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L’arte che fotografa l’arte. Gli scatti di Aurelio Amendola in mostra a Locarno

Aurelio Amendola, Andy Warhol

Appuntamento dedicato alla fotografia d’arte quello con Aurelio Amendola, protagonista della nuova mostra Visti da vicino al Museo Casa Rusca di Locarno, che accoglierà il pubblico fino al 19 settembre 2021.

Dalla scultura di Michelangelo alle combustioni di Alberto Burri, il fotografo Aurelio Amendola (Pistoia, 1938), nel corso della sua lunga carriera, ha saputo ritrarre i più importanti artisti della storia dell’arte. Una passione, quella per l’arte del XX secolo, che acquista anche un valore umano per le frequentazioni personali del fotografo con alcuni artisti. Rapporti di amicizia che hanno dato vita ad importanti lavori monografici dedicati a scultori e pittori moderni tra cui Marini, Burri, Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi e Kounellis.

L’altro polo di interesse di Amendola è la scultura, ambito nel quale ha sviluppato una grande sensibilità documentando alcune note sculture del Rinascimento italiano. Celebri gli scatti delle opere di Jacopo Della Quercia, Canova e Donatello, e anche di singoli capolavori come il pulpito di Giovanni Pisano e il Fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo a Pistoia, Santa Maria della Spina e il Battistero a Pisa, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Più di tutti, si è dedicato alla fotografia delle opere di Michelangelo. Amendola è infatti l’unico fotografo al mondo che ha avuto il privilegio di ritrarre la totalità delle opere di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, realizzando cinque libri a lui dedicati, regalando così all’umanità delle inquadrature meravigliose.

Aurelio Amendola, Alberto Burri

La mostra Aurelio Amendola. Visti da vicino vuole rendere omaggio a un uomo che ha dedicato la sua vita alla rappresentazione del mondo dell’arte. Attraverso una selezione di 79 fotografie, il visitatore avrà l’occasione di apprezzare una tra le più interessanti e significative testimonianze fotografiche mai realizzate sui lavori dei maggiori talenti artistici italiani e internazionali, immortalati con un click della sua inseparabile Hasselblad, sempre rigorosamente in analogico.

Il fil rouge dell’esposizione è l’atelier, luogo privato e inaccessibile, dove l’artista prefigura il suo lavoro in un contesto che ne rispecchia le personalità e l’estro, dove l’opera d’arte viene concepita, realizzata e infine contemplata, ma anche spazio di vita e di autorappresentazione dell’artista stesso. La forza dello sguardo di Amendola sta nell’essere riuscito a penetrare la dimensione interiore dell’artista al lavoro, a fermare il momento assoluto e potente della creazione. Solo lui è riuscito in tale impresa (a parte Ugo Mulas con la celebre sequenza del taglio di Lucio Fontana) grazie alla complicità e intimità creata con gli artisti. È questa l’unicità di Amendola: una combinazione di prodigioso talento professionale unito ad una rara sensibilità umana.

Aurelio Amendola, ovvero l’arte che fotografa l’arte e la fotografia che diventa arte. La sua fotografia non si riduce a mera riproduzione, ma è simile alla pratica scultorea, un atto poetico, allo stesso tempo materiale e spirituale, meditativo e seduttivo. Tra i fotografi più acuti e ricercati del nostro tempo, genio poliedrico, irriverente e solare, che incanta e ti conduce con sé tra rievocazioni di antichi maestri e importanti artisti contemporanei, con il suo stile rigoroso e raffinato, frutto di esperienza, fantasia e capacità tecnica.

Aurelio Amendola, David di Michelangelo Buonarroti

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