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La storia del design tutta al femminile. Da Eileen Gray a Clara Porset, al Vitra Design Museum

People gather for the Women’s March in Washington U.S., 21 January 2017 picture alliance / Reuters | Shannon Stapleton The image must not be cropped, colored or layered with typography
Loheland photo workshop: Jump (Montage), c. 1930
Photo: Loheland-Archiv, Künzell

Here we are! Donne nel design dal 1900 a oggi, la nuova esposizione del Vitra Design Museum, restituisce alle donne i dovuti riconoscimenti sottratti dai libri di storia del design. Sia come creatrici di mobili, moda o prodotti industriali che come architette d’interni o imprenditrici, le donne hanno dato contributi decisivi allo sviluppo del design moderno. Dal 23 settembre 2021 al 6 marzo 2022, la mostra corale che ripercorre gli ultimi 120 anni di storia del design.

Oggi, la metà degli studenti di design è di sesso femminile e le donne svolgono un ruolo decisivo in molti dei settori avveniristici del design. Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi, segue la produzione artistica delle donne e le loro condizioni di lavoro nel mondo del design dalla prima modernità a oggi presentando una vasta gamma di opere prestigiose: dagli oggetti iconici di Eileen Gray a opere poco note, dai network fondati sull’attivismo agli odierni studi sul design di stampo femminista. Viene così localizzato un tema sociale estremamente attuale che permette di porre il design moderno sotto una nuova luce.

La mostra si suddivide in quattro sezioni che accompagnano i visitatori in un viaggio attraverso gli ultimi 120 anni di storia del design. La prima sezione è dedicata allo sviluppo del design in Europa e negli Stati Uniti dove intorno al 1900, nello stesso periodo in cui le donne lottavano pubblicamente per una maggior partecipazione politica, emerse la figura professionale del designer moderno. Le rivendicazioni femminili di allora influenzarono anche il design, ad esempio il lavoro delle riformatrici sociali Jane Addams e Louise Brigham che oggi definiremmo come “design sociale”. Nello stesso periodo, a New York, Elsie de Wolfe diede un’impronta decisiva alla neo-nata professione dell’interior designer. In esame ci sono anche opere di esponenti del Bauhaus, delle scuole russe del Wchutemas e delle Deutsche Werkstätten Hellerau di Dresda. La sezione evidenzia come le donne, pur acquisendo una maggiore professionalità grazie a migliori possibilità formative, continuassero ad essere relegate in modelli di ruolo tradizionali.

Advertisement for Liisi Beckmann’s Karelia lounge chair, 1969 Courtesy Zanotta SpA – Italy

La seconda sezione copre il periodo che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta del XX secolo. È in quest’epoca che le prime designer iniziarono a riscuotere successo internazionale, sebbene la società in cui vivevano continuasse ad essere di stampo patriarcale: si pensi a Charlotte PerriandEileen Gray o Clara Porset, ma anche alla creative director Jeanne Toussaint che per decenni ha plasmato le collezioni della prestigiosa casa di gioielli Cartier ed è considerata una figura di spicco dell’industria del lusso parigina. Alcune delle artiste qui presentate lavorarono a stretto contatto con i loro compagni, ad esempio Ray Eames con il marito Charles o Aino Aalto con Alvar Aalto, e non di rado il loro lavoro venne oscurato delle personalità maschili al loro fianco.

L’esposizione dimostra, però, che in molti casi l’apporto femminile alla creazione di opere comuni è stato più decisivo di quanto non sia emerso finora. L’esempio più noto è Charlotte Perriand: il suo contributo alla creazione dei leggendari mobili progettati con il famoso collega Le Corbusier è stato completamente rivalutato negli ultimi anni. Altre designer rappresentate nella mostra lavorarono tutta la vita in modo indipendente, ad esempio la ceramista Eva Zeisel alla quale il Museum of Modern Art di New York dedicò una mostra personale già nel 1946.

Ray Eames working on a model, 1950 © Eames Office LLC

La terza sezione si concentra sui decenni dal 1950 alla fine degli anni Ottanta, un periodo in cui si sollevò una seconda ondata di femminismo, formatasi soprattutto a partire dagli anni Sessanta e nata per contrastare la mentalità conservatrice del secondo Dopoguerra. Esempi quali la Schweizerische Ausstellung für Frauenarbeit SAFFA (esposizione svizzera del lavoro femminile) del 1958 dimostrano che le donne, pur continuando ad essere associate alle attività domestiche anche in ambito di design e nonostante tali restrizioni, produssero opere straordinarie. L’ambivalenza e le rotture di questi turbolenti decenni si riflettono anche nell’appariscente design di Marimekko degli anni Settanta e negli spettacolari oggetti postmoderni di designer italiane quali Nanda Vigo, Gae Aulenti o Cini Boeri.

Nella quarta sezione la mostra raggiunge il presente. Le opere di artiste di fama internazionale come Matali Crasset, Patricia Urquiola o Hella Jongerius dimostrano quanto oggi sia scontato il fatto che le donne ottengano successo internazionale alla pari dei loro colleghi di sesso maschile. Alcune designer trascendono addirittura i tradizionali confini della loro disciplina e contribuiscono a ridefinire il design in modo sostanziale. Ne fanno parte Julia Lohmann, che studia le alghe marine come nuovo materiale sostenibile, così come Christine Meindertsma, che mette in discussione i processi di produzione. La sezione presenta anche una selezione di iniziative attuali in cui si evidenzia come il discorso femminista nel design e nell’architettura riesca a mettere in discussione i modelli di autorialità, istruzione e riconoscimento collegandoli a concetti contemporanei quali quelli di diversità e intersezionalità. Il collettivo Matri-Archi(tecture), nell’opera creata appositamente per la mostra «Weaving Constellations of Identity», affronta le esperienze personali di artiste africane e nere, mentre numerosi network e pubblicazioni mettono in discussione il canone tradizionale del design.

People gather for the Women’s March in Washington U.S., 21 January 2017 picture alliance / Reuters | Shannon Stapleton
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Presentando tutte queste posizioni, la mostra Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi risulta tanto eterogenea quanto lo sono le discussioni sul femminismo nella società odierna. L’esposizione fornisce dunque un approccio nuovo e più attuale sia sulla storia del design moderno che sui dibattiti in corso e offre spunti per riflettere sul ruolo del design nel XXI secolo, su chi lo debba definire e su chi ne sia il destinatario.

Vitra Design Museum, Charles-Eames-Straße 2, 79576 Weil am Rhein, Germany
T +49.7621.702.3200, F +49.7621.702.3590, info@design-museum.de, www.design-museum.de

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