“Da un’altra prospettiva”: il 7 febbraio dalla pagina instagram dell’exhibit designer Andrea Isola è nato un format che ha come focus l’allestimento analizzato da chi le mostre le crea, ci investe, le cura e le visita. Andrea ha intervistato 24 professionisti del mondo dell’arte tra direttori di fiere e musei, curatori, galleristi e giornalisti, rivolgendo a tutti la stessa domanda: “Sapresti indicarmi, tra le mostre che hai prodotto/curato/visitato quella in cui l’allestimento ha giocato un ruolo fondamentale e per quale motivo?” L’obbiettivo, come spiega Andrea, è quello di far emergere l’importanza che danno all’allestimento gli addetti al settore e sensibilizzare il pubblico su come il volto di una mostra possa cambiare a seconda delle scelte progettuali di allestimento che vengono fatte.
Il contributo #20 è di Daniele Licata, operatore Senior Art Mediator, critico d’arte e social media manager.
Tra le istituzioni in cui ha forgiato la sua professionalità vi sono Artissima Fair, CAMERA – Centro Italiano di Fotografia, la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino e il Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea.
Dopo aver ricoperto il ruolo di assistente alla direzione di Fondazione 107, Torino, dal 2020 è responsabile mediazione, servizi educativi e archivio per Fondazione FILA Museum, Biella.
Daniele ci racconta l’allestimento della mostra “The City of Broken Windows” di HitoSteyerlal Castello di Rivoli nel 2018.
“La personale di HitoSteyerl al Castello di Rivoli è stata una sfida strutturale della Manica Lunga del museo: il lunghissimo corridoio è rimasto infatti spoglio per dieci mesi, lasciando che due soli video dell’artista tedesca dialogassero tra loro da un capo all’altro del percorso. Il primo di essi, Broken Windows, narrava di una startup fittizia, che nel tentativo di campionare il suono che fa il vetro quando si infrange suggeriva una riflessione sulla società del controllo.
In effetti camminare in quell’asettica promenade circondati unicamente dal rumore assordante delle finestre in frantumi non faceva sentire visitatori, bensì cittadini spauriti, sospettosi persino verso le videocamere di sorveglianza installate lungo il soffitto. Steyerl ha edificato una città invisibile, modellata dal riverbero delle immagini e dei suoni digitali: non una mostra bensì un dispositivo, capace di conciliare storia e tecnologia stimolando lo spettatore, invitato ad occupare l’apparente vuoto con il dibattito (anche con noi mediatori, ovvio).
Ho scelto di raccontarvi questo progetto non solo perché ritengo che gli spazi spogli siano spesso più interessanti di quelli disseminati di oggetti, ma anche perché a dispetto delle apparenze la produzione fu impegnativa: la grande finestra alle spalle del primo video è infatti stata schermata con un grande pannello scuro dipinto, mentre quella posta a conclusione del percorso è stata sostituita con un vetro opportunamente incrinato, come colpito da un proiettile.” (Daniele Licata)
ANDREA ISOLA
Daniele parla di spazio vuoto, di un’asettica promenade che il visitatore percorre per osservare le uniche due opere presenti in sala.
Più lo spazio vuoto è grande, più si alimentano le riflessioni e i pensieri dei fruitori per ciò che hanno appena visto e di quello che andranno a vedere.
L’attraversamento di questo lungo percorso, il trait d’union tra le due opere, è il fulcro dell’allestimento.
#appuntidiunexhibitdesigner