Fino al 10 ottobre prossimo, il Museo Novecento di Firenze accoglie la personale di Chiara Gambirasio con un progetto appositamente concepito per lo spazio del loggiato.
La prima mostra personale “Istruzioni di volo” di Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996) presso il Museo Novecento di Firenze costituisce un vero e proprio viaggio, all’interno dell’anima dell’artista e di chi la fruisce. Quest’installazione, che si distribuisce su tutta l’area del porticato dell’ultimo piano, accogliendo il visitatore già nel salire le scale che vi conducono, è difatti un reale percorso da compiere.
Concepita grazie a un profondo studio dello spazio che l’avrebbe accolta, l’esposizione comprende parte dell’esperienza già avviata durante la residenza in Manifattura Tabacchi, per poi trasformarsi in nuove avventure e scoperte. Chiara Gambirasio nasce come atleta agonistica di nuoto, ed è come se avesse passato una vita “sommersa” nell’elemento acqua e a un certo punto avesse deciso di portare la testa in superficie, accorgendosi di quanto altro mondo vi fosse intorno a lei. Arriva così nella sua esistenza la scoperta del colore e l’invenzione stessa del termine “Kenoscromia”, sinteticamente una vibrazione cromatica nel e del vuoto, che ne dimostra l’inizio di una profonda ricerca che arriva fino ad oggi e continuerà a declinarsi nel futuro.
La spiegazione di questo concetto può avvenire per mezzo di un’immagine: la visione di un calamaro sulla spiaggia che emana dal suo interno una vibrazione cromatica incredibile e che arriccia i suoi tentacoli come attraversato da qualcosa che lo elettrizza. Questa, secondo l’artista, è la rappresentazione di chi accoglie il “vuoto” della creazione, senza paure e timori fa spazio a questa condizione di azzeramento della razionalità e dei preconcetti, disponendosi così a concepire qualcosa di nuovo e a fare arte. È l’atteggiamento necessario per compiere questa esperienza di mostra che è “Istruzioni di volo”: prendersi del tempo, attraversare questo spazio fisico lasciandosi alle spalle il conosciuto e facendosi guidare dall’istinto.
Salendo al primo piano, lungo le pareti iniziano a presentarsi elementi che segnano delle direzioni, che fanno spostare lo sguardo e la mente stessa dai suoi piani consueti. Procedendo si nota l’apparizione da terra di un triangolo monocromatico in gesso, una vera e propria freccia che sorregge la riproduzione di un angelo medioevale giunto come dono all’artista che decide di restituirlo al pubblico. Da qui si snodano, alternandosi ai dardi color pastello, delle tavolette ancorate al muro da sostegni in ferro, raffiguranti principalmente animali afferenti ad un mondo quasi fiabesco e dipinte con acquarello oppure con pigmento direttamente incorporato nel materiale.
In un volo fra alti e bassi, rientri e sporgente, dittici e forme geometriche, si giunge a una piccola serie di opere su carta accolte da cornici in legno dal nome particolarmente evocativo, Angelo aiutami a fare linee storte. Emblematico è inoltre il riferimento alla fenice, mediante un’installazione modulare ispirata al pavimento e collocata sullo stesso, fatta di gesso misto a cenere.Il portare al culmine la malleabilità e fragilità voluta e ricercata nei materiali, corrisponde alla possibilità di evoluzione di ciò che ci circonda e di noi stessi.
Il serpente policromo a conclusione, o addirittura inizio, di questo cammino, per natura simbolo del cambiamento e del mutare, è spezzato casualmente intorno alla sua metà, ma il nostro occhio non lo percepirà perché questa è la magnifica potenza delle immagini, che riescono a tenere insieme i pezzi infranti del reale. Essa è specchio dell’universo nel suo espandersi non lineare ma circolare, su traiettorie inaspettate, come fa la vita stessa che ci riserva trasformazioni continue e ci fornisce l’esperienza di vari elementi: acqua, aria, terra e fuoco. Usciti da questo spazio non si è gli stessi che eravamo entrando, una sensazione di formicolio e di novità ci pervade comprendendo che l’artista è stata in grado di portarci altrove, di scardinare il conosciuto che possedevamo e di farci appropriare di un qualcosa di nuovo che sicuramente diverrà un utile strumento di approccio all’esistenza.
Questa mostra è una ventata di aria fresca e leggerezza, di quelle però non superficiali, che regalano invece una speranza, un senso di rinascita e di possibilità di cui tutti abbiamo bisogno, specialmente adesso.
Informazioni:
Museo Novecento Firenze, P. Santa Maria Novella, 10
Chiara Gambirasio. Istruzioni di volo
A cura di Sergio Risaliti
28 Aprile – 10 Ottobre 2021
Orario estivo (1 aprile – 30 settembre)
Lun – Mar – Merc – Ven – Sab – Dom | 11:00 – 19:00
Giov | 11:00 – 14:00
Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo)
Lun – Mar – Merc – Ven| 11:00 – 19:00
Giovedì | 11:00 – 14:00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura