Salotto Studio di Milano presenta la prima personale, nei suoi spazi, di Edrev Verde. Sette tele raccontano le sfumature del contatto umano, inestimabile strumento comunicativo. Dal 9 giugno al 2 luglio.
Pennellate dolci spalmano sulla tela strettissimi dettagli carnali, lembi di pelle minimi ma perfettamente riconoscibili. Un seno, due labbra che si sovrappongono, due mani che si stringono, dita che scorrono su corpi tatuati. Quante storie racchiuse in racconto corporeo, prettamente fisico e altamente evocativo.
Sono queste le premesse della mostra Ricordami che ti devo dire una cosa, personale di Edrev Verde (Firenze, 1995) presso Salotto Studio. L’esposizione – visibile su appuntamento dal 9 giugno al 2 luglio – si concentra sul ruolo del contatto fisico come insostituibile complemento alla comunicazione orale. Sette tele esplorano il concetto di contatto umano, strumento utile a comunicare quel che verbalmente non riusciamo a trasmettere.
Il titolo della mostra sembra così marginalizzare, posticipandolo, l’incontro verbale, ma allo stesso tempo esalta il valore della comunicazione, dello scambio, qualsiasi esso sia.
Mi raccogli alla fine di un momento,
e con dolce impazienza ti avvicini al mio orecchio inseguendo le parole.
E mi ritrovo a vagare quando le stelle si distribuiscono nel cielo, e tu ti lasci andare
con me.
Queste poche righe poetiche aiutano a penetrare maggiormente l’atmosfera dell’esposizione e paiono ricordarci che le tele di Edrev Verde sono riconducibili alla serie an open relationship with the sky. Nuovamente un dialogo, un mettere in contatto, un allacciare. La carnosa superficie della pelle non è mai stata così vicino all’azzurro e impalpabile manto del cielo.