Punti di vista laterali sulla 17° Biennale di Venezia di Architettura, diretta da Hashim Sarkis. Fra tante luci e qualche ombra
Padiglioni nazionali
I padiglioni nazionali sanno sempre regalare delle sorprese, un genius loci, un sapore diverso offerto da ciascun Paese. Una specie di archeologia dell’abitare dal padiglione Giappone, un visionario collage di edifici esistenti riassemblati in una città immaginaria nel Belgio, la più bella installazione di tutta la Biennale nel padiglione Spagna. Con una nuvola di fogli/progetti frutto di un sorteggio di una open call intitolata Uncertainty. Mentre la Germania lascia il padiglione “deserto”, completamente vuoto, in balia di un Qr-code. Invece gli Stati Uniti puntano sul legno e su sistemi tradizionali di costruzione specifici di quella tradizione. Al padiglione Venezia una fantastica mostra di Michele De Lucchi e giovani talenti tra i quali Lorenza Iacobini con “cieli sereni”. Dispiace trovare tanti padiglioni chiusi come nel caso di Venezuela, Cecoslovacchia e Australia.
Mostra Internazionale – Giardini
La Mostra Internazionale include i lavori di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi con una certa attenzione a una presenza da Africa, America Latina e Asia e con un’ampia rappresentanza femminile. Nel padiglione centrale quello che colpisce è la grande attenzione a temi sociali ed ecologici, l’Antartide, le Alpi. E poi Forensic Architecture, con i salvataggi in mare, Tomas Saraceno con il suo celebre AEROCENE, Olafur Eliasson e Sebastian Behmann presentano Studio Other Spaces, rispondendo alla domanda How will we live together? proponendoci una “Futura Assemblea”.
Mostra Internazionale – Arsenale
L’Arsenale trabocca di installazioni che fanno pensare più a una Biennale d’Arte che di Architettura. Ma questo rende scorrevole la fruizione della mostra, regalando spunti e suggestioni. Anche qui temi sociali e ecologici non mancano come nel caso di Arquitectura Expandida, che presenta un iconico S.O.S. Colombia. Accanto ribolle spirulina in ampolle, nella sezione dedicata alle nuove tipologie di abitazioni – As New Households.
EcoLogicStudio presenta BIT.BIO.BOT, un’installazione capace di immergerci nella coltivazione domestica del microbioma urbano. Lo spazio sperimentale è progettato per testare la coesistenza tra organismi umani e non umani nell’Urbansfera post-pandemica. L’installazione è un vero e proprio laboratorio urbano che combina un’architettura avanzata con la microbiologia per costruire un habitat artificiale, gestito da una raccolta di sistemi che consentono la coltivazione di micro alghe nel regno urbano.
Uno sguardo volto al futuro da parte del team di cui fanno parte Claudia Pasquero, Marco Poletto, Eirini Tsomouku, Oscar Villarreal, Terezia Greskova, Alessandra Poletto, Claudia Handler, Korbinian Enzinger, Emiliano Rando e Joy Bolois. Che vede la possibilità di coltivare alghe in un orto domestico, una fonte sostenibile di proteine vegetali capace di assorbire l’anidride carbonica e ossigenare le abitazioni in modo più efficace rispetto alle comuni piante domestiche. Oltre alle pareti in bioplastica conteneti spirulina, che replicano la texture delle mattonelle dell’arsenale, EcoLogicStudio presenta anche un tavolo, Convivium, che ospita trentasei pezzi unici di vetreria realizzati in collaborazione con Swarovski. Che offrono una molteplicità di opportunità per osservare, trasformare e assaggiare le microalghe come parte di un nuovo panorama culinario. Incoraggiando la sperimentazione nel consumo delle cellule di clorella e spirulina appena raccolte, considerate tra gli organismi più nutrienti sulla Terra.
Poco più avanti un interessante progetto dello studio EMBT Eric Miralles e Benedetta Tagliabue, che parla di riqualificazioni e periferie. In fondo una inquietante installazione di “sapore ospedaliero” di OMA. Dirigendosi verso il padiglione italiano si incontra una fantastica scultura in legno di Aravena. Il padiglione italiano mostra un decalogo di interessanti progetti, ma l’allestimento non rende giustizia ai materiali esposti, didascalie chilometriche nella semi oscurità. Resta comunque acuta la proposta concettuale di Melis. La Cina presenta un triste padiglione vuoto, che speriamo sia riempito al più presto…
Mihaela Kostadinova
https://www.labiennale.org/it/architettura/2021