Il contributo #15 è di Sabrina Donadel, giornalista e conduttrice televisiva, ideatrice di Private Collection, format in onda dal 2014 su Sky Arte, che racconta il mondo dei collezionisti di arte contemporanea.
Sabrina ci parla dell’allestimento di una grande mostra inaugurata a Milano nel 2018.
“La mostra di cui ho amato l’allestimento è stata “Igloos” dedicata a Mario Merz, figura chiave dell’Arte Povera, all’Hangar Bicocca a Milano, a cura di Vicente Todolì in collaborazione con la Fondazione Merz.
Entrarvi è stato entrare in una sorta di villaggio dentro un paesaggio primordiale fatto di oltre trenta igloo di grandi dimensioni che rappresentano i processi di trasformazione della natura e della vita dell’uomo e sono metafora delle relazioni tra interno ed esterno, leggero e pesante, chiaro e scuro, spazio fisico e concettuale, individuo e collettività.
Il percorso espositivo si è aperto e si è concluso con due igloo esposti da soli nello spazio.
Il primo impatto è stato con La goccia d’acqua (1987), il più grande igloo mai realizzato per un contesto museale con un diametro di 10 metri, una struttura semisferica in metallo ricoperta da vetri di varie misure e un tavolo triangolare lungo 26 metri che interseca l’igloo da una parte all’altra, al cui vertice è fissato un rubinetto dal quale gocciola dell’acqua in un secchio.
E quando sono arrivata alla fine del percorso, dopo aver perso il senso del tempo tra le opere e aver cercato il mio personale significato della convivenza degli opposti cara all’artista, mi si è bloccato il respiro davanti all’igloo che si stagliava imponente e solo.
Senza Titolo (doppio igloo di Porto, 1998): sul fianco della struttura un numero di Fibonacci di neon e sulla sommità un cervo impagliato, animale che evoca una dimensione arcaica e primitiva, che esalta la potenza dell’installazione. Un’emozione per me.
La mostra, che ha riunito il corpus delle opere più iconiche di Mario Merz, gli igloo, datati tra il 1968 e l’anno della sua scomparsa avvenuta nel 2003, ci ha accompagnati con potente poesia dentro un’architettura primordiale in dialogo con il vivere e l’architettura contemporanea.“(Sabrina Donadel)
ANDREA ISOLA:
Vedete, Sabrina ci racconta quello che dovrebbe essere la visita di una mostra: vivere un’esperienza, perdersi nel mondo che artista e curatore ci hanno voluto raccontare, il tutto racchiuso in un’atmosfera creata con un progetto di allestimento.
In questa mostra che ho avuto personalmente la possibilità di visitare, la grandezza delle opere non sfigurava nel grande ambiente dell’Hangar e lo studio dell’illuminazione ha giocato un ruolo fondamentale.
#appuntidiunexhibitdesigner
Ph: #igloosmariomerz