto di un ricco collezionista o in un caveau controllato da uomini in divisa. La “bambina con l’hula hoop” di Banksy è stata venduta a una galleria per una cifra a sei zeri

La mercificazione dell’arte di strada

Non vi annoieremo con la solita questione della complicata relazione tra il mercato dell’arte e la street art. Anche perché dietro il termine di “arte di strada” si etichetta come un insieme quello che in realtà è eterogeneo in azione, tecniche e concetto. Un argomento che si ripropone ogni volta che un’opera dello street artist più famoso al mondo viene battuta all’asta. O un museo allestisce una mostra in suo onore, rigorosamente non autorizzata dall’artista.

Che piaccia o no, la  mercificazione e la musealizzazione della street art sono due realtà che partono da lontano. E lo stesso Banksy ne è così consapevole da aver creato la Pest Control, un team che si occupa di certificare o meno le sue opere come autentiche (con o senza firma).

Opere decontestualizzate

Tuttavia,  un quadro battuto all’asta – per quanto riguarda l’artista di Bristol il record appartiene a Devolved Parliament – o una mostra con litografie e qualche piccola installazione non possono essere paragonati al triste rituale di opere letteralmente staccate dal proprio contesto urbano per essere rivendute a ricchi collezionisti, rinchiuse in qualche caveau o esposte per pochi intimi come una sorta di trofeo di caccia imbalsamato.

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La bambina con l’hula hoop di Banksy

I murales di Banksy interagiscono sempre con il contesto circostante senza il quale diventano opere grafiche prive di senso. La bambina con l’hula hoop apparsa il  13 ottobre 2020 a Nottingham – e poi rivendicata come sempre dall’artista sul suo profilo instagram – era fortemente contestualizzata nel tempo e nello spazio.

Da un lato rappresentava un inno alla felicità delle cose semplici nel pieno dell’epidemia determinata dal Covid. Dall’altro un omaggio ad una famosa fabbrica di bici della zona (ne abbiamo parlato QUI). Privata del suo stesso concetto, l’opera è stata venduta per una cifra a sei zeri dal proprietario dell’immobile dove l’artista ha eseguito il murale in una sorta di installazione 3d con tanto di bicicletta (poi ovviamente rubata).

Lo stesso proprietario, che ha voluto rimanere anonimo, ha poi dichiarato a un giornale locale di aver provato a tenere l’opera a Nottingham ma “le discussioni con le organizzazioni locali, gli enti di beneficenza e gli organismi nazionali” non avevano portato a nessuna decisione poiché “nessuno era in grado di impegnarsi a rilevare la proprietà dell’arte”.

Acquistata da una galleria e rivenduta a un collezionista

Ad acquistare la “lastra di mattoni” del fianco dell’edificio in Rothesay Avenue, una galleria d’arte che da quanto si apprende da Artnet si era già aggiudicata in passato “Season’s greetings” a Port Talbot. 

Protagonista dell’operazione il mercante d’arte John Brandler della Brandler Galleries nell’Essex. Che ha dichiarato alla stampa di aver anche salvato il murale dalla sua rovina in quanto il pannello di plastica che il proprietario aveva fatto allestire per proteggere l’opera dai vandali, in realtà non lasciava respirare il muro. Ha poi aggiunto di aver chiamato una società altamente specializzata  per la rimozione e lo spostamento dell’opera.

Ad acquistare l’opera – che potrebbe far parte di una mostra che sarà inaugurata a maggio al Moyse’s Hall Museum di Bury St Edmunds, nel Suffolk – un collezionista appassionato di Banksy.

Banksy tornerà a Nottingham?

Da quanto riporta Artnet, la Pest Control avrebbe riferito alla Nottingham Projec – un’associazione che si occupa di valorizzare l’arte locale – il desiderio che il murale rimanesse al suo posto. “Riteniamo che sia un vero peccato che Nottingham abbia perso il suo Banksy“, ha detto alla BBC un portavoce del Nottingham Project. “Speriamo che questo non impedisca all’artista di tornare in città in futuro“.

Nel frattempo, in molti stanno commentando la foto del murale postata da Banksy nel mese di ottobre. Manifestando il loro disappunto per quella che reputano una privazione per la comunità locale e chiedendo a Banksy di ritornare a Nottingham con un nuovo murale.

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