Print Friendly and PDF

(S)punti di vista. Ci voleva Clooney per chiedere la restituzione dei marmi del Partenone?

George Clooney George Clooney
I marmi Elgin, al British Museum
I marmi Elgin, al British Museum

Il tema della restituzione dei marmi Elgin innesca da decenni delicate considerazioni storiche, culturali, diplomatiche. Ora Clooney lancia la sua grossolana crociata

Molti, se non tutti, si sono elettrizzati con il suo “Ocean eleven” e successivi sequel. Sono rimasti stregati dalla sua performance nello straordinario omerico “Fratello dove sei!”. Si sono appassionati al suo colossale “Monuments Men”. Insomma, molti, se non tutti, riconoscono in George Clooney uno degli attori – qualcuno anche dei registi – migliori nel terzo millennio. Ma oggi una domanda si impone: basta aver diretto e interpretato nel 2014 un film sulle opere d’arte salvate dai nazisti per prendere grossolane posizioni in materia artistica?

Lui, Clooney, deve esser convinto di sì. Tanto da partire lancia in resta per una crociata che da decenni vede in campo profluvi di cavalieri. Magari – su fronti opposti – un pochino più attrezzati del bel George. Ma il temerario “dottor Ross” ha una marcia in più: e scrive una lettera aperta a un gruppo di studiosi, professori e personaggi della cultura, chiedendo al Regno Unito di restituire i marmi del Partenone alla Grecia. Così, fuor di contesto. Poco conta che da almeno 40 anni fior di studiosi e di politici si arrovellino attorno alla spinosissima questione: “ci sono molti oggetti di valore storico che devono essere restituiti ai loro originali proprietari”, decreta.

 

George Clooney
George Clooney

Probabilmente, la mozione cerca di inserirsi nell’attualissimo tema post-colonialista. Che vede le più grandi istituzioni occidentali gareggiare nelle sacrosante restituzioni di oggetti d’arte depredati in situazioni storicamente critiche. Non fu così per i fregi del Partenone, trafugati due secoli fa da Thomas Bruce, settimo conte di Elgin, che poi li vendette al governo britannico che oggi li espone bellamente al British Museum? Sicuramente sì: ma il tema delle restituzioni in “occidente” è vexata quaestio, contaminata da mille considerazioni storiche, culturali, diplomatiche. E un, pur bravo, attore, pensa di risolverle con una lettera?

E poi: non è chiaro che nell’attuale orgia di politically correct, che da mesi l’inchiesta di ArtsLife esplora in tutte le sue sfaccettature, avrai i tuoi tesori restituiti solo se ti chiami Benin, Mali o al massimo Etiopia? Nella caduta di stile di George, certo, non è secondario il ruolo della moglie, l’avvocato anglo-libanese per i diritti umani Amal Alamuddin. La quale è da tempo attiva sulla questione, tanto da indirizzare nel 2015 al governo greco un dossier sulle azioni per reclamare i marmi. Dossier che il governo greco rispedì inesorabilmente indietro alla mittente

Commenta con Facebook