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Ci risiamo. L’”orgia” politicamente corretta contagia anche il Turner Prize

Array Collective, fra i finalisti del Turner Prize Array Collective, fra i finalisti del Turner Prize
Array Collective, fra i finalisti del Turner Prize
Array Collective, fra i finalisti del Turner Prize

Il Turner Prize annuncia che per la prima volta la sua rosa di candidati è composta interamente da collettivi d’arte incentrati sul cambiamento sociale

Uno dei grandi vanti del Turner Prize è il modo in cui cattura e riflette l’atmosfera del momento nell’arte britannica contemporanea“. C’è da credergli, visto che a dire questo è Alex Farquharson, direttore della Tate Britain e presidente del Turner Prize. E del resto la cosa non sorprende neanche troppo, per chi abbia seguito i trend della scena artistica negli ultimi mesi (o forse anni). Noi di ArtsLife ne abbiamo parlato a lungo con una seguita inchiesta che magari ora troverà nuovi spunti per riprendere vigore. Incentrata – e veniamo al dunque – sul dominio di tematiche sociali e politiche che ha investito anche il mondo delle arti. Che ormai fatichiamo a definire “visive”.

Idee che si vogliono proiettare in ambito artistico: cosa sempre accaduta, qualcuno obbietta. Fin da Giotto, dal Rinascimento, figurarsi con le avanguardie novecentesche. Ma mai come oggi questo processo prescindeva totalmente dall’aggancio e un oggetto, a una forma. A qualcosa che distinguesse l’”arte” da altre discipline dove le idee trovano la propria collocazione. O quando accadeva – vedi Duchamp – avveniva in un contesto storico “rivoluzionario”, che per certi versi motivava quelle che erano comunque accolte come provocazioni spesso deflagranti. Ma ora è trascorso un secolo, e questa funzione “critica” ha oggettivamente perduto forza e anche legittimazione.

Cinque collettivi

Tutto questo torna d’attualità ora che il Turner Prize, dopo un anno di fermo causa pandemia, annuncia che per la prima volta, la sua rosa di candidati è composta interamente da collettivi d’arte incentrati sul cambiamento sociale. “Dopo un anno di blocco, durante il quale pochissimi artisti sono stati in grado di esporre pubblicamente, la giuria ha selezionato cinque eccezionali collettivi il cui lavoro non solo è continuato durante la pandemia, ma è diventato di conseguenza ancora più rilevante“, puntualizza Farquharson.

Collaborazione e solidarietà sono i temi alla base delle proposte di quest’anno: affrontati – e si vedrà in quali termini – dai gruppi Array Collective, Black Obsidian Sound System, Cooking Sections, Gentle/Radical e Project Art Works. La mostra del lavoro degli artisti – rigorosamente escluse tecniche “antiquate” come pittura o fotografia – è prevista per settembre presso la Herbert Art Gallery and Museum di Coventry, nel Regno Unito. Al vincitore, annunciato a dicembre, andranno 25mila sterline, ai finalisti 10mila pounds ciascuno.

https://www.tate.org.uk/art/turner-prize

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