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Bulimico collezionsta d’arte (e di morte): un film racconta la storia del catalogo Göring

Hitler e Göring

Un Tintoretto in corridoio, un Cranach in salotto, un paio di Renoir in sala da pranzo: nella sua tenuta a nord di Berlino, il generale nazista Hermann Göring esibiva come trofei le opere sottratte ai collezionisti ebrei. Nel 2015, il catalogo in cui ne teneva il conto è stato pubblicato da Flammarion. Il documentario di Arte in italiano ripercorre la vicenda di una delle più grandi razzie della storia.

Asso dell’aviazione, dal 1933 Hermann Wilhelm Göring (Rosenheim, 1893 – Norimberga, 1946) diventa il principale luogotenente di Hitler. Blandamente interessato all’arte, esordisce come collezionista tramite l’acquisto di alcuni dipinti rinascimentali italiani e tedeschi presso la Galleria Sangiorgi di Roma. Con il dilagare della follia nazista, il passo è breve perché si passi alle razzie: Göring approfitta del proprio ruolo per accaparrarsi le ricchezze artistiche dei paesi conquistati, accumulando negli anni una sbalorditiva collezione personale.

Da Degas a Van Gogh, dal Tintoretto a Botticelli, il patrimonio del braccio destro di Hitler cresce di pari passo con il suo potere. Di 1800 opere si compone, alla fine, il suo bottino, per la maggior parte sottratte alle famiglie ebree perseguitate e rinchiuse nei campi di concentramento. Göring le conserva ed esibisce nella sua tenuta Carinhall, nel cuore della foresta della Schorfheide, e tiene traccia di ogni nuova acquisizione in un accurato catalogo. Scoperto dai soldati francesi tra i suoi effetti personali alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il manoscritto è a lungo custodito negli archivi diplomatici di Parigi prima di essere pubblicato, nel 2015, dalla casa editrice francese Flammarion.

Il documentario di Laurence Thiriat, disponibile su Arte in italiano fino al 26 aprile 2021, ripercorre la storia di questa violenta spoliazione di opere d’arte volta a soddisfare l’avidità di un bulimico collezionista.

Hitler e Göring

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