Io sono è la provocatoria scultura venduta in asta da Salvatore Garau. A metà tra un ready-made dadaista e un’opera d’arte digitale, l’opera immateriale è stata venduta per 15mila euro dalla casa d’aste Art-Rite.
Più di un ready-made, più di della Crypto art. L’artista sardo Salvatore Garau porta su un altro livello il duchampiano leitmotiv del “qualsiasi cosa può essere arte” e la neonata smaterializzazione del manufatto artistico riconducibile alla nuova arte digitale. La sua opera Io sono, aggiudicata per 15mila euro presso Art-Rite il 18 maggio 2021, è infatti una scultura immateriale. Semplicemente, al contrario di quel che il titolo suggerisce, non esiste.
O, almeno, esiste solo nelle intenzioni dell’artista, che eleva il nulla ad arte con il solo pensiero. Un esperimento simile Garau l’ha già realizzato in Piazza della Scala, a Milano. Qui il suo Buddha in contemplazione, un’installazione immateriale che si manifesta solo un perimetro bianco all’interno del quale presenzia invisibile, è posto a 25 metri esatti dall’ingresso delle Gallerie d’Italia.
«Il buon esito dell’asta – commenta l’artista – testimonia un fatto inconfutabile. Il vuoto non è altro che uno spazio pieno di energia, e se anche lo svuotiamo e resta il nulla, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg quel nulla ha un peso. Ha quindi energia che si condensa e si trasforma in particelle, insomma in noi! Nel momento in cui decido di esporre in un dato spazio una scultura immateriale, quello spazio concentrerà una certa quantità e densità di pensieri in un punto preciso, creando una scultura che dal solo mio titolo prenderà le più svariate forme»
Un ragionamento audace che ha convinto i collezionisti. Io sono, stimata da Art-Rite 6.000/9.000 euro, dopo una strenua battaglia tra diversi offerenti, ha raddoppiato la valutazione arrivando, al martello, a 12mila euro (15.000 con i diritti d’asta).
Ma cosa si porta a casa, difatti, l’acquirente? Di concreto, solo il certificato di garanzia che testimonia l’unicità (e in questo caso anche l’esistenza) dell’opera. Opera che, guardando il catalogo, (non) appare sotto le sembianze di uno spazio bianco. Anche le indicazioni per esporre l’opera seguono questa linea. La scultura immateriale di Garau, infatti, dovrebbe essere collocata entro uno spazio libero da qualsiasi ingombro dalle dimensioni di circa cm. 150 x 150. Facciamo spazio al vuoto.