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Viaggio nella magia antica delle Fiandre. Arte, acqua e storia fuse in un museo a cielo aperto

Gruuthusemuseum Bruges (restoration) Gruuthusemuseum Bruges (restoration)
Gruuthusemuseum Bruges (restoration)
Museo Gruuthuse, Bruges © Toerisme Vlaanderen

Le Fiandre, una delle tre ragioni che compongono il Belgio, sono uno scrigno di piccole gemme. Bruges, Gent, Lovanio, Mechelen e Bruxelles sono città dal fascino medievale, dove storia e arte si intrecciano in maniera simile ma sempre diversa. A segnare per sempre la loro configurazione – urbana e culturale – sono stati i Duchi di Borgogna, che hanno dominato sul territorio dal 1384 al 1530. Sovrani illuminati che, oltre alla prosperità economica del Paese, contribuirono anche al suo sviluppo artistico. Punto di riferimento, in tal senso, non può che essere il genius loci Jan van Eyck.

Bruges

«Ogni città è una stato d’animo; e quando vi si soggiorna, questo comunica, si trasmette a noi come un fluido che, respirato con l’aria, entra a far parte del nostro corpo». Lo scriveva Georges Rodenbach, nel 1892, tra le pagine di Bruges la morta. Non c’è da farsi fuorviare dal titolo: ad essere morta non è la città, ma la moglie del protagonista, Hugues Viane, che proprio lui non riesce a lasciare andare. Così traferisce il suo animo lacerato tra le vie della città, la quale diventa teatro del decadimento che sta vivendo. Siamo sicuri che il fluido unico di Bruges, con un poco di tempo in più a disposizione, avrebbe potuto rianimare anche il vecchio Viane. Oggi, a distanza di decenni, di certo scorre nei nostri propositi di viaggio, più che mai fervidi dopo l’anno di costrizione appena trascorso.

E quale stato d’animo ci comunica? Gioia, estasi, romanticismo. Lo si scova negli scorci poetici, nei canali, sui pontili (il suo nome, letteralmente, significa “pontile). Tra le mura medievali di Bruges si respira l’aria accogliente di un borgo rimasto intatto nel suo fascino antico. Un luogo dove ritrovare se stessi e scoprire qualcosa di nuovo. La maggior parte dell’attenzione, inevitabilmente, è rivolta al genius loci che più di chiunque altro ha contribuito ad arricchire il patrimonio artistico cittadino: Jan van Eyck. L’artista si trasferì in città nel 1432 al seguito di Filippo il Buono, del quale era pittore ufficiale. Qui visse, morì e venne sepolto. Ma soprattutto dipinse.

Jan van Eyck, Madonna del Canonico Van der Paele

Molte delle sue opere – attraverso le quali rivoluzionò la pittura europea con un utilizzo innovativo della luce e una ricchezza di dettagli mai vista prima – sono conservate al Museo Groeninge. In dipinti quali Madonna del Canonico Van der Paele (1436) – da alcuni indicata come esempio più antico di Sacra conversazione – e Ritratto di Margherita van Eyck (1439) – eseguito appena due anni prima della morte – traspare l’attenzione diretta e scientifica con cui il pittore analizzava la realtà per trasporla sulla tela con viva tridimensionalità. La rivoluzione ottica che Van Eyck opera è ispirazione per l’Europa intera, ma soprattutto per gli artisti a lui vicini. I Primitivi Fiamminghi, la scuola più importante, insieme a quella italiana, nel panorama delle arti figurative quattrocentesche.

Tra questi un’altra eccellenza di Bruges, Hans Memling, le cui creazioni sono conservate al Sint-Janshospitaal – Memling Museum. I due musei, insieme al Museo Gruuthuse, palazzo cittadino simbolo del Rinascimento, costituiscono il circuito dei musei civici della città. Quest’ultimo, appena restaurato, espone un’importante collezione di pizzi, arazzi, mobili, sculture e oggetti d’uso quotidiano. L’ascendenza medievale di Bruges sopravvive e si rinnova in luoghi dal fascino quali il Prisenhof – residenza prediletta dei duchi di Borgogna, oggi lussuoso hotel a cinque stelle – o la Cappella di Gerusalemme – orientaleggiante testimonianza del crogiolo di nazionalità e legami internazionali che Bruges rappresentava.

Saint Bavo's Cathedral
Cattedrale di San Bavone, Gent © Toerisme Vlaanderen

Gent

«Le somiglianze appartengono sempre e soltanto alle linee o all’insieme. Se si studiano i dettagli, tutto diverge». Ci affidiamo nuovamente alle parole di Rodenbach per spostarci tre le gemme dello scrigno fiammingo e raggiungere Gent. Se il profilo dei tetti stretti e tagliati geometricamente si riflette nei canali in un modo analogo a come accade a Bruges, Gent differisce dalla cugina per lo skyline scandito dalle torri medievali, che svettano su un centro storico vivace, il quale detta uno spirito più moderno alla città. Questo è visibile, dal punto di vista artistico, in almeno due fattori: la presenza di un museo dedicato all’arte moderna e contemporanea – lo SMAK – e la spontanea creatività degli artisti del luogo, condensatasi sui muri di Werregarenstraat. La via, proprio a causa delle opere che lo colorano e caratterizzano, prende il nome di Graffiti Street. A imparentare Gent con Bruges concorre inoltre il debito artistico che entrambi devono a Van Eyck.

Gent conserva infatti, nella Cattedrale di San Bavone, la più importante opera mai realizzata dal maestro fiammingo: il Polittico dell’Agnello Mistico nella cappella del Sacramento. Il Polittico dell’Agnello Mistico è composto da 12 pannelli in legno di quercia – otto dei quali dipinti recto verso, in modo da essere visibili anche quando l’opera è chiusa – disposti su due registri. Il più iconico, L’Adorazione dell’Agnello Mistico, è posto al centro. Il tema iconografico del polittico è quello della Redenzione, con un prologo terreno (sportelli esterni) e la conclusione tra i beati del paradiso (sportelli interni).

Per molte ragioni il Polittico è riconosciuto come una delle opere dell’arte più influenti della storia. Mostra indubbiamente alcuni caratteri che divennero tipici di van Eyck e di chi provò a ispirarsi a lui: il naturalismo analitico, i colori luminosi, la cura nei dettagli paesaggistici, gli effetti di luce derivanti da un innovativo uso della pittura ad olio. E, soprattutto, la geometria illusoria con cui l’opera appare avvolgere lo spettatore. L’opera è conservata nel nuovo Visitor Centre, avveniristico centro esperienziale dove è possibile immergersi nella storia rocambolesca di cui il polittico è protagonista.

Jan van Eyck, Polittico dell’Agnello Mistico

Mechelen

Mecenati di molte delle bellezze delle Fiandre sono i Duchi di Borgogna, che tra il 1348 e il 1482 regnarono sul territorio spostandosi al suo interno e valorizzandolo capillarmente. Amanti dell’arte e della letteratura, essi favorirono lo sviluppo culturale dell’intera popolazione. Eccellente testimonianza del loro operato è la città di Mechelen. Qui ha sede il Museum Hof van Busleyden.

Crogiolo di storia e arte, il museo ha sede nel palazzo rinascimentale che fu residenza dell’umanista e mecenate Hieronymus van Busleyden. Un tempo luogo di frequentazione privilegiato dai grandi personaggi dell’epoca – tra questi Margherita d’Austria, Carlo V, Anna Bolena – oggi ha il pregio di rievocare i fasti del passato attraverso una collezione che spazia dalla pittura ai reperti archeologici, dalle arti applicare ai caratteristici Carillon.

Sint-Romboutstoren Mechelen
Cattedrale di San Rombaldo, Mechelen © Toerisme Vlaanderen

Lovanio

Le coordinate artistiche delle Fiandre trovano continuo aggiornamento nei meandri del Belgio. Un’altra cittadina dal connaturato splendore culturale è Lovanio. Il vanto della città sono le figure che ne hanno segnato la storia: le troviamo tutte rappresentate sulla facciata del municipio, decorato con ben 236 statue dedicate ai cittadini di spicco. Molti di questi, immaginiamo, formatisi nell’università cittadina, spina dorsale della città sin dal 1425. Anche Lovanio, come Gent, affianca all’arte religiosa di stampo rinascimentale una moderna collezione di arte contemporanea. Le due dimensioni convivono all’interno del Museum M. Significativa inoltre la presenza di fare iniziative d’arte pubblica. Tra queste la più importante è forse il Totem di Jan Fabre. L’artista belga, il primo tra gli artisti viventi ad esporre al Louvre di Parigi, ha ideato per Lovanio un’iconica scultura: uno scintillante scarabeo verde conficcato su un ago alto 23 metri.

Impossibile inoltre non notare, tra i vicoli della città, un curioso susseguirsi di chiese dai caratteri bizzarri. Pensiamo alla Chiesa di San Gertrude, costruita senza ricorrere all’utilizzo di chiodi, o alla Chiesa di San Giacomo, con le campane che non risiedono nel campanile, ma all’esterno. E soprattutto la grande Chiesa di San Pietro, la più antica della città e Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Risalente, secondo gli esperti, al 986, la costruzione sembra quasi presentare, nella sua architettura barocca, l’altare all’esterno della chiesa. Senza ombra di dubbio al suo interno, invece, troviamo l’Ultima cena di Dieric Bouts. L’opera è situata al centro di un trittico che l’artista aveva realizzato appositamente per San Pietro ed è considerato il suo capolavoro. Ad essere raffigurato è il celebre passo biblico, dove Cristo siede per l’ultima volta insieme agli apostoli. A sorprendere è la severa compostezza delle figure, tutte concentrate nell’azione che si svolge all’interno del quadro. L’unico a guardare direttamente lo spettatore è proprio Gesù.

M-Schatkamer Leuven (c) Toerisme Vlaanderen copyright always obligatory
Museo M., Lovanio. Una turista ammira l’Ultima cena di Dieric Bouts © Toerisme Vlaanderen

Bruxelles

Chiude il viaggio nell’eredità borgognona la capitale Bruxelles. Epicentro del lascito dei regnati è il KBR museum, il quale ha sede all’interno della Royal Library, a sua volta inserito nella cinquecentesca Nassau Chapel. La splendida e ottimamente conservata collezione di manoscritti appartenente ai Duchi di Borgogna è considerata una delle eccellenze dell’arte della miniatura del nord Europa. I manoscritti, risalenti al XIV – XV secolo raccontano un’epoca di grande splendore e di talento artistico. Il percorso espositivo permette di ricostruire la vita quotidiana e i grandi eventi che hanno segnato il medioevo, come anche un’immersione unica nel processo di realizzazione dei volumi. Non manca il supporto multimediale interattivo per meglio approfondire le tematiche.

Per ulteriormente immergersi nelle atmosfere e nelle storie che le Fiandre raccolgono, non c’è che da affidarsi al podcast Jan van Eyck è stato qui. Sei episodi che approfondiscono la figura del grande pittore rinascimentale e la terra in cui è nato e vissuto.

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