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Dall’arte africana a quella tessile: le mostre dell’estate agli Abattoirs di Tolosa 

Meriem Bennani, Siham & Hafida, 2017, stills of the video ©Meriem Bennani
Meriem Bennani, Siham & Hafida, 2017, stills of the video ©Meriem Bennani

Un tripudio di colori e materiali anima l’estate tolosana. Les Abattoirs, museo d’arte moderna e contemporanea di riferimento nella regione dell’Occitania, riapre i battenti con tre mostre dedicate all’Africa, tra le riflessioni tecnologiche di alcune artiste contemporanee e la storia di Revue Noire, e due incentrate sul tessuto, con le collezioni del museo e di Daniel Cordier e una retrospettiva dedicata a Marion Baruch.

Situati sulla rive gauche della Garonne, nella splendida ville rose, dal 2000 gli ex macelli (Les Abattoirs) di Tolosa ospitano l’omonimo spazio espositivo dedicato all’arte moderna e contemporanea. Dopo i lunghi mesi di chiusura forzata, il museo riapre i battenti con una proposta varia e attraente, incentrata sull’arte africana e su quella tessile: un corpus di mostre da non lasciarsi sfuggire durante questa estate 2021.

Meriem Bennani, Siham & Hafida, 2017, installation view at the Kitchen ©Meriem Bennani ; Photo : Jason Mandella

Quale ruolo ha avuto l’oralità ieri, quale ruolo ha oggi e quale sarà il suo ruolo domani? Questa la domanda da cui prende spunto Au-delà des apparences. Il était une fois, il sera une fois (Al di là delle apparenze. C’era una volta, ci sarà una volta), una mostra che riunisce le opere, e le visioni, di alcune artiste africane trapiantate all’estero. Esse si interrogano, principalmente attraverso il video e la fotografia, sul tema della trasmissione e sui modelli di scambio nella società contemporanea.

A partire dalla nascita di internet, nel 1989, la conoscenza istantanea e lo sviluppo tecnologico hanno condizionato in maniera radicale la nostra quotidianità. Le otto artiste in mostra (tra cui una coppia), sfruttano proprio il medium tecnologico per proporre la propria personale prospettiva sul momento presente, interrogando al contempo se stesse e lo spettatore. Ad impreziosire di significato l’esposizione, il fatto che le restrizioni sanitarie in vigore abbiano costretto alcune di queste artiste a sviluppare le proprie opere a distanza, sfruttando la tecnologia nel processo di costruzione e messa in scena al fianco delle curatrici Missla Libsekal e Annabelle Ténèze. Le artiste esposte sono Meriem BennaniContemporary And (C&) (Julia Grosse et Yvette Mutumba), Amira HanafiNicène KossentiniBetelhem MakonnenBhavisha PanchiaFatimah Tuggar ed Emma Wolukau-Wanambwa.

Questa mostra fa parte di Saison Africa2020, iniziativa che invita a (ri)scoprire la creatività della scena contemporanea africana.

Betelhem Makonnen, yous heres, 2016, video still image, single channel color video with sound, 03:36 mins © Betelhem Makonnen; Image credit: Useful Art Service

Ben più di una semplice pubblicazione, la rivista Revue Noire è al centro della seconda mostra incentrata sull’Africa e parte del palinsesto. Dagli anni ’90, questo quadrimestrale fondato da Jean Loup Pivin, Simon Njami, Pascal Martin Saint Leon e Bruno Tilliette fu rivelatore di una cultura dinamica in un continente spesso trascurato dai media, dimostrando che “c’è dell’arte in Africa”. L’esposizione mette in luce una maniera nuova di scrivere e di “parlare di arte”, permettendo al pubblico internazionale di scoprire dei veri gioielli del fermento artistico africano di quel decennio. A comporre la narrazione all’interno di questa straordinaria avventura editoriale sono una selezione di opere d’arte, tra scultura, pittura e installazioni e alcuni cortometraggi. Un posto di rilievo è dedicato alla fotografia, con circa 300 opere che delineano la storia di questo medium in Africa.

Couverture du numéro 19 (décembre 1995) Numéro spécial consacré aux ‘Artistes africains et le SIDA’.

L’avventura di Revue Noire, finanziata “in casa”, ha inizio a Parigi, con l’ambizione di fare un resoconto della modernità e della creatività del continente africano e della diaspora nelle sua molteplici sfaccettature. La rivista abbraccia ogni forma d’arte, diventando essa stessa un oggetto d’arte e di collezionismo. Ha giocato un ruolo chiave nella legittimazione degli artisti africani nel mondo internazionale, finalmente riconosciuti come “artisti” che non come “artisti africani”. Oggi Revue Noire prosegue la sua storia con la pubblicazione di libri d’arte.

A concludere il percorso dedicato all’Africa, la mostra Artistes africains de la collection permanente (Artisti africani della collezione permanente), presenta una serie di opere tratte dall’archivio del museo tolosano, con artisti quali Ahmed Badry, Senzeni Marasela o Zanele Muholi.

‘Une Saint-Louisienne, en boubou, au vent d’une rue de St-Louis, 1915-1930’ photographe anonyme / courtesy RevueNoire

Grande co-protagonista di questa stagione estiva degli Abattoirs è il tessuto. Sous le fil: l’art tissu dans des Collections de Daniel Cordier et des Abattoirs (Sotto il filo: l’arte del tessuto nelle collezioni di Daniel Cordier e degli Abattoirs), è consacrata all’arte tessile in tutte le sue forme: tessuto, cucito, teso, tagliato, strappato, ribaltato, dipinto ecc. Questa mostra associa una ventina di tessuti storici realizzati da artisti sconosciuti da tutto il mondo alle opere di circa 40 artisti contemporanei che hanno esplorato i materiali e le strategie dell’artigianato e dell’industria tessile. Una sessantina di opere, tra cui alcune di recentissima acquisizione, permettono uno sguardo su alcuni pezzi rari conservati a Les Abattoirs, grazie alla donazione della collezione Cordier al Centre Pompidou. Conclude il percorso la grande installazione finale di tessuti appesi alle pareti bianche del museo, in cui opere nate come oggetti d’arte si mescolano con i Boros giapponesi.

Vue de l’exposition “Sous le fil : l’art tissu dans les collections de Daniel Cordier et des Abattoirs” © les Abattoirs, Musée – Frac Occitanie Toulouse ; photo : Damien Aspe
Vue de l’exposition “Sous le fil : l’art tissu dans les collections de Daniel Cordier et des Abattoirs” © les Abattoirs, Musée – Frac Occitanie Toulouse ; photo : Damien Aspe

In perfetta linea con il tema, la retrospettiva dedicata a Marion Baruch getta luce sul percorso di un’artista che si è appropriata del tessuto per farne il suo mezzo di espressione prediletto. Nata nel 1929 a Timisoara, e attualmente residente a Gallarate (Varese), l’artista è nota sulla scena contemporanea a partire dalle prime forme geometriche cucite e poi indossate tra le vie di Milano. Queste prime esperienze segnano infatti l’inizio della riflessione dell’artista rispetto al movimento, al corpo, all’identità e alla questione femminile. Negli anni ’70, l’artista trova posto nei movimenti di affermazione di artiste donne, utilizzando forme nuove come la body art. Il decennio successivo sarà invece dedicato a una riscrittura della storia dell’arte con la serie incentrata sugli autoritratti di Rembrandt: una riflessione sulle natura dell’arte e sulla sua commercializzazione.

Negli anni ’90, Marion Baruch sostituisce il proprio nome con il brand Name diffusion, ribaltando i codici dell’industria e del capitalismo. In seguito al trasferimento a Parigi, inizia invece una serie di performance che ruotano intorno al linguaggio, mentre nel 2010 comincia la raccolta degli scarti di tessuto che la portano a un’ampia riflessione sul consumo e sul tema ambientale rispetto all’industria tessile – l’artista colleziona i ritagli scartati dall’industria tessile, li stende, appende e assembla senza modificarli, disegnando nuove forme e donando significato all’assenza. Per la navata degli Abattoirs, l’artista ha concepito due opere site-specifico: sono ritagli di tessuto nero che cadono dal soffitto, conquistando parte del pavimento e costringendo lo spettatore ad evitarli o scavalcarli.

Vue de l’exposition “Marion Baruch : une rétrospective” © les Abattoirs, Musée – Frac Occitanie Toulouse ; photo : Damien Aspe
Vue de l’exposition “Marion Baruch : une rétrospective” © les Abattoirs, Musée – Frac Occitanie Toulouse ; photo : Damien Aspe

Per maggiori informazioni: https://www.lesabattoirs.org

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