A Sarzana, cittadina ligure al confine con la Toscana e al centro della Valle del Magra, ha inaugurato il 3/4/5 settembre la nuova sede di Spazi Fotografici con una tre giorni di eventi. Tra i tanti appuntamenti della prima giornata, ha avuto luogo la presentazione del nuovo volume di Andrea Tinterri “9 racconti tra arte e fotografia”, edito da Silvana Editoriale, un libro caratterizzato da una narrazione lontana dalla saggistica o dall’intervista ma piuttosto libera e legata alla letteratura.
La presentazione, con la mediazione della padrona di casa Francesca Fontana, è avvenuta all’interno del grazioso giardino di Spazi Fotografici e ha coinvolto anche il fotografo Alessandro Sambini, uno dei nove artisti inclusi nel libro.
«Lavorare nel mondo dell’arte è difficilissimo», racconta Tinterri, «bisogna essere duttili. Si incontrano molte persone che spesso possono diventare delle amicizie, come è successo con Alessandro».
In questo volume l’autore racconta 9 incontri e 9 relazioni, per lui significative, con protagonisti dell’arte contemporanea, molti fotografi o che si occupano di fotografia. È un libro intimo, quasi autobiografico, che imprime su carta episodi realmente accaduti, o verosimili, con 9 personalità che hanno cambiato il suo modo di vedere e pensare le immagini. Come in uno scatto fotografico, immortala una geografia diversificata di nomi, come Alessandro Sambini, Francesco Jodice, Irma Blank, Alessandra Spranzi, Guido Segni, Gianni Pezzani, Nicolò Cecchella, Uliano Lucas, Stefano Serretta. Sono tutti professionisti del contemporaneo dai linguaggi molto diversi tra loro (dal reportage al post fotografico) i quali hanno contribuito al modo contraddittorio di guardare alla fotografia che caratterizza Tinterri.
In occasione di ✧SPAZI FEST✧, il critico e curatore offre una lettura inedita e originale del legame professionale e d’amicizia instauratosi con l’artista Alessandro Sambini. I due rivelano di essersi conosciuti circa 13/14 anni fa grazie a Francesco Jodice e che, da quell’incontro, è nata un’amicizia e un confronto quotidiano che ha influenzato entrambi in una comune e ravvicinata idea di fotografia, vista come una sorta di ibridazione di linguaggi diversi, un grande contenitore in cui metabolizzare un nuovo tipo di cultura e di flussi d’immagine.
La compenetrazione tra l’attitudine critica di Tinterrie l’attitudine all’indagine continua e sperimentale di Sambini, spiega il fotografo, ha dato vita ad un progetto, purtroppo mai partito a causa della pandemia ma che, in un capitolo del libro, viene raccontato nel suo processo di nascita e nel suo backstage.
In 9 racconti tra arte e fotografia il progetto viene solo accennato, viene raccontata piuttosto la condivisione di un’idea, poi naufragata dopo circa un mese, e il brainstorming davanti a un videogame. Nella storia dedicata ad Alessandro, il critico ha voluto congelare, e in qualche modo documentare, il processo che stavano sviluppando insieme e le sinergie in atto. Sambini racconta che al principio l’intenzione era quella di utilizzare una tuta olandese la quale, attraverso dei sensori sulle giunture del corpo, è in grado di registrare una copia dei nostri movimenti creando un avatar. Si sarebbe voluto far indossare queste tute a diverse categorie di lavoratori, creare un portfolio di movimenti e ritmi corporei. Ora, l’unica testimonianza rimasta di questo progetto che non ha mai visto la luce è proprio il racconto del libro.