Da Parigi a Milano, dal Musée du Louvre al Castello Sforzesco. Arriva nel capoluogo lombardo la grande mostra realizzata in collaborazione dalle due celebri esposizioni. Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento – dopo l’esposizione parigina – è visitabile nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco dal 21 luglio al 24 ottobre 2021.
120 opere, provenienti dai più importanti musei del mondo, raccontano oltre sessant’anni di storia dell’arte. Dal ritorno di Donatello a Firenze (1453) alla morte due più perfetti interpreti del Rinascimento, Leonardo e Raffaello, scomparsi rispettivamente nel 1519 e nel 1520. Lasso di tempo cruciale per l’intera storia dell’arte, momento chiave nell’approfondimento della riflessione rinascimentale sull’anima e sulla rappresentazione dei moti emozionali.
Difatti il Rinascimento ha portato molte novità nell’arte italiana. Oltre al grande impulso allo studio dell’anatomia, della prospettiva, dell’ottica, anche quello dell’anima fu oggetto di ricerca approfondita. Dalla nascita della fisiognomica alla passione per il grottesco, la figura umana andava guadagnando il suo aspetto intimo e pulsionale, più spiccatamente legato all’anima, al desiderio, alla componente meno visibile del soggetto.
Nell’interpretazione innovativa data dagli scultori di questo tempo, i movimenti dell’anima sono resi visibili attraverso l’attitudine dei corpi, e gli artisti indagano la loro psiche rappresentandoli a riposo, in movimento, mentre lottano o sognano, evidenziando le emozioni, tanto nell’ambito sacro che in quello profano, in un modo sia ferocemente espressivo che, al contrario, sublimemente dolce.
In particolare il cuore della mostra si colloca nella seconda metà del Quattrocento, quando i maestri del Rinascimento come Leonardo, Donatello, Raffaello, il Pollaiolo, Michelangelo, il Verrocchio, il Bambaia e molti altri ancora, lavoravano tra Milano, Venezia, Roma, Firenze, ma anche Ferrara, Padova, Bologna, allargando così la geografia del Rinascimento italiano, e dunque del percorso espositivo, verso il nord.
L’esposizione si suddivide in quattro sezioni: Guardando agli antichi: Il furore e la grazia, dove l’interesse per il movimento corporeo e i suoi meccanismi muscolari si unisce all’analisi delle sue posizioni di attesa e rilassamento; L’arte sacra: Commuovere e convincere, che ripercorre il ruolo di Donatello nella svolta emozionale intrapresa dall’arte religiosa, da qui in poi carica di pathos; Da Dioniso ad Apollo, che testimonia l’emergere di una scultura incentrata su una nuova armonia che trascende il naturalismo dei gesti e dei sentimenti estremi; Roma, Caput mundi, dove Michelangelo è alla ricerca di una sintesi formale che integri la conoscenza scientifica del corpo, l’ideale assoluto di bellezza e la volontà di superare la natura con l’arte.
I visitatori della mostra potranno approfondire il tema della Pietà grazie a una video-opera proiettata in loop nella Sala degli Scarlioni – dove si trovava la Pietà Rondanini prima della sua attuale collocazione – verso la fine del percorso di mostra. Il video riprende la rappresentazione teatrale “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori, monologo funebre dedicato a Maria di Nazareth, nella rilettura contemporanea della Compagnia Tiezzi-Lombardi.