Il museo MA*GA di Gallarate presenta la mostra Impressionisti. Alle origini della modernità, aperta fino al 6 gennaio 2022 con oltre 180 opere dei maggiori esponenti della pittura francese e italiana del Secondo Ottocento.
L’esposizione vanta un tripudio di autori celebri: da Gericault a Courbet, da Manet a Zandomeneghi, da Monet e Cézanne a Gauguin, da Renoir a Degas, tutte opere provenienti da collezioni pubbliche o private italiane e francesi. Spaziando dal Realismo al Post Impressionismo, grande rilievo viene dato in mostra agli artisti impressionisti. Convinti, autonomi, con un’identità orgogliosa e ben definita, furono soprannominati intransigeants: già alla loro prima mostra del 1874 – progettata in Boulevard Des Capucines 35 – presentarono le loro opere facendo molta attenzione alle modalità espositive, evitando di confondere quadri di autori diversi.
L’esposizione, attraverso dipinti, disegni, acquarelli, incisioni e sculture, conduce il visitatore lungo un viaggio alla scoperta delle trasformazioni della seconda metà del XIX secolo, spaziando dal Realismo, all’Impressionismo e al Post-Impressionismo e raccontando “la definitiva uscita dell’arte dal regno del mito e la sua compromissione con la vita moderna, terreno in cui cercare la nuova bellezza.”
Le opere esposte appartengono agli artisti che hanno dato vita a Parigi al movimento impressionista, attento sia alla natura che alla vita urbana: questa natura l’hanno studiata e capita in tutte le sue miriadi di sfaccettature di luce, colore e movimento. Per questo la mostra parla di modernità, perché guarda indietro per migliorare il futuro a livello ambientale, artistico e culturale: noi siamo il nostro passato. Si possono cogliere due tipi di Natura nella pittura impressionista: la città con i boulevard, i caffè, le conquiste e le miserie della vita cittadina, la campagna con i giardini e la vita all’aperto.
La mostra si articola in una serie di parti ben suddivise, che prendono spunto da libri di celebri scrittori francesi, in cui le opere dialogano con la moda e la letteratura. Cinque sono le sezioni presenti: Correspondances, Le Ventre de Paris, La Comedie Humaine, À Rebours e La Vie Moderne.
Bisogna presentarsi a questo percorso con lo spirito del viaggiatore. Prepararsi al viaggio significa predisporre l’animo a esperienze nuove, spesso differenti a quanto ci saremmo aspettati all’inizio del nostro cammino. L’idea che sta alla base di questa mostra è di rappresentare itinerari alle origini della modernità, in cui gli artisti impressionisti diventano guide, attraverso una selva dantesca di acqueforti in bianco e nero contrapposte a vivide espressioni policrome. Per gli Impressionisti la modernità è stata il premio per essersi dimostrati aperti al ‘Nuovo’, per essersi calati nella natura, nella quotidianità all’aperto, nel mondo al di fuori degli studi.” (Massimo Palazzi, Assessore alla Cultura)
Correspondances
La prima sezione, intitolata Correspondances come la famosa poesia – tratta da Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire del 1857 – si concentra sul rapporto tra uomo e natura, proponendo i capolavori di Gustave Courbet, Claude Monet e Alfred Sisley, oltre a presentare le opere di artisti meno noti, ma di grande importanza per la rivoluzione impressionista.
Primo protagonista è Theodore Gericault – figura iconica del Romanticismo francese – ricordato per la sua pittura antiaccademica e naturalista, con la sua Chasseur de la Garde Impériale, opera capace di guardare alla tradizione e di proporre idee innovative e romantiche. L’utilizzo di un colore impetuoso infonde nella guardia imperiale, nel cielo e nei cavalli un rinnovato vigore emotivo ed espressivo.
Segue Gustave Courbet, talentuoso padre della pittura moderna e del Realismo. Nelle sue due opere esposte in mostra – Petit Paysage de Mer e Foret Sous la Neige – emerge infatti con forza l’impeto della sua pittura, densa e conturbante, con una pennellata fatta di chiaroscuri dallo stile unico.
Bisogna rendere a Courbet questa giustizia, che egli cioè ha contribuito non poco a ristabilire il gusto della semplicità e della franchezza e l’amore disinteressato e assoluto della pittura.”(Baudelaire)
Grande protagonista delle ricerche impressioniste è la natura, ma anche il disegno e la pratica en plein air: Jongkind è considerato un precursore dell’Impressionismo, per la freschezza della sua visione e il tocco frammentato: le sue rappresentazioni di una Parigi un po’ bohemienne sono delicate e accurate.
E come non citare, sempre nella prima sezione, Claude Monet? In esposizione con Le Ciel e Deux canots echoues, è il punto di riferimento fondamentale della corrente impressionista. L’opera qui proposta è una delle prime di un Monet acerbo – un approccio di pittura alla figura – creata durante il suo incontro con Boudin a Le Havre, prima di farsi affascinare dalle sfaccettature dei paesaggi e dalla pittura en plein air.
Le tecniche variano, l’arte resta la stessa. E’ una traduzione, a un tempo forte e sensibile, della natura.” (Monet)
Una delle parti più interessanti della prima sezione è però quella dedicata ad Alfred Sisley, Armand Guillaumin e Frank Myers Boggs.
Sisley risplende con Coteaux de coquelicots à Louveciennes (1874), un olio su tela con pennellate di papaveri rossi, che risultano quasi reali agli occhi del visitatore, come se emergessero dal quadro: luce, natura e mutevolezza del paesaggio fanno da padroni, ottenendo questo effetto collinare e floreale con pennellate veloci.
Di una decina di anni dopo è il dipinto di Guillaumin, Sainte Valery sur Somme (1885): l’autore, noto per la sua armoniosa pittura paesaggistica, a partire dal 1884 frequenta Signac e altri puntinisti e, oltre alla dimensione impressionista, comincia a sperimentare giustapposizioni cromatiche che anticipano i movimenti d’avanguardia. I colori sono infatti più sgargianti e si nota la matrice puntinista dell’opera.
Molto bella anche l’ampia veduta sulla Senna che ci regala Boggs con Pont St Michel – Pont Saint Nicolas, Paris: americano d’origine, ma di fatto cittadino francese, abbraccia l’Impressionismo più per la tematica che per la tecnica, ancora legata ai chiaroscuri del Realismo.
Concludono l’ultima parte della prima sezione di questo “viaggio” impressionista altri tre grandi nomi: Verheyden, Vidal e Cezanne.
I primi due mostrano opere dai contorni netti, con una visione d’insieme più classica e definita, nonostante l’interesse per l’ambiente umano e urbano sia ancora impressionista.
In Paysage des environs de Nemours, Vidal utilizza chiaroscuri potenti e la solidità verticalizzata degli alberi, come si può notare visibilmente nel dettaglio qui sotto:
Stesso discorso per Verheyden, con Paysage de neige à la Hulpe:
Merita ricordare Le Groupe d’Auvers, costituito da un gruppo di artisti amici tra loro(tra cui Pissarro, Cézanne, Guillaimin e persino Van Gogh pochi anni prima di morire), che presero l’abitudine di riunirsi dal 1872 nella maison del dottor Paul Gachet ad Auvers-sur-Oise, a nord di Parigi, per la quiete e per l’atelier di incisione completo di ogni strumentazione – con la tecnica chiamata d’après des dessins – associata alla visione estetica impressionista.
Le Ventre de Paris
La seconda sezione Le Ventre de Paris rivela l’anima naturalista dello scrittore Émile Zola e stimola uno sguardo disincantato sulla violenza e la durezza della vita sia urbana che rurale, lo stesso che si ritrova nelle opere La barricade (1871) di Éduard Manet o ne La faneuse (1890) di Camille Pissarro. Qui viene ben evidenziata la doppia anima dell’Europa di fine Ottocento, che si distribuisce tra vita rurale e di città. Gli impressionisti non si limitano alla quotidianità rustica della campagna, ma si soffermano sul duro lavoro e sulla miseria che circolano nelle strade, sulla fame, il freddo, l’assenza di lavoro e la prostituzione.
L’opera di Jean Louis Forain, L’interpellation, presenta invece un episodio di vita urbana caratteristico, come la dura scena di un arresto. L’artista fu uno degli autori impressionisti più giovani, noto per le sue vignette satiriche e per le immagini della Belle Epoque parigina.
Il tema della città chiama in causa ideali ben differenti da quelli rurali: qui in gioco ci sono i diritti civili, preludio della costituzione della Repubblica. Esemplare in questo caso è l’opera di Edoaurd Manet, La barricade (1871), dove viene riportato un episodio della Comune di Parigi, durante la Semaine sanglante. Manet rende la disumanità del conflitto ben tangibile, nonostante non vi abbia preso parte: nell’opera è forte la tensione morale, resa con una serie di pennellate che fanno svanire le figure nel fumo degli spari.
La Comedie Humaine
La sezione La Comedie Humaine, dalla raccolta di scritti di Honoré de Balzac, analizza la pratica di ritrarre i propri compagni di pittura e critici, poeti, amici di tutti i giorni, in una corrispondenza di sensi e di emozioni che conduce nell’atmosfera di quegli anni. In mostra una serie di ritratti tra cui quello di Bracquemond realizzato da Édouard Manet e quello di Wagner eseguito da Pierre-Auguste Renoir.
In questa parte della mostra ogni disegno racconta emozionanti dettagli di vita, relazioni, frequentazioni quotidiane come Berthe Morisot – dipinta da Manet – sua amica, compagna di pittura, modella e moglie del fratello Eugene. E’ ritratta con lo sguardo vivo e acceso e un’elegante toilette nera.
Molti artisti di fine Ottocento si ritraggono a vicenda: Cezanne con Guillaumin, Manet con Baudelaire, Bonnard con Renoir e così via, aiutandoci a comprendere il più possibile la personalità sfaccettata dei protagonisti della pittura francese. Merita una citazione anche la serie di ritratti e autoritratti di Marcellin Desboutin, artista e gran viveur del tempo.
À Rebours
La sezione À Rebours, scelta dal romanzo di Joris-Karl Huysman, si ispira ad artisti come Paul Cezanne, Degas, Toulouse-Latrec e Paul Gauguin che, in modi differenti, si allontanano dalla lezione impressionista per seguire percorsi autonomi che anticiperanno la nascita delle Avanguardie.
Dopo aver partecipato alle mostre impressioniste, Cezanne si allontana dallo stile comune, seguendo un suo percorso decisamente personale. In mostra si trovano diversi suoi lavori, tra cui Le baigneur (1876-1877), opera di carta che rimanda a quella dipinta a olio, esposta al MoMA di New York nel 1885. La figura frontale, con la sua particolare commistione di pensosità e movimento, ha il viso assorto rivolto verso il basso e le mani sui fianchi, immersa in un paesaggio che non lascia spazio a distrazioni.
Paul Gauguin è uno degli autori più complessi della cultura artistica di fine Ottocento, centrale nella svolta del Post Impressionismo: fautore di una pittura dal profondo stile e rinnovamento, capace di conferire importanza a una dimensione di personale reinterpretazione della realtà. Gauguin è un artista che guarda alla natura con un fascino verso l’esotico e il diverso, spinto da modelli archetipi e dai numerosi viaggi a Martinica, Tahiti e nelle Isole Marchesi.
In questa sezione è presente una preziosa documentazione del primo viaggio a Tahiti, ovvero le xilografie incise dall’amico de Monfreid per la prima edizione definitiva del diario tahitiano di Gauguin dal titolo NOA NOA. Di grande interesse e rilievo storico è anche la scultura Idole à la coquille, che documenta un incrocio tra la cultura di fine Ottocento e le molteplici identità native delle civiltà e religioni oceaniche.
Edgar Degas affonda invece le proprie radici nello studio dell’arte, dal classicismo al Realismo, indagando le forme più controverse della modernità. Tramite l’ausilio di immagini sospese tra narrazione e metafora, ritrae corse di cavalli, scene private e le sue celebri ballerine: presenze leggere, metafora dell’arte stessa e di una vita in cui la fugace perfezione armonica è il frutto di un estremo controllo e di una costante precisione. Un moderno esistenzialista nichilista, insomma.
Per concludere questa affascinante sezione, sono esposte in mostra varie opere del maestro Henri de Toulouse-Lautrec: nato in una delle più prestigiose famiglie nobiliari francesi, è stato uno dei più influenti pittori post impressionisti. Dopo una formazione di carattere accademico, dal 1884 apre il proprio atelier a Montmartre. E’ di questi anni l’amicizia con lo chansonnier Aristide Bruant (ritratto nel celebre manifesto qui sotto), che lo introduce alla vita notturna parigina. In questi anni il linguaggio sintetico ed espressivo dell’artista, precursore delle Avanguardie, viene riconosciuto anche a livello critico: il successo e la frequentazione di case chiuse però lo logorano, uccidendolo alla giovane età di 36 anni. Particolare importanza nella sua attività la assume la ricerca grafica e la produzione di illustrazioni per riviste e quotidiani.
E’ stato il primo a intuire l’importanza di quel nuovo genere artistico, tipicamente cittadino, che è la pubblicità: disegnare una affiche o la copertina di un programma costituiva per lui un impegno serio come fare un quadro. Nella pubblicità il comunicare per sollecitare è più importante che il rappresentare. Se la rappresentazione è qualcosa che si fissa e si prospetta, la comunicazione si insinua e colpisce.” (Giulio Carlo Argan)
La Vie Moderne
Il percorso espositivo finisce con artisti quali Auguste Renoir, Berthe Morisot, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi, capaci di rappresentare le trasformazioni sociali di quella che Baudelaire definiva La Vie Moderne.
In una Parigi completamente rimodellata nei suoi spazi urbani e architettonici si muovono gli impressionisti, immergendosi nella città con la sua piena vita diurna e la sua frizzante vita notturna. Questa presa diretta della realtà fu il punto di forza, ma anche di crisi della modernità: da un lato i pittori felici, dall’altro l’insoddisfazione nel fermarsi all’apparenza, alla bellezza travolgente di Parigi.
Tra gli autori in mostra, Firmin-Girard è stato uno dei più attenti osservatori della società francese negli anni della Belle Epoque parigina. Pur non esponendo mai alle mostre impressioniste, ne fu altamente influenzato, sia per l’attenzione alla pittura en plein air sia per un rinnovato sguardo alla società del suo tempo. Queste caratteristiche si possono notare soprattutto nella sua opera Onival, prairie et villas(1880 circa), in cui si riconoscono riti e comportamenti della società moderna: dall’ozio, alla villeggiatura in Normandia, all’attenzione verso la moda.
Interessante anche l’opera di Pierre-Auguste Renoir, La Saone se jetant dans les bras du Rhone, grande pastello su cartone che si concentra sulla figura femminile, tracciata con movenze sicure e veloci. Il tratto leggero ed elegante stempera la monumentalità del soggetto e simboleggia l’amore sensuale e fatale, ampiamente descritto da poeti e pittori dell’epoca.
Impossibile non fermarsi ad ammirare nell’ultima sezione l’opera dell’impressionista veneto Federico Zandomeneghi, La fete (Il mazzo di fiori): mirabile la cura dei dettagli, con un rosa pastello mai fastidioso o scomposto, accesa nei colori e immediata nella delicatezza della presa diretta con la realtà, utilizzando una bambina come soggetto stilisticamente gradito alla critica dell’epoca.
Le opere in mostra sono accompagnate da preziosi abiti da cerimonia originali di fine Ottocento, provenienti da una collezione privata già di proprietà della regina di Portogallo e di nobildonne francesi, e da vetri di Art Nouveau che testimoniano la moda e la modernità della Parigi fin de siècle, piena di smodato benessere e divertimento.
IMPRESSIONISTI. ALLE ORIGINI DELLA MODERNITÀ
Museo MA*GA
Via Egidio De Magri 1, 21013 Gallarate (VA)
Fino al 9 gennaio 2022
Orari: martedì – venerdì 10.00 – 18.00
sabato – domenica 11.00 – 19.00
lunedì chiuso
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Prenotazione consigliata
E’ possibile acquistare la prevendita online sul sito TicketOne.it, o direttamente presso la biglietteria del museo.
L’accesso alla mostra senza prenotazione è garantito solo in caso di posti disponibili.
Biglietti: 10 € intero, 8 € ridotto, 5 € ridotto speciale
https://impressionisti.museomaga.it/