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Domenico Gnoli e la rivincita dell’insignificante. La mostra a Fondazione Prada, Milano

Fondazione Prada - Domenico Gnoli
Fondazione Prada - Domenico Gnoli 1
Domenico Gnoli, Due dormienti, 1966

Fondazione Prada presenta una grande monografica dedicata a Domenico Gnoli. Dal 28 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022. A Milano.

«Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento» raccontava Domenico Gnoli a proposito della sua arte. Una poetica caratterizzata da vertiginosi zoom metafisici che piombano su elementi della quotidianità e li trasportano in un altra dimensione. Un’osservazione così ravvicinata da alterare il rapporto di realtà, che pare soffocata in un inaspettato astrattismo.

«I miei temi derivano dall’attualità, dalle situazioni familiari della vita quotidiana; dal momento che non intervengo mai attivamente contro l’oggetto, posso avvertire la magia della sua presenza» specificava inoltre l’artista, introducendoci al contenuto della sua opera. Un’opera che incrocia i percorsi del minimalismo, dell’iperrealismo e della Pop Art. Anche se, al contrario loro, Gnoli non vuole esasperare l’oggetto ma esaltarne la semplicità e le potenzialità inespresse.

La mostra di Fondazione Prada, concepita da Germano Celant, riunisce più di 100 opere realizzate dall’artista dal 1949 al 1969 accompagnate da altrettanti disegni. Una sezione cronologica e documentaria con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970), a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa.

In Gnoli si assiste a una rivincita dell’insignificante, all’esaltazione delle superfici, dei colori e dei materiali. Tutto reso con stile pittorico precisissimo e armonioso. L’apparizione improvvisa sulla tela di elementi apparentemente incongrui quali busti, ciocche di capelli, scarpe, poltrone, cassetti, cravatte e bottoni rappresenta uno stimolo visivo e mentale per l’osservatore. È un invito a completare queste immagini misteriose in bilico tra realtà e immaginazione, collocate al centro di “un teatro sensuale e carnale dove si attua il continuo scambio tra le cose e i corpi, protagonisti di una complicità totale.

Le opere sono raggruppate in serie tematiche, grazie alle quali è possibile riconoscere come ogni opera abbia generato altri lavori in una coerente direzione espressiva. I dettagli carichi di significato dipinti da Gnoli suggeriscono enigmatiche biografie degli oggetti rappresentati e testimoniano la convinzione dell’artista nel perseguire la propria ricerca in una radicale rilettura della rappresentazione classica.

Domenico Gnoli (1933-1970), CURL, 1969, 139 x 120 cm, Acrylic and sand on canvas, Inv. Foundation C. no. p23. Courtesy Fundación Yannick y Ben Jakober
Domenico Gnoli (1933-1970), CRAVATE, 1967, 174 x 90 cm, Acrylic and sand on canvas, Inv. Foundation C. no. p17. Courtesy Fundación Yannick y Ben Jakober
Fondazione Prada - Domenico Gnoli
Domenico Gnoli, Chemisette Verte, 1967

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