Van Gogh è un artista che si imprime negli occhi e nell’animo di chiunque lo guardi. Per l’impatto delle sue opere, immediate, colorate, incisive. Per la sua storia drammatica, di artista incompreso sino alla fine, costretto a farla finita, con una straordinaria (e inutile per lui) rivalutazione postuma. Per la poesia dei suoi scritti, per il suo modo di veder la natura e farla rivivere. Chi non pensa a lui guardando i ciliegi in fiore? E gli iris? Ogni incontro con un iris, viola o bianco, è un incontro con Van Gogh. Ogni campo di grano fa pensare al suo cavalletto air posteggiato en plein, al limite di una distesa gialla, accanto a quello di Gauguin, per immortalare un pezzo di natura.
Van Gogh è un mito. E lo è per Marco Goldin che da anni fa mostre in cui l’artista belga è protagonista, diretto o indiretto. Oggi a “misurarsi” con Van Gogh sono otto pittori contemporanei, ciascuno con un tema che nasce dagli inesauribili spunti dati dal grande artista, nella mostra “Attorno a Van Gogh. Otto pittori e i colori della vita” (Padova, Centro San Gaetano, aprile-giugno 2021, catalogo Linea d’ombra). Non si tratta né di interpretarlo né di gareggiare con opere simili, ci mancherebbe! Ma di cogliere gli stimoli e le suggestioni offerte dalla sua straordinaria pittura e inserirli nella propria. Così ognuno degli otto artisti ha lavorato su ciò da cui era stato colpito, facendolo vivere nel proprio mondo.
Laura Barbarini tratta “luce e colore”. Riempie i suoi oli su carta di grandi macchie colorate e luminose, che sono le luci di Vincent, tante e diverse, solari, notturne, stellari, dai gialli ai blu al verde ai rossi. Franco Dugo, nato in Slovenia e poeta nell’animo, è ispirato dalle nuvole del pittore del Brabante, da quei riccioli aspri e contorti, che nei suoi pastelli e nelle sue tele riacquistano la dimensione vaporosa, leggera, reale dei cieli e delle nuvole dei grandi paesaggisti del ‘500 e dell’Ottocento, a volte al limite dell’astratto (Tramonto sulla Laguna, 2021).
La terra e il sole di Van Gogh sono i temi su cui lavora Attilio Forgioli, che ha vissuto la guerra, come racconta e ha conosciuto la pittura di Van Gogh da ragazzo. E nei suoi affascinanti dipinti astratti, fatti di linee aggrovigliate e colorate, sembra di sentire Van Gogh in un’altra lingua, ma altrettanto incisiva (Il sole 2019; Melograni, 2020).
Gli alberi, il giardino, la miniera, sono i soggetti vangoghiani che ispirano il padovano Matteo Massagrande nelle sue complesse rappresentazioni in tecnica mista, racconti che evocano spaccati della vita dell’artista belga: gli alberi (Amsterdam, 2020), pezzi di giardino, balconi fioriti, vigne, ulivi e i Frutteti in fiore (2020). Laura Villani, una giovane artista di Pavia, porta le “cose di Van Gogh” nel suo mondo metafisico, lunare e solitario, riuscendo a renderle vive e simboliche: la seggiola, che troneggia su una montagna di qualche strano pianeta, la cuffia delle mangiatrici di patate, diventate rigide e ferree come in un ferrarese del ‘400, i mulini a vento che girano su Marte.
Cetty Previtera, altra giovane pittrice, è davvero entrata nei paesaggi montuosi e nei campi di grano di Van Gogh, li ha percorsi e sminuzzati, rivisitati nella sua mente e nel suo studio e ha creato geniali Montagne rosa (2020), Sussulti Blu, cave, montagne, spazi, giochi, con i colori e l’animo del grande belga. E poi c’è il siciliano Giuseppi Puglisi, che guarda le stelle di Van Gogh e crea le sue, tantissime e luminose in vasti cieli blu, con sprazzi di luce improvvisi e spiazzanti. Cieli che ormai sono spazi planetari. Infine, ma non ultimo, Piero Zuccaro, nato a Catania, che trasforma i cieli in fiori e viceversa «travolto dalla forte tensione d’amore per Van Gogh». Ed è vero, le sue vaste distese di colore sono cieli, ma anche prati fioriti in una sinfonia che sa molto di Van Gogh (Raggi di verità, 2020; Tra terra e cielo, 2020).
Otto grandi omaggi al grande Vincent.