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Opera: il palcoscenico della società. La mostra a Parma

Francesco Hayez, I Vespri siciliani © Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea, Roma Francesco Hayez, I Vespri siciliani © Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea, Roma
Francesco Hayez, I Vespri siciliani © Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea, Roma
Francesco Hayez, I Vespri siciliani © Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea, Roma

Nell’ambito di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, sabato 18 settembre a Palazzo del Governatore, apre la mostra Opera: il palcoscenico della società, che sarà visitabile fino a giovedì 13 gennaio 2022.

Opera vuole esplorare il rapporto biunivoco fra opera e società: 514 i pezzi esposti tra quadri, volumi antichi, stampe, fotografie, libretti, riviste, documenti d’archivio, costumi, oggetti di scena e materiali audiovisivi e sonori, provenienti da 75 prestatori pubblici e privati.

Tra le opere in mostra: i quadri di Francesco Hayez I vespri Siciliani (1846) dalla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, e Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima Crociata (1835) dalla Collezione della Fondazione Cariplo di Milano; il dipinto Au théatre di Federico Zandomeneghi (1885-1895) dall’Istituto Matteucci di Viareggio; una sezione di ritratti di Lina Cavalieri, tra cui il Ritratto di Lina Cavalieri di Cesare Tallone (1905) dalla Galleria Campari di Milano, e la serie di fotografie di Francesco Paolo Michetti da Archivio Alinari di Firenze; il lacerto ‘W Verdi’ dai Musei Civici di Treviso; il libretto originale dell’Orfeo di Monteverdi dalla Biblioteca Teresiana di Mantova; abiti di scena e da sera, tra cui un pezzo di Balenciaga da Tirelli Costumi di Roma.

Nonostante per secoli il suo pubblico sia appartenuto all’aristocrazia, l’opera è divenuta nel tempo sinonimo di passione popolare, riuscendo a valicare la dimensione del divertimento e dello spettacolo per diventare non solo memoria collettiva, ma rappresentazione dell’identità di una nazione. Lungo 20 sale del Palazzo del Governatore si apre un percorso articolato in tre sezioni che indaga l’influenza dell’opera sugli usi e costumi del tempo e sullo scenario politico: un vero e proprio viaggio attraverso l’universo operistico nel suo legame con i processi di autonomia nazionale, i valori civili della comunità e la riflessione sulla propria identità e sul proprio passato.

Cesare Tallone, Ritratto di Lina Cavalieri, 1905 © Archivio Galleria Campari
Cesare Tallone, Ritratto di Lina Cavalieri, 1905 © Archivio Galleria Campari

Le prime otto sale dell’esposizione (Stanze 1 e 2 Dalla nascita alla maturità – Stanza 3 Censura – Stanza 4 Protesta politica – Stanze 5 e 6 Opera e regimi – Stanze 7 e 8 Opera, politica e contemporaneità) si soffermano sull’influenza reciproca tra opera e sistema politico.

Stare all’opera (Stanza 10), inoltre, è un’attività sociale articolata: lo spettacolo non è solo una rappresentazione a cui assistere, ma diventa pretesto per stabilire relazioni sociali mangiando, sorseggiando, chiacchierando e ostentando il proprio ruolo attraverso riti
codificati.

La mostra prosegue, in altre cinque sale, analizzando l’influenza dell’opera sui diversi aspetti della società (Stanza 11 Figure della memoria – Stanza 12 Opera e parole – Stanza 13 Il gesto è il personaggio – Stanza 14 L’opera è donna – Stanza 15 La passione per l’opera).

L’ultima sezione della mostra illustra il materiale che si è raccolto nel tempo attorno alla comunicazione dell’opera (Stanza centrale L’opera appesa – Stanza 17 Opera da leggere, opera da ridere – Stanza 18 L’opera fuori dal teatro – Stanza 19 Il mito dell’opera – Stanza 20 L’opera riprodotta).

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