Una bambina malata a causa delle emissioni di un’acciaieria inquinante, la lotta della mamma e del papà, dipendente dell’industria, per la salute della figlia e per la bonifica della fabbrica: questa la trama di Svegliati amore mio, la fiction che Canale5 ha trasmesso per tre settimane, sollevando un vespaio fra la AncelorMittal (ex Ilva) di Taranto, i sindacati, alcuni giornali e alcuni politici. Fino al licenziamento di uno dei dipendenti.
Il terzo e ultimo episodio della serie, trasmesso mercoledì 7 aprile, è stato il programma più seguito della prima serata televisiva, con 3.543.000 spettatori e il 15.2 per cento di share, battendo anche il film di Fausto Brizzi trasmesso alla stessa ora su Rai1. Protagonisti della fiction, ideata e diretta dalla coppia Simona Izzo e Ricky Tognazzi, sono Sabrina Ferilli ed Ettore Bassi, affiancati da attori come Massimo Popolizio, Iaia Forte, Francesco Venditti. Nonostante il cast e la produzione siano di primo piano, Svegliati amore mio poteva passare quasi inosservata all’interno di un palinsesto Mediaset, nel quale, per tradizione, non mancano le storie familiari e le vicende umane toccanti.
Il provvedimento di AncelorMittal e le reazioni
Ma il management dell’acciaieria AncelorMittal ha involontariamente attirato l’attenzione del pubblico con un’iniziativa che ha suscitato sgomento (secondo quanto dichiarato la stessa sceneggiatrice Simona Izzo): nei giorni scorsi, due dipendenti dell’azienda hanno ricevuto una lettera di richiamo e di sospensione dalle mansioni per aver condiviso sui loro profili social l’invito a seguire la serie di Canale5, evidenziando con enfasi i punti in comune fra finzione e realtà. AncelorMittal si è difesa dalle accuse dei sindacati e delle autorità di Taranto, parlando di denigrazione dell’azienda e dei dirigenti e di affermazioni lesive e minacciose nei loro confronti. Precisando, in seguito, di rispettare la libertà di espressione artistica della fiction. Nelle ultime ore si è appreso che uno dei due dipendenti è stato licenziato; e i sindacati promettono battaglia. A pochi giorni dall’abolizione della censura nell’audiovisivo, decretata dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, si verifica un episodio che sembra voler censurare addirittura l’espressione di un’opinione.
Nel film non viene mai citata la città di Taranto, né tantomeno le stranote acciaierie ex-Ilva: perché i vertici di AncelorMittal hanno sentito il bisogno di un provvedimento così grave, per di più nei confronti dei loro dipendenti e non, eventualmente, di Mediaset o della produzione? A quanto pare, fra l’azienda franco-lusssemburghese e la città di Taranto ormai da tempo non corre buon sangue. L’assessore all’Ambiente del Comune di Taranto, Paolo Castronovi, commenta così l’azione disciplinare: “ArcelorMittal è riuscita a calpestare il sacrosanto diritto di ogni persona, lavoratore e non, a manifestare il proprio pensiero che è un diritto sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e dall’art. 21 della Costituzione italiana. I vertici dell’azienda pensassero piuttosto ad ascoltare i lavoratori e una città intera che da anni chiedono rispetto”.
La serie è ambientata in una città del sud Italia e nel nostro meridione purtroppo non mancano le realtà inquinanti, dove il lavoro è una dolorosa alternativa alla salute. È del dicembre scorso, l’accordo fra Invitalia, società del Ministero dell’Economia e Finanze, ed AncelorMittal per un graduale passaggio della maggioranza dell’acciaieria (60 per cento) allo Stato, nonché per un piano di bonifica che la renderà il più grande impianto siderurgico green d’Europa. Nel frattempo, il 5 aprile, tre giorni dopo il provvedimento di sospensione nei confronti dei dipendenti, un incendio è divampato nella colata continua 2 dell’acciaieria, fortunatamente senza provocare feriti. Ora, inaspettato, il licenziamento di uno dei due dipendenti sanzionati.